POLVERE DI (5) STELLE

Fine corsa per il sindaco grillino

Falcone, primo cittadino di Venaria, si dimette. Dopo quattro anni tra defezioni e faide interne alla maggioranza getta (finalmente) la spugna. Ora arriva il commissario, nel 2020 le nuove elezioni. Solidarietà da Di Maio: "Deferiti ai probiviri i ribelli"

È stato il primo sindaco grillino di una città piemontese ed è anche il primo a sbattere la porta e lasciare anzitempo l’incarico. Mentre Chiara Appendino traballa, sferzata dalle polemiche sulle Olimpiadi sfumate, la Tav e i droni, Roberto Falcone, il primo cittadino di Venaria Reale, popoloso centro nell’hinterland di Torino, sede della celebre Reggia sabauda, si è dimesso questa sera. Da settimane non ha più i numeri per amministrare la sua città, una maggioranza partita granitica e ormai talmente sfilacciata da essere diventata minoranza. “In questi anni - annuncia Falcone - con molti sacrifici ed un grosso dispendio di energie, da parte mia, della mia Giunta ed anche di quei consiglieri che hanno condiviso con attitudine costruttiva questo cammino, non molti a dire il vero, abbiamo potuto instradare questa Città in un percorso virtuoso mai visto prima. Ora, a fronte del reiterarsi di atteggiamenti e comportamenti che ritengo irresponsabili e distruttivi di una parte della mia maggioranza in  Consiglio comunale, che nulla ha a che fare con il rispetto, il senso di responsabilità e il dovere civico nei confronti di tutti i cittadini che qui rappresentiamo, mi trovo costretto a prendere atto ancora una volta di un approccio teso ad andare contro quelle che sono le esigenze primarie ed urgenti della nostra comunità”. “L’impossibilità di procedere nel governo e nella risoluzione dei gravi problemi che riguardano una Città impegnativa come Venaria Reale, mi porta a non indugiare oltre e ad interrompere il mio mandato”.

Assente, così come tutti gli altri assessori per precisa indicazione del sindaco, Antonella D’Afflitto Bentivoglio, la signora delle cene in bianco, uno degli assessori più controversi della sua giunta, che lui, quasi a sfregio, ha promosso vicesindaco in un disperato quanto improvvido rimpasto varato una settimana fa mentre la barca già colava a picco.

In questi quattro anni, come in uno stillicidio, i consiglieri pentastellati lo hanno abbandonato uno dopo l’altro; chi si è dimesso, chi ha cambiato (più volte) partito. È il caso, quest’ultimo, di Viviana Andreotti, eletta nel Movimento 5 stelle e, dopo pochi mesi dall’insediamento, passata ai Moderati con cui ha convissuto per un po’ prima di aderire alla Lega che ora, si racconta, potrebbe lanciarla come candidata sindaco. Il trasformismo dei duri e puri.

“Trasparenza, partecipazione e competenza” era il mantra di Falcone, un tecnico informatico diventato sindaco grazie all’alleanza di tutti contro il Pd al ballottaggio, esattamente come accadrà un anno dopo a Torino, quando Appendino supera di slancio un Piero Fassino fiaccato dall’anagrafe e da cinque anni durissimi. A farne le spese a Venaria è stato quel Salvino Ippolito inviso a buona parte del suo stesso partito, che con alcuni esponenti autorevoli si precipitò in città prima del secondo turno per sdoganare il voto all’esponente pentastellato. Un trionfo, quello del 2015, che spianò la strada ad altre vittorie del M5s, l’anno successivo, a Torino, Pinerolo, San Mauro. Nella Città metropolitana iniziano a comparire qua e là dei pois gialli. Ma è un fuoco di paglia.

Dopo il salto della quaglia della Andreotti, il sindaco allontana l’assessore all’Ambiente e Urbanistica, Ettore Scisci il quale gli scaraventa contro anatemi via social. L’amministrazione di Venaria diventa ben presto un reality. A settembre 2017, dopo due anni di gestione Falcone, sono già cinque gli esponenti grillini ad aver alzato i tacchi e la sua giunta faticava a ingranare. In quello stesso anno l’assessore alle Politiche sociali Claudia Nozzetti, davanti allo stupro di branco avvenuto a Rimini, da fine psicologa si è espressa in perfetto italiano: “E spero che gli obblighino a tagliarselo uno con l’altro e farglielo mangiare. In alternativa dateglieli in cura a casa della Boldracchia”. Una regina nella città della Reale.

Dal giorno dell’insediamento, uno dopo l’altro si sono dimessi Stefano Balocco, Sara Napolitano, Raffaella Cantella (che da capogruppo abbandona dicendo “Non posso continuare a sostenere un sindaco che non ha da tempo la mia stima”). Gli ultimi a lasciare il sindaco sono stati l’ex presidente del Consiglio Andrea Accorsi, Rosa Antico, Luca Stasi e Giovanni Battafarano. È lo stesso Falcone, un mese fa, a fare i loro nomi in un post di denuncia su facebook nel quale chiede la loro testa e cioè l’espulsione dal gruppo del Movimento 5 stelle. Tre di loro si sono dimessi il giorno dopo dalla carica, mentre Stasi ha lasciato lo scranno più alto dell’aula per sedersi tra i banchi dell’opposizione dopo un intervento durissimo contro Falcone. Ormai le defezioni sono talmente tante che la lista è terminata: agli ultimi tre dimissionari può subentrare solo Matteo Bottari, l’ultimo dei non eletti, e così il gruppo grillino rimane in 12 su 24. Non c’è la maggioranza. Falcone in un mese le tenta tutte per rimanere in sella: sonda qualche esponente dell’opposizione, fa ruotare le deleghe di alcuni assessori. Asserragliato nel bunker trova ancora il tempo per promuovere la sua pupilla, l’assessora in bianco D’Afflitto a vicesindaco. Nell’ultimo Consiglio di lunedì capisce però che è definitivamente finita: la maggior parte dei suoi non si presenta per discutere una variazione al bilancio di previsione. In compenso arrivano l’ennesime dimissioni, quelle di Arnaldo Urso, a decretare il game over. Ora arriva il commissario. Nella primavera del prossimo anno i cittaddini torneranno alle urne.

A Falcone arriva la solidarietà di Luigi Di Maio: “L’azione della sua giunta è stata ostacolata da un clima difficilissimo all’interno della stessa maggioranza, con azioni che erano improntate a fare emergere protagonismi – scrive il capo politico del M5s sul Blog delle Stelle –. Roberto ha provato a resistere, ma quando i personalismi prevalgono è giusto, per rispetto dei cittadini stessi, interrompere l’esperienza”. Una piena assoluzione quella che impartisce il vicepremier. “A Roberto non è mai interessata la poltrona, ma il bene della sua comunità e ha il sostegno di tutto il Movimento 5 Stelle. Chi mina l'azione dei sindaci 5 stelle non rispettando gli impegni presi con i cittadini, oltre che con sé stessi, fa un danno all’idea di paese, al bene più prezioso che esiste: la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel Movimento. Oggi stiamo votando i nuovi probiviri e i comportamenti come questi non sono e non saranno mai tollerati. Ringrazio Roberto per la sua correttezza e per l’impegno, instancabile, che ha messo fin dal primo giorno”. Requiescat in pace.

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