LA NUOVA REGIONE

La Lega cerca la donna giusta per Cirio, intanto Fratelli d'Italia batte i pugni

Saliscendi di ipotesi per la vicepresidenza. Dalle figure interne (Zambaia e Caucino) alle esterne Mattioli (già scartata) e Poggio (Confcommercio). Il partito della Meloni contesta la spartizione e chiede due assessorati

L’unica certezza nella ridda di voci, congetture, ballon d’essai e suggestioni più o meno verosimili, è che sarà donna il braccio destro di Alberto Cirio. Per il resto, l’identità di colei che vestirà i gradi di vicepresidente della nuova giunta regionale resta ancora misteriosa. L’ultima ipotesi, quella che vedeva l’imprenditrice Licia Mattioli disponibile a farsi arruolare nel governo del Piemonte pare accantonata, scartata persino da chi, la Lega, ne è stata artefice: i dubbi sulla compatibilità “politica” con una esponente di spicco di Confindustria uniti ai timori di una sua eccessiva autonomia (“Una così chi la controlla?”, ragionava ieri sera un big del Carroccio) pare abbiano consigliato di lasciar cadere l’idea, orientando lo sguardo verso figure di militanti. E così nella rosa delle papabili – da Sara Zambaia (quotazioni in calo) alla biellese Chiara Caucino (stabile) – si è aggiunta l’alessandrina Vittoria Poggio, che con la Mattioli ha in comune la vocazione orafa, essendo stata titolare di un’impresa a Valenza prima di aprire un negozio di abbigliamento sportivo in centro città (“Piero Sport”) e in tale veste ricoprire la carica di vicepresidente della Confcommercio mandrogna. Candidata come outsider alle ultime Europee ha ottenuto un lusinghiero risultato (11mila preferenze), il fatto che provenga dal feudo di Riccardo Molinari potrebbe darle qualche chance in più rispetto alle compagne di partito; unico neo l’anagrafe, decisamente più matura rispetto all’età media della squadra che si va componendo. Si vedrà.

Oggi è la giornata in cui Cirio affronterà di petto la “rogna” dei Fratelli d’Italia, per nulla disposti ad accontentarsi di quell’unico assessore che gli alleati avrebbero riservato alla famiglia piemontese di Giorgia Meloni. Che, appunto, respinge la proposta e punta i piedi. Un po’ come era capitato, alla fine strappando il risultato voluto, quando un posto soltanto era stato riservato nel listino del presidente. In quell’occasione il segretario regionale del partito che dal voto regionale del 26 maggio è uscito con un 5,49% portando a Palazzo Lascaris due eletti oltre ai due del listino era stato inizialmente più disponibile anche se poi a mettere la parola definitiva era stato un colloquio chiarificatore tra la Meloni e Matteo Salvini.

Adesso Fabrizio Comba è molto più duro e irremovibile: “L’idea di darci un solo assessore è del tutto irricevibile”, dice quando ancora l’incontro con il governatore e con gli alleati non c’è stato, ma lo schema del 7-3-1 viene dato da questi ultimi come quello su cui incasellare i nomi. “Non mi pare che dal voto emerga che noi valiamo un terzo rispetto a Forza Italia, che oltretutto esprime il presidente” osserva il segretario di FdI, facendo leva su quel 8,39% portato a casa dagli azzurri e che è meno del doppio di quanto incassato da loro, altro che tre volte tanto.

Un ostacolo non da poco quello che Cirio dovrà superare facendo leva sulla disponibilità del suo partito o della Lega e senza neppure poter provare a svincolare l’azzurro Marco Gabusi dal novero dei consiglieri forzisti intestandoselo come “del presidente”. Comba previene il possibile escamotage: “Non cadiamo certo in certi giochetti” ha detto con i suoi riferendosi proprio alla classificazione del presidente della Provincia di Asti con prenotato posto in giunta da esterno.

Molto se non tutto dipenderà dalla Lega: è il partito di maggioranza nell’ambito dell’alleanza di centrodestra che tiene il mazzo e dà le carte. Per questo non è azzardato ipotizzare che Molinari possa tornare allo schema del 7-2-2, facendo fare un “sacrificio” agli azzurri. Nel caso i Fratelli ottengano il secondo assessore, a loro verrebbe ovviamente chiesto di far occupare una delle due poltrone a una donna e su questo non ci sarebbero obiezioni: Elena Chiorino, sindaco di Ponderano nel Biellese, eletta nel listino, è il nome (l’unico femminile) pronto.

Il problema, stavolta tutto in famiglia, resta quello dell’altro assessore: Roberto Rosso, forte del suo risultato (e anche del suo cursus politico che annovera un ruolo di sottosegretario oltre che di parlamentare) tiene con decisione il punto, anche se difficilmente si vedrà Cirio spendere una parola in tal senso e, pure tra gli stessi Fratelli si scorgono ombre di coltelli rispetto al politico di lungo corso e di ampie traversate nei vari partiti del centrodestra, partendo da Berlusconi, passando per Fini con ritorno e successive svolte.

Non ci vuol molto a immaginare il governatore albese più propenso ad avere in giunta il suo conterraneo e amico di lunga data Paolo Bongioanni, piuttosto che una figura di peso e quindi potenzialmente ingombrante come quella di Rosso. Un ragionamento che per alcuni versi si può traslare anche in FdI dove il recente approdo dell’ex sottosegretario dei governi Berlusconi per gli eredi di Alleanza Nazionale e magari addirittura del Msi non ha ancora scontato del tutto quella quarantena inconfessabile, ma di fatto nelle corde della parte più destra del partito.

Una differenza di origini e provenienze che potrebbe manifestarsi, come un altro problema, nel caso la strada della giunta fosse del tutto preclusa a Rosso e lui decidesse di ripiegare sul ruolo di capogruppo. Qui è più certo che probabile un duello con Maurizio Marrone, il quale sembra intenzionato a conquistarsi quel ruolo di guida politica della pattuglia di via Alfieri.

L’eventuale superamento del non irrilevante impasse con la riduzione di un posto a scapito di Forza Italia (la Lega difficilmente scenderebbe sotto gli attuali sette) vedrebbero uscire dalla rosa Alessandra Biletta per lasciare il posto ad Andrea Tronzano o a Carlo Riva Vercellotti. Ma se il Carroccio dovesse piazzare al fianco di Cirio una figura esterna femminile sarebbero da rimescolare ancora una volta le carte sia delle donne, sia degli assessori non eletti. Intanto i Fratelli affilano i coltelli.

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