La retorica dell'Antimafia

Il contrasto alle mafie, per essere credibile, necessita di buoni esempi e di seri comportamenti che diano certezza alla pubblica opinione che il contrasto é quanto mai lontano da interessi di parte e non funzionale al consolidamento di carriere, immagini di politici e non.

Il 23 maggio per ricordare l’anniversario dell’attentato a Giovanni Falcone si organizza, tra l’altro, la nave della legalità che, salpando da Civitavecchia per Palermo, trasporta un migliaio di studenti e centinaia di accompagnatori: politici, giornalisti, forze di polizia, preti e Associazioni di professionisti dell’antimafia che tanto si adoperano, sgomitando, affinché, in questo campo, possano agire in regime di monopolio.

Una massiccia, festosa e retorica mobilitazione vissuta, naturalmente a parte i familiari delle vittime, come momento di grande visibilità mediatica. Inutile analizzare il costo dell’operazione, é facile prevedere l’obiezione che non si può ridurre a semplice costo il ricordo di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, di Paolo Borsellino e delle loro scorte.

Ma il resto del Paese? Resta silente, del tutto assente.

Per i martiri siciliani si potrebbe e dovrebbe fare di più, meglio e senza

vanagloria per gli addetti ai lavori, superando sfilate, fiaccolate e stucchevoli kermesse televisive, autocelebrative di percorsi politici e professionali. 

Il 23 maggio il Paese tutto si potrebbe raccogliere, volontariamente, in un minuto di silenzio in onore dei caduti, come accade in Israele in occasione della Giornata della Memoria, sarebbe un bel segnale antimafia per una concreta coesione di una società che abbisogna di gesti semplici, partecipati ma soprattutto veri.

*Vincenzo Olita, Società Libera

print_icon