LA NUOVA REGIONE

Una Giunta di sconosciuti

Eravate stufi delle solite facce? Eccovi accontentati: un governo regionale di carneadi, che manco si conoscono tra loro. Il presidente Cirio garantisce: "Sono bravi". Falli pure cattivi

Governando con uno sconosciuto. Certo non è come ballare, ricordando Dance with a Strange, e poi quando la nuova giunta di Alberto Cirio entrerà in azione anche coloro che oggi non hanno ancora avuto modo di farsi conoscere e in qualche caso neppure di conoscersi tra di loro, saranno – come garantisce il presidente – "una squadra coesa, pronta a far imboccare, come promesso, un’altra velocità al Piemonte". Oggi, però, l’elenco dei nomi associati alle varie deleghe racconta di non pochi carneadi – detto senza alcun giudizio negativo – non solo rispetto a quei piemontesi che non ne hanno, per comunanza territoriale, una conoscenza diretta, ma anche tra di loro. Non sarà la prima volta, ma in questo caso non saranno pochi gli uomini e le (poche) donne del nuovo governo regionale che si incontreranno per la prima volta attorno al lungo tavolo al piano nobile di piazza Castello.

Questo, se per un verso è il traguardo di una strada – quella di superare il vituperato Torinocentrismo che ha connotato gran parte delle giunte precedenti – imboccata con decisione dall’albese Cirio, per l’altro richiederà a quest’ultimo un impegno ulteriore nell’esercitare il suo ruolo di guida e di figura in grado di creare un amalgama tra perfetti (o quasi) sconosciuti. Non è un mistero, del resto, che persino il governatore abbia una conoscenza a dir poco superficiale di molti componenti della sua squadra: alcuni li ha a malapena sfiorati durante il suo incessante tour elettorale e quindi dovrà usare questi primi giorni per dare un volto (e farsi prontamente un un’opinione) a nomi spuntati dagli elenchi di eletti e dai curricula.

Tutti i nomi della giunta Cirio

Novizi a digiuno di politica regionale, outsider in cerca di gloria, seconde file e rincalzi, piccoli amministratori locali: questo è il tratto della giunta “barotta” che orgogliosamente rivendica, con il baricrentro lontano dal capoluogo, la propria radice provinciale, in quel Piemonte profondo che vive con fierezza mista a una punta di soggezione l’estraneità ai riti subalpini. Inoltre, eccezion fatta per Roberto Rosso di Fratelli d’Italia (sia pure per un breve periodo all’esordio della IX legislatura) e per l’azzurro Andrea Tronzano (subentrato nell’ultimo anno), tutti i nuovi assessori sono anche matricole di via Alfieri.

“Non ci sarà nessun Ronaldo”, ha ripetuto spesso il governatore, impegnato fino all’ultimo a lambiccarsi tra richieste dei partiti e numeri che andavano e venivano, tanto da far pensare che in alcuni casi si siano scelti prima i titolari delle poltrone e poi si siano attribuite le competenze. Il ribadire di non avere fuoriclasse, nel Cirio-pensiero, equivale esaltare la capacità della squadra nel suo agire collettivo, ma anche un riconoscimento a quel ceto medio della politica, per usare un’immagine che ritrae proprio la provincia, i piccoli comuni con le loro difficoltà e le loro capacità di affrontarle e spesso risolverle.

Meno e nient’affatto figure di sistema come erano in parte entrate nella giunta di Sergio Chiamparino soprattutto in ambito torinese. Più spazio, reso evidente dai numeri, a quei Piemonti che con le loro diversità, fanno la regione. Questo anche a costo di varare una giunta composta da molti sconosciuti. Lo resteranno per poco. Dipenderà se a renderli noti a chi ancora non li conosce saranno cose buone che sapranno e riusciranno a fare o il contrario. Che poi, Carneade è diventato sinonimo di sconosciuto solo perché tale era per don Abbondio, mica per tutti.

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