VERSO IL 2021

De Giuli si fa una lista 4 stelle, Ganelli vira a destra con Cirio

Movimenti politici all'interno della società civile. L'architetto di hotel, sulle orme del padre, pensa a una riedizione di Alleanza per Torino. Il notaio tiene il piede in due scarpe e incontra il neo governatore

DI PADRE IN FIGLIO De Giuli con Castellani

Civici per diritto dinastico, per ragioni di censo o per appartenenza di ceto. Tutti guardano a Palazzo Civico e si muovono, in ordine più o meno sparso, a passo lesto. Con classe, ci mancherebbe, visto i cognomi e il milieu ma attent ad ogni mutar di vento, tanto più se all’orizzonte c’è il voto per decidere a chi far governare Torino e due anni non sono tanti per preparare e prepararsi. Così non può certo stupire l’alacre attività di due figure di quel civismo che i detrattori definirebbero caviar, ma che nonostante o anche per questo potrebbero riservare sorprese.

Federico De Giuli, architetto e rampollo della famiglia che ha “creato” il Quadrilatero da bere, costruito residenze universitarie, allestito siti olimpici, ristrutturato palazzi di pregio, figlio di Mario che fu uno degli artefici di Alleanza per Torino, consigliere comunale e grande supporter di Valentino Castellani, mette in campo un’iniziativa-pensatoio senza tralasciare, non proprio a margine, di avvertire la necessità di “una classe politica rinnovata” e di osservare che “manca il riconoscimento di una grande alleanza civica che sappia disegnare e condividere un progetto sociale ed economico”. Anfitrione di un appuntamento pubblico con l’appena insediato governatore Alberto Cirio, sarà invece il notaio Andrea Ganelli, professionista che ha rilevato il prestigioso studio di Antonio Maria Marocco e del quale non sono certo sconosciute le ambizioni politiche, sempre sul fronte civico – corroborato da una sua presenza tra le madamin Sì Tav – ma che quella passatoia stesa per il presidente della Regione fresco di nomina sembra condurre verso la parte politica uscita vincitrice lo scorso 26 maggio. Magari solo un’impressione, chissà.

Pochi dubbi, invece, sul fatto che dietro e neppur troppo nascostamente l’iniziativa di questa sera al Mercato Centrale ci sia il percorso di De Giuli verso la costruzione di una lista civica, magari sulle orme paterne e rischiando oggi come allora di veder sarcasticamente mutare Alleanza in “Eleganza”. Ma allora andò bene, anzi benissimo. “Oggi pensare il futuro di una comunità, di una città, diventa sempre più difficile”, osserva l’architetto che progetta hotel al pari di un nuovo governo da proporre ai torinesi per quando scadrà il mandato di Chiara Appendino. “Per ritornare a credere nelle nostre città bisogna pensare che i cittadini vecchi e nuovi vi possano trovare delle opportunità, opportunità di lavoro, di divertimento, di studio, di relazioni, di crescita culturale. Creare opportunità per i cittadini è la prima missione della politica”, chiosa senza eccedere in originalità. Nulla di nuovo neppure nel ribadire che “Torino per offrire delle opportunità ai propri abitanti deve riconquistare la capacità di pensare in grande, di guardare al mondo come orizzonte dei propri mercati e della propria dimensione culturale e le risorse si possono trovare, come le capacità.”

A mancare per De Giuli, che riunisce da tempo il suo cenacolo nel quattro stelle Nh Carlina che fu casa Gramsci da lui riconvertito a dimora alberghiera, sono “la convinzione e il riconoscimento di una grande alleanza civica che sappia disegnare e condividere un progetto sociale ed economico”. La soluzione politica, peraltro non priva proprio a Torino di una passata esperienza positiva, “che potrebbe davvero invertire il corso di una storia che ci sta lentamente condannando al declino”. Insomma, per l’erede del costruttore del vituperato “sistema Torino” è tempo di schierarsi in prima linea:  “La breve esperienza di Laboratorio Civico degli ultimi mesi – dice citando quegli incontri che si sono susseguiti nelle stanze dell’hotel – ci ha convinto che è il momento di osare di più, di provare, con il contributo di tanti, a dare vita ad un vero soggetto politico di scala cittadina che abbia l’ambizione di governare il futuro della nostra comunità”.

Si spinge avanti l’architetto sperando di avere miglior fortuna nelle urne del fratello Riccardo, trombato un paio di volte e rassegnatosi a mandare avanti le attività di ristorazione della famiglia: “Abbiamo bisogno di una griglia programmatica ragionata su cui avviare un confronto con i cittadini. Abbiamo bisogno di una classe politica rinnovata, motivata, competente, onesta che sappia mantenersi aperta all’ascolto e non settaria”. Quasi un manifesto, programmatico, appunto, quello che De Giuli affida all’invito al convegno di questa sera. “Torino città delle opportunità” è il titolo da leggersi in più di un modo. Compreso quello dell’occasione per quel civismo un po’ fighetto di maneggiare la politica, sporcandosi le mani – come si diceva una volta riferendosi alle difficoltà e alla crudezza del compito – ma sempre con eleganza.

La stessa che non manca certo, sfiorando l’affettazione, al notaio che da tempo guarda con (legittima) ambizione alla politica. Ganelli che neppur troppo nascostamente si porrebbe volentieri alla città come un novello Enrico Salza e del vecchio leone della finanza, conoscitore e artefice in varie fasi della politica torinese e non solo, cerca di seguirne i passi. Impresa ardua. “Come ha detto Ganelli, quanto è bravo Ganelli”: il coretto delle madamin era stato tramutato in tormentone da Maurizio Crozza. Lui, il notaio, nel cui ufficio era stato costituito formalmente il gruppo Si Tav che portò a riempire la piazza, sotto sotto gongolava. Forse farà lo stesso lunedì 17 giugno quando ospiterà, nel suo studio di corso Galileo Ferraris, il neo governatore, per una analisi del voto. “Nella sua prima uscita pubblica” precisa con orgoglio e un tocco di piaggeria che fa pensare. Eccome fa pensare.

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