GIUSTIZIA

Anche i grillini sostenevano la onlus degli affidi illeciti

Hansel e Gretel è una struttura molto nota, ha sempre goduto di appoggi trasversali e nei mesi scorsi i consiglieri M5s le hanno devoluto una parte dei propri risparmi. Oggi nell'inchiesta emiliana arrestato il fondatore Foti e una psicologa

Quel nome da fiaba, Hansel e Gretel, finito in una brutta, bruttissima, storia con i bambini protagonisti in quanto vittime, fino a ieri era pronunciato e citato con orgoglio anche dalla politica e in maniera, come spesso accade, trasversale. La stessa politica che, in alcune sue parti, adesso agita il cappio quasi si fosse scordata di aver fin all’altro ieri aperto il portafoglio. A fine di bene e in totale quanto indubitabile buona fede, ci mancherebbe. Però anche questo è un aspetto, certo non il più rilevante, della vicenda che coinvolge la Onlus di Moncalieri, il cui responsabile Claudio Foti, insieme alla psicoterapeuta e sua attuale compagna Nadia Bolognini, sono stati arrestati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Reggio Emilia su un presunto sistema di affidi illeciti con una serie di ipotesi di reato da far accapponare la pelle.

Secondo il sostituto procuratore, Valentina Salvi, gli indagati avevano messo in piedi da diversi anni un redditizio sistema di “gestione minori”, un giro d’affari da parecchie migliaia di euro, finalizzato ad allontanare i bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito ad amici e conoscenti, per poi sottoporre i minori ad un programma psicoterapeutico. Tra gli affidatari, anche titolari di sexy shop,persone con problematiche psichiche e con figli suicidi. Inoltre risulterebbero anche due casi di abusi sessuali presso le famiglie affidatarie ed in comunità, successive all’illegittimo allontanamento. Per i carabinieri, alcune vittime dei reati, oggi adolescenti, “manifestano profondi segni di disagio, tossicodipendenza e gesti di autolesionismo”. Un sistema che poggiava su false relazioni, terapeuti travestiti da personaggi “cattivi” delle fiabe in rappresentazione dei genitori, falsi ricordi di abusi sessuali generati attraverso impulsi elettrici per alterare lo stato della memoria dei piccoli in prossimità dei colloqui giudiziari. Le indagini erano partite nel 2018, a causa dell’abnorme numero di segnalazioni di abusi sessuali e violenze a danni di minori commessi da parte dei genitori pervenute dai servizi sociali della Val D’Enza, nel Reggiano, alla Procura, che però si rivelavano puntualmente infondate.  Da qui, l’indagine che ha portato a 18 misure cautelari nei confronti di politici, medici, assistenti sociali e liberi professionisti.

Reati ipotizzati a dir poco odiosi, una vicenda terribile come non possono che essere quelle che hanno vittime i bambini. Storie di fronte alle quali è difficile frenare l’indignazione e altri sentimenti umanamente assai più duri, ma che alcuni precedenti – oltre alla presunzione di innocenza delle persone coinvolte – insegnano occorre fare. Senza per questo sminuire di nulla la gravità o mettere in dubbio il lavoro degli investigatori. Ecco, forse anche la politica sempre e fin troppo rapida a cavalcare l’onda farebbe bene a frenare le reazioni. Soprattutto quando la foga di trasferire la battaglia tra avversari in una vicenda che dovrebbe starne fuori riserva inciampi come quello in cui sono incorsi i Cinquestelle.

“Un altro business, orribile, sui minori. Una galleria di atrocità assolute che grida vendetta a Reggio Emilia e per cui oggi – oltre a una ventina di indagati – è stato arrestato anche il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti del Pd”, scrive Luigi Di Maio sul Blog delle Stelle. Per il capo politico del M5S “quello che viene spacciato per un modello nazionale a cui ispirarsi sul tema della tutela dei minori abusati, il modello “Emilia” proposto dal PD, si rivela oggi come un sistema da incubo: bambini ”selezionati” e sottratti illegittimamente alle famiglie, per poi venire consegnati in una sorta di “affido horror” a personaggi discutibili, tra i quali titolari di sexy shop, pedofili, gente con problemi mentali”.

Opinione, come tutte, rispettabile quella del vicepremier. Il quale forse non sa che proprio la Onlus di Moncalieri, il cui dirigente e la psicoterapeuta sono nel novero degli arrestati, è stata una delle undici associazioni destinatarie dei contributi frutto della restituzione di parte degli stipendi dei consiglieri grillini. “Un aiuto concreto per realtà importanti della nostra regione che, in molti casi, svolgono un ruolo fondamentale che altrimenti non sarebbe svolto dagli enti pubblici”, scrivevano i consiglieri regionali ovviamente non potendo sospettare neppur lontanamente che un giorno una di quelle “realtà” avrebbe mostrato un volto totalmente diverso.

Non è mai eccessivo, né superfluo ribadire quel che già si è detto, ovvero la necessità di una estrema cautela nell’approcciare a vicende come quella portata alla luce dall’inchiesta che potrebbe riservare ulteriori sviluppi anche in Piemonte, ma questo deve valere sempre e per tutti. Adesso il gruppo consigliare grillino di fronte alle “gravi circostanze emerse in queste ore riguardanti l'inchiesta che vede coinvolte persone vicine al Centro Studi Hansel e Gretel Onlus" annuncia l’intenzione di “riservarsi di richiedere il contributo erogato con l'intenzione di destinarlo, successivamente, ad un'altra realtà associativa attiva in Piemonte". Se da un lato questo attesta la, mai messa in discussione, buona fede dei Cinquestelle nell’aiutare concretamente la struttura di Moncalieri – spesso citata in protocolli a livello nazionale e a un cui convegno partecipò l’allora assessore regionale del Pd Gianna Pentenero – dall’altra forse dovrebbe consigliare alla politica di cedere meno alla pancia e propendere più per la testa.

Mentre il M5S prende le distanze dalla Onlus, dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Foti emerge come, secondo l’accusa, il dirigente “alterava lo stato psicologico ed emotivo attraverso modalità suggestive e suggerenti con la voluta formulazione di domande sul tema dell'abuso sessuale e con tali modalità  convinceva la minore dell'avvenuta commissione dei citati abusi". Foti, psicoterapeuta, tra i vari incarichi che ha ricoperto in tutta Italia, negli anni ha anche diretto master con la Facoltà Pontificia Auxilium, è stato direttore di progetti di trattamento di sex offenders con il Gruppo Abele di Torino e giudice onorario presso il Tribunale dei minori di Torino dal 1980 al 1993. Per lui, il gip di Reggio Emilia ha disposto la custodia cautelare in carcere.

print_icon