PIAZZA CASTELLO

Vicepresidente e assessore all'Economia, Porchietto pronta a tornare in Regione

La parlamentare azzurra non è insensibile alle lusinghe di Cirio. Di fronte a un'offerta allettante (il ruolo di numero due e le deleghe a Lavoro e Attività Produttive) non potrebbe tirarsi indietro. Ma che dice la Lega?

“Se avessi Claudia…”. Quel vorrei ma non posso che sembra star dietro al desiderio (in)confessato da Alberto Cirio di portare nella sua giunta l’amica-rivale Claudia Porchietto affidandole “più deleghe”, un po’ stupisce e un po’ sfruculia l’idea di come potrebbe finire questo coup de théâtre del neogovernatore. Mollare lo scranno in Parlamento per occupare una poltrona nella squadra di cui per mesi è stata proprio lei, la deputata azzurra arrivata a Montecitorio con una messe di voti, una potenziale e non improbabile guida?

Cirio o Porchietto, Porchietto o Cirio?  È andata avanti a lungo così sulla candidatura a presidente, con i due che si facevano complimenti reciproci e reciprocamente si guardavano come corridori prima della volata. Poi dall’ammiraglia di Arcore, mentre più gregari del plotone piemontese lasciavano la parlamentare a fendere il vento da sola, era arrivato il tanto atteso ordine e Cirio ha incominciato la sua corsa. Senza risparmio, ma sapendo anche che dopo baci e stappi di bottiglie sarebbe venuta la salita e qualche tornante da fiatone. Ritrovarsi in squadra, come fu nell’ultima giunta di centrodestra, “una persona preparata come lei”, sarebbe una tranquillità non da poco per uno come lui. “Se avessi Claudia…” ha detto, ma non glielo ha detto. Un po’ come facevano i ragazzini parlando con le amiche di quella che avrebbero voluto corteggiare, temendo e subodorando il due da picche. E lei? Davvero non prenderebbe neppure lontanamente in considerazione l’idea di mollare dopo un anno Roma per tornare a Torino, in quella giunta che avrebbe potuto guidare se le cose fossero andate in altro modo? Chi le ha parlato, prendendo la questione un po’ alla lontana per cercare di arrivare al dunque, ha avuto la sensazione di un altro, ancor più sorprendente, colpo di scena.

Un sì alla proposta – che lei non ha mancato di rimarcare non le sia arrivata direttamente – non è certo alle viste. Ma, è qui la sorpresa, neppure un no secco e definitivo. Pronta e diretta da par suo, Porchietto avrebbe fatto rapidamente i conti (altra sua capacità, politica oltre che professionale) e lasciato quello che appare uno spiraglio per Cirio, se davvero la sua esternazione è, come non c’è ragione di dubitare, sincera. Se il ruolo fosse di peso e altrettanto lo fossero le deleghe – tradotto: la vicepresidenza e una sorta di super-assessorato economico, dal Lavoro (di cui già si occupò nella giunta di Roberto Cota) alle Attività Produttive e altre deleghe in ambito – why not?

I due a quanto risulta non si sono parlati e la manifestazione del desiderio affidata da Cirio a una delle sue tante dichiarazioni a mezza bocca di questi giorni, lo conferma. Come a suggellare l’idea del presidente di ricevere il due di picche dall’amica-rivale, che pure si è spesa senza risparmio anche lei in campagna elettorale mettendo saggiamente da parte anche il più piccolo amaro rimpianto (e pur inconfessabile rancore). Invece, forse, chissà che quel sogno che è un incubo di Cirio non possa avverarsi. Per provarci, però, lui dovrebbe rivedere molto i suoi piani per la squadra. E, soprattutto, convincere la Lega a farlo, incominciando da quel posto da vice che il Carroccio vuol per uno dei suoi. Basterà dirlo anche a loro, i capataz leghisti, che “se avessi Claudia…”?

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