POLITICA & GIUSTIZIA

Diffamazione: Castelli a processo

Fissata a settembre la prima udienza del procedimento contro il viceministro dell'Economia. Per la procura provocò un linciaggio via social contro una militante del Pd durante le comunali di Torino del 2016. Altri 18 a giudizio

Dovrà presentarsi l’11 settembre in tribunale il viceministro dell’Economia Laura Castelli per la prima udienza del processo che la vede imputata per diffamazione ai danni di una militante del Pd, Lidia Lorena Roscaneanu, oggetto di offese meschine e volgari piovute su di lei via social dopo un post dell’esponente grillina. Per Castelli la procura aveva chiesto inizialmente l'archiviazione, ma il gip Paola Boemio aveva ordinato di formulare il capo di imputazione. 

I fatti risalgono al 2016, durante la campagna per le elezioni amministrative di Torino. Castelli aveva un’immagine che ritraeva Lidia Roscaneanu insieme a Piero Fassino, avanzando una serie di insinuazioni e allusioni e immediatamente attivisti e simpatizzanti fecero partire il linciaggio social. Dopo avere spiegato che Lidia lavorava nel bar interno del Palazzo di Giustizia di Torino, il cui appalto era stato affidato dal Comune “con ribasso sospetto” a “un’azienda fallita tre volte”, l’autrice si chiedeva “quali legami” ci fossero tra la ragazza e l’allora sindaco. Fra numerosi commenti lasciati dagli internauti comparvero insulti e volgarità a sfondo sessista e razziale. “Sei la badante di Fassino”, “sei l’amante di Fassino”, fino a raggiungere più espliciti e offensivi riferimenti sessuali, al punto che più di un esponente dem parlò apertamente di “macchina del fango”. Roscaneanu aveva spiegato che prestava servizio come cassiera, che non sapeva nulla di appalti e che l’immagine postata dalla parlamentare era stata tagliata in modo che non comparisse l’altra candidata presente al momento dello scatto. Alle elezioni non si presentò - disse - per il disagio, avvertito anche sul luogo di lavoro, che le procurò la pubblicazione del post.  E annunciò querela. 

Oltre a Castelli dovranno rispondere dei loro commenti volgari altre 18 persone. Il capo d'imputazione è diffamazione aggravata dall’utilizzo di un mezzo di pubblicità (cioè il social network)reato punito con una pena dai sei mesi fino ai tre anni di carcere o una multa non inferiore a 516 euro.

print_icon