LA SACRA RUOTA

Fca-Renault, saltano le nozze

Clamoroso epilogo dopo dieci giorni di "fidanzamento". Elkann ritira la proposta di fusione di fronte alla posizione francese. A mandare a monte l'operazione è stato il governo di Parigi, principale azionista della casa di Boulogne-Billancourt

Questo matrimonio non s’ha da fare. Saltano le nozze tra Fiat Chrysler e gruppo Renault. Il marchio presieduto da John Elkann ha deciso “di ritirare con effetto immediato la proposta di fusione” avanzata nei giorni scorsi. La decisione è stata presa dopo il nuovo rinvio chiesto dal board della casa francese dopo il pressing del governo di Parigi. Immediato il contraccolpo a Wall Street dove il titolo Fca ha perso il 3,71% nelle contrattazioni after hours. A questo inatteso finale si è arrivati dopo una giornata lunghissima. Il consiglio di amministrazione di Renault, convocato per il secondo giorno consecutivo a Bologne-Billancourt, alle porte di Parigi, dopo sei ore di discussione, ha fatto sapere di non essere in grado di prendere una decisione “a causa dell’auspicio espresso dai rappresentanti dello Stato francese di rinviare il voto a un consiglio ulteriore”. A spingere verso questa decisione, secondo alcune indiscrezioni ha contribuito anche l’atteggiamento di Nissan ostile all’operazione, che avrebbe messo a rischio l’alleanza con il gruppo francese. Torino punta quindi il dito contro il governo di Parigi che sarebbe stato dirimente nelle esitazioni delle ultime 24 ore della casa francese. Decisiva pure la posizione di Nissan, partner di Renault, che temeva, nel caso di una fusione con Fca, un ridimensionamento del proprio peso. Non a caso i rappresentanti della casa giapponese si sono astenuti nel voto sull’accordo e il governo francese ha di conseguenza chiesto il rinvio della decisione finale. Troppe esitazioni per Fca che ha quindi preferito sfilarsi dalla partita.

“Fca - spiega in una nota - continua a essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti. È tuttavia divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo. Fca esprime la propria sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare al suo presidente, al suo amministratore delegato e agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta di Fca. Fca continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente”.

È durato ufficialmente dieci giorni il “fidanzamento” fra Fca e Renault, che, con una fusione da 33 miliardi di euro, avrebbe creato il terzo gruppo mondiale dell’auto, con la possibilità di farlo diventare il primo se l’operazione si fosse allargata anche a Nissan e Mitsubishi, alleati dei francesi. Che anche dopo la prematura scomparsa di Sergio Marchionne Fca stesse ancora cercando un partner per far fronte alle sfide del settore auto, era noto. A sbilanciarsi sulla pista francese era stato il Financial Times: già lo scorso marzo il quotidiano della City aveva parlato di una discussione in corso con Psa, il gruppo automobilistico che controlla il marchio Peugeot. Non si trattava tuttavia dell’unica carta sul tavolo del presidente Elkann, che alla fine ha scelto la via più rischiosa, cercando un matrimonio con Renault, strada già battuta da Marchionne e dall’ex dominus della casa della losanga, Carlos Ghosn.

Nel weekend del 25-26 maggio è di nuovo il Ft a tornare sul tema, questa volta aggiustando il tiro e parlando di un’operazione fra Fca e Renault. A fronte della fuga di notizie, lunedì 27 maggio, prima dell’apertura dei mercati, arriva l’ufficializzazione: dal Lingotto è partita la proposta amichevole di una fusione paritetica. L’annuncio è stato preceduto da settimane di lavoro sotto traccia che vedono diversi incontri fra Elkann, il suo omologo francese Jean-Dominique Senard, il ministro dell’Economia di Parigi Bruno Le Maire e addirittura fra il rampollo della famiglia Agnelli e il presidente francese Emmanuel Macron. La proposta che arriva da Fca è ben articolata, prevede una capogruppo in Olanda e rassicurazioni sui posti di lavoro in Francia e in Italia, oltre che sulla governance.

La notizia coglie di sorpresa molti, a partire dai giapponesi di Nissan e Mitsubishi, da 20 anni partner di Renault. Inizia quindi un lavoro di sponda volto a rassicurare le due case automobilistiche nipponiche, per cercare di coinvolgerle nell’operazione. Senard vola a Tokyo per conferire con i vertici dei due gruppi, che si mostrano possibilisti, e anche Elkann tesse i propri contatti.

Dopo cinque giorni di triangolazioni fra Torino, Parigi e Tokyo, nello scorso weekend, c’è un nuovo incontro fra Elkann e il ministro Le Maire. Lo Stato francese, forte del proprio ruolo di primo azionista di Renault, avanza alcune richieste: vuole un ruolo in cda, peso nelle nomine di vertice e una sede operativa a Parigi. Le trattative ripartono, ma tutti i nodi sembrano superabili a fronte di un’operazione di questa portata. Anche i giapponesi non sembrano osteggiare la fusione: per bocca dell’ad di Nissan, Hiroto Saikawa, ne riconoscono vantaggi e sinergie, ma mostrano cautela. Che la partita non sia proprio in discesa si capisce il 4 giugno: l’atteso cda di Renault che avrebbe dovuto dare il via libera alle trattative formali prende tempo una prima volta. Dal gruppo francese arriva una manifestazione di interesse per il deal, ma la riunione viene aggiornata al giorno successivo. Il 5 giugno il cda di Renault si riunisce di nuovo, a mercati chiusi. Tutti guardano con ottimismo alla chiusura dell’operazione e rimbalzano le voci su un accordo di massima che viene dato per fatto ma che in realtà non c’è mai stato. Dopo sei ore di riunione, nel mezzo della notte, la doccia fredda: il rappresentante dello Stato francese in cda chiede ancora tempo prima di un voto definitivo che servirebbe per un nuovo confronto con Tokyo, con un ventilato viaggio di Le Maire in Giappone. Da Parigi stentano ad arrivare le attese buone notizie e anche Fca riunisce il proprio board a Londra. Quando Renault ufficializza l’interesse ma anche la richiesta di più tempo, il Lingotto ritira “con effetto immediato” la propria proposta. “In Francia non ci sono più le condizioni politiche” per andare avanti: è il duro j’accuse che arriva da Torino.

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