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Mille dipendenti ai seggi, Gtt taglia le corse

Effetti collaterali di un'azienda pubblica da sempre egemonizzata da partiti e sindacati. E infatti la maggioranza presterà servizio come rappresentante di lista. I vertici costretti a modificare l'orario riducendo i passaggi del 15 per cento. Danno stimato: 800mila euro

Si aprono le urne e, come da tradizione, i bus di Gtt rimangono fermi nei depositi. “Da sabato 25 a lunedì 27 maggio quasi mille dipendenti saranno impegnati ogni giorno ai seggi elettorali” annuncia in una nota la società pubblica, controllata interamente dal Comune di Torino. Qualcuno come presidente di seggio, altri come scrutatori, ma la stragrande maggioranza, il 96 per cento, non si recherà al lavoro perché impiegata come rappresentante di lista per qualche partito. Obbligata, in queste condizioni, la decisione dell’azienda di modificare l’orario programmato per applicarne uno ridotto del 15 per cento, come avviene ad agosto quando una parte significativa dei lavoratori (ma anche degli utenti) è in vacanza, fuori città.

Nei tre giorni di elezioni e spoglio, più di un dipendente su cinque di Gtt non lavorerà. Dopotutto non è la prima volta che accade e ogni turno elettorale si porta dietro la sua pena. Nel 2014, in occasione delle scorse elezioni regionali, i vertici del gruppo lanciarono un appello ai loro dipendenti per evitare la diaspora elettorale, ma non servì a nulla: in quel caso furono 1.200 i lavoratori impegnati nei seggi con una riduzione dei passaggi di autobus e tram che raggiunse il 20 per cento. Passano gli anni ma le tradizioni restano immutate, a dimostrazione evidente di un’azienda che è stata ed è tutt’ora in mano a partiti e sindacati: spartita e spolpata fino a portarla sull’orlo del crack finanziario.

L’azienda, inoltre, fa sapere che il costo stimato di questa consolidata prassi (giornate retribuite da Gtt per un servizio non prodotto) è di 800mila euro “in un momento in cui – conclude la società – ogni risorsa è preziosa”.

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