TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd, Novara si prepara alla conta

Dopo aver sventato il golpe, l'ex assessore regionale Ferrari costituisce un fronte comune con Rossi, appena riconfermato a Palazzo Lascaris. In autunno il congresso, la sfida alla sinistra è lanciata e l'area Zingaretti pare un po' in ambasce

Non solo Alessandria. È un Pd in fibrillazione quello che alle urne di un mese fa ha ceduto l’ultima regione rossa del Nord Italia al centrodestra; e i focolai di un incendio che minaccia di estendersi fino a Torino spuntano a macchia di leopardo in tutto il Piemonte. Così, mentre il renziano Fabio Scarsi pare essere riuscito, almeno per il momento, a respingere l’offensiva degli zingarettiani guidati da Domenico Ravetti in terra mandrogna, e nella Federazione di Torino Mimmo Carretta, anche lui figlio di una stagione politica ormai passata, si è dovuto piegare alla richiesta della sinistra di riequilibrare i rapporti di forza in segreteria provinciale, a Novara ci si prepara alla lunga corsa congressuale dopo le dimissioni del coordinatore Sergio De Stasio.

Questioni politiche si mescolano a ruggini personali, mentre gli assetti nazionali cedono il passo a dinamiche prettamente locali. Il punto di non ritorno, la faglia mai ricomposta risale al 13 marzo scorso: la direzione provinciale in cui una maggioranza eterogenea quanto anomala, con un blitz, votò contro la ricandidatura dei due consiglieri uscenti – Domenico Rossi e Augusto Ferrari – alle imminenti elezioni regionali. Tra i congiurati c’era buona parte dell’area di Nicola Zingaretti: l’ex presidente della Provincia Matteo Besozzi, l’ex sottosegretaria Franca Biondelli, fedelissima di Piero Fassino, l’ex presidente dell’assemblea regionale Giuliana Manica, vicina a Gianni Cuperlo, cui si aggiunsero il coordinatore della mozione Giachetti in Piemonte, Giuseppe Genoni e l’ex assessore di Andrea Ballarè, Sara Paladini. Il golpe fallì e i “congiurati” tentarono di arginare i due uscenti – che intanto avevano costituito un fronte comune – proprio attraverso la candidatura di Paladini. Operazione anche questa velleitaria conclusa con Rossi eletto in virtù di oltre 4mila preferenze, davanti a Ferrari, e l’unica donna in lista ultima, con ampio distacco.

È proprio da qui che ora si riparte con un orizzonte lontano due anni, Novara 2021: le amministrative dove il centrosinistra proverà a riprendersi la città strappandola alla Lega di Alessandro Canelli. Rossi, che già cinque anni fa conquistò a sorpresa lo scranno di Palazzo Lascari è la figura emergente. Sostenitore di Zingaretti ma non di Paolo Furia al congresso regionale, è il fulcro di un meccanismo che si sta mettendo in moto. La sua prima mossa è stata confermare il fronte con Ferrari e con quell’ala cattolico-moderata del partito che fa riferimento a lui e a livello nazionale, in alcuni casi, a Matteo Richetti. Sono della partita anche Cesare Gatti, segretario della sezione di Novara, il collega di Borgosesia Riccardo Fizzotti e la coordinatrice di Arona Virginia D’Angelo, quest’ultima collegata direttamente ai richettiani torinesi, Claudio Lubatti e Giuseppe Libonati. Dall’altra parte, il resto del mondo. A livello di preferenze – Rossi e Ferrari lo hanno dimostrato – non ci sarebbe partita ma in un congresso con le tessere i rapporti di forza sono in equilibrio.

Il presidente Luigi Martinoli ha convocato l’assemblea provinciale il 4 luglio per formalizzare le dimissioni di De Stasio e dare il via alla fase congressuale che dovrebbe svolgersi tra settembre e ottobre. Non mancano i nomi degli aspiranti segretari, almeno nel fronte composto dai due “regionali”: c’è chi vedrebbe bene Mary Ferrari, attuale numero due dell’assemblea provinciale, chi proprio la D’Angelo che nella sua Arona ha portato il Pd al 27 per cento, tra i risultati più brillanti fuori dalla provincia di Torino. Sempre che Ferrari non voglia lanciare in prima persona il guanto di sfida: e chi ci ha parlato è pronto a scommettere che questa eventualità sia tutt’altro che peregrina.

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