TRAVAGLI DEMOCRATICI

Salario minimo, Laus attacca il Pd: "La segreteria nazionale mi censura"

Il senatore torinese, relatore di minoranza del provvedimento, polemizza con i vertici del partito: "In Tv vanno solo quelli in linea al nuovo corso". E infatti oltre a Damiano, che ormai bivacca nei talk-show, i suoi "allievi" hanno scalato il Nazareno

È stato tra i primi a proporne l’introduzione, al punto che la proposta di legge sul salario minimo targata Pd, che raccoglie e integra una sua iniziativa, sarà proprio lui a doverla spiegare e sostenere nell’aula di Palazzo Madama. Eppure Mauro Laus, senatore torinese, lamenta una sorta di neppure troppo larvato ostracismo da parte dei vertici del Nazareno. «Qualcuno della segreteria nazionale del Partito Democratico “plurale ed inclusivo” mi può spiegare perché in televisione vanno in tanti... a parlare di salario minimo e mai il sottoscritto che in Senato sarà il relatore di minoranza e dovrà portare la posizione unitaria del gruppo e del partito democratico?», scrive polemicamente in un post su Fb.

Negli ultimi giorni, infatti, tanti esponenti di diverso livello del Pd sono intervenuti nei vari talk-show a dibattere su una questione che fa discutere e divide il mondo del lavoro, sindacati e associazioni imprenditoriali. Una partita sulla quale il Movimento 5 stelle pare voglia giocare, anche per ragioni interne all’alleanza di governo, in parallelo con il principale partito di opposizione. Del resto, il Pd non è affatto nuovo al tema. Durante la gestione renziana, la legge delega dal Jobs Act del 2014 parlava proprio dell’«introduzione, eventualmente anche in via sperimentale, del compenso orario minimo». Alla fine il governo non esercitò la delega e la questione finì in soffitta, da dove Laus l’ha ripresa e rilanciata all’inizio della legislatura.

Ora, al netto delle valutazioni – parecchio critiche le organizzazioni delle imprese, Confindustria e Confcommercio in testa, contrari i sindacati che vedono minato il proprio ruolo nella contrattazione – è un fatto che a intervenire sull’argomento il Pd spedisca tutti tranne Laus, che pure qualche titolo pure l’avrebbe. Con il risultato, se possibile, di aumentare la confusione giacché a seguire le opinioni espresse dai vari piddini in Tv è davvero impossibile ricavare quale sia la posizione del partito di Nicola Zingaretti. Nella cui segreteria, peraltro, siedono Peppe Provenzano, uno che ha fatto mea culpa per l’abolizione dell’articolo 18 e vuole rivedere il Jobs Act, e Maria Luisa Gnecchi, allieva di Cesare Damiano nient’affatto contraria a quota cento e al reddito di cittadinanza. E proprio dall’ex ministro del Lavoro, a lungo sindacalista della Fiom piemontese, è arrivata una bordata al salario minimo: «Troppo alto lo standard di base fissato», ha sentenziato all’Aria che tira lo storico sodale di Piero Fassino. «Fortunatamente ho fatto da tempo il vaccino per sopportare... ma a tutto c’è un limite», conclude Laus.

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