CINQUE CERCHI

"Non escludeteci dalle Olimpiadi", le madamin tornano in piazza

Flash mob domani davanti al municipio di Torino per chiedere che il capoluogo piemontese e le sue montagne non siano tagliati fuori. Appendino mette a disposizione gli impianti (di cui non dispone). Missione disperata di Cirio, pronto ad aprire il portafoglio

Dopo la Tav le Olimpiadi. Tornano in piazza le madamin per chiedere che Torino non sia esclusa dai Giochi invernali del 2026 che il Cio ha assegnato ieri a Milano e Cortina. Un flash mob lanciato assieme a Mino Giachino per domani sera, alle 19,30, davanti al Municipio. “Torino non può essere esclusa” afferma l’ex sottosegretario berlusconiano. “Il successo di Milano e Cortina – aggiunge – rende ancora più clamorosa l’assenza di Torino, che delle città del Nord è quella più in difficoltà, con una economia che fatica a ripartire, con l’incognita Fca, con una periferia urbana sempre più emarginata, con il settore dell’edilizia penalizzato dalle tasse di Monti e dalle scelte delle amministrazioni”. “Basta No, basta rinvii, basta arroganza”, scrivono le madamin, sul profilo facebook del comitato Sì, Torino va avanti. “Ci congratuliamo con Milano e Cortina per l’assegnazione delle Olimpiadi – aggiungono – Torino ne è rimasta fuori con scuse inaccettabili. Dov’è la visione di un territorio produttivo se poi si rifiutano opportunità di lavoro e di rilancio?”.

E mentre i più si interrogano sui passi falsi fatti da Torino, a partire dalla famosa richiesta di una commisione di indagine sull'eredità delle Olimpiadi del 2006 proposta da alcuni consiglieri grillini, Chiara Appendino afferma di avere la coscienza pulita. “Non mi pento assolutamente, non ho alcun rimpianto per la scelta che abbiamo fatto. Mi sono spesa tantissimo e ho lottato come un leone per candidare Torino con le sue valli per le Olimpiadi 2026, nell’ottica di riutilizzare i nostri impianti per un modello sostenibile”. Nonostante le critiche arrivate da più parti e il rammarico per l’occasione persa che da ieri, giorno in cui sono stati assegnati a Milano e Cortina i Giochi invernali, attraversa larghi strati della città, Appendino non mostra alcun rimorso per una gestione, quella della candidatura del capoluogo piemontese, perlomeno dilettantesca.

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“La città non era interessata a entrare nella cogestione di un evento con tutti i rischi finanziari e di debiti” è la spiegazione che dà la sindaca al rifiuto del “tridente”, che avrebbe comunque consentito a Torino di ritagliarsi uno spazio sulla scena internazionale e di valorizzare i propri impianti (magari riqualificandoli). Impianti che ora Appendino afferma di voler “mettere a disposizione nell’ottica di una riduzione del costo dell’evento a livello nazionale e di impatto ambientale. Lo avevamo concordato con Chiamparino, domani vedrò Cirio e ne parleremo”. In verità le strutture sono date in gestione a soggetti privati – Live nation il Pala Alpitour e Gl Events l’Oval – e non sono nelle immediate disponibilità della prima cittadina. Sempre nell’ottica di fare bella figura grazie al lavoro degli altri, Appendino non è più contraria persino a qualche finanziamento pubblico, purché ovviamente i soldi non li sganci lei. “Se la Regione è disponibile a mettere le risorse la forza di Torino potrebbe crescere. Per quanto mi riguarda nessuna novità. Siamo a disposizione come è giusto ma Torino deve guardare avanti, ci si deve rimboccare le maniche, non è il momento di fare processi tanto meno a Luigi di Maio che ci ha dato grande sostegno sul tennis”, conclude scagionando il vicepremier nonché capo del suo partito che a parole ha spalleggiato la sua linea intransigente, salvo poi scaricarla bellamente. Non se la prende, la sindaca grillina come invece pare se la siano legata al dito alcuni suoi consiglieri comunali, “La città partecipava a un evento dove era la stampella di altre due città, non paragonabile a Torino 2006. Lo eravamo prima che vincesse, auguri a Sala che ha portato a casa un grande risultato”.

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