Non vi vogliamo

La settimana scorsa un abitante in corso Cosenza (Torino) è sceso di casa verso sera imboccando a passo deciso la strada oltre il portone. Giunto nei pressi dei giardini pubblici prospicenti il suo alloggio, ha raccolto un sasso e si è diretto correndo verso i nomadi, da tempo stanziatisi con i loro camper sul parcheggio adiacente all’area verde. L’uomo, brandendo con fare minaccioso la pietra, si è rivolto alle famiglie apolidi gridando “Andatevene via!! Andatevene subito di qui!!”, quasi cercando la rissa, malgrado i tanti bambini che lo osservavano spaventati.

Un episodio preoccupante poiché è difficile scoprirne le motivazioni che lo hanno generato. Impossibile infatti sapere se si tratta della conseguenza di una pericolosa ossessione, che ha trovato sfogo in un atto violento, oppure se il cittadino volesse provocare una reazione da parte degli aggrediti, cosa per fortuna non verificatasi.

Un accanimento comunque incomprensibile nei confronti di persone che, soprattutto in questo caso, cercano un’integrazione fatta anche di dialogo con coloro che risiedono in zona. Un’azione folle se conseguente a un pensiero assillante e concentrato solamente su come allontanare gli apolidi da quell’area.

Spostando l’attenzione altrove si arriva a Lampedusa: zona geografica agli antipodi di Torino, ma dall’opinione pubblica allertata sui medesimi temi sociali. La conferma di una comunità intrisa di tensione giunge dalla presenza sull’isola di una troupe Rai impegnata a raccogliere opinioni tra i residenti.

Gli anziani locali si sono rivelati i più indignati nei confronti della Capitana Carola (la comandante della nave che ha forzato il blocco dei porti decretato dal ministro Salvini) manifestando al contempo una grande insofferenza verso gli sbarchi di migranti sulle loro spiagge. Hanno colpito particolarmente il mio interesse le durissime dichiarazioni rilasciate al microfono da due pensionati: uno si è espresso di pura fede fascista (nostalgico mussoliniano) mentre il secondo ha evidenziato il suo essere convintamente comunista (citando al contempo la capacità politica di Berlinguer). Anziani dalle idee contrapposte ma estremamente concordi nel gridare al giornalista “Qui non li vogliamo!! Vadano altrove!!”.

Sfuggono le cause alla base di tanta rabbia. Un’acclamazione a favore dei respingimenti, del rifiuto di asilo, indignazione che non ammette debolezze e neppure l’intercessione del Pontefice: il “buonista” per antonomasia. La politica, insieme al quarto potere (quello dei media) ha avuto un ruolo determinante nel creare una sorta di blackout della solidarietà nel nostro Paese.

I parlamentari, congiuntamente ai consiglieri dei vari enti, hanno puntato la loro fortuna elettorale dividendosi tra anti immigrati, nel nome dell’identità nazionale e della purezza dell’italianità, e in pro immigrati, a tutela dei valori umanitari. La complessa opera di disinformazione è stata però resa possibile grazie alla carta stampata, oltre che dai social, la quale per garantirsi un incremento delle vendite si è affidata a titoli e occhielli scandalistici sbattendo il migrante in prima pagina.

Le conseguenze di tanta disinformazione sono sotto gli occhi di tutti. Il problema principale che turba il sonno dei nostri compatrioti rimane l’invasione (percepita come tale) dello straniero dalla pelle scura oppure dei rom. Un’angoscia che si sottrae dal fare i conti con la Storia, compresa quella recente che ci ha visto bombardare ripetutamente sia il territorio nordafricano che quello del Medio Oriente (nel nome della Democrazia).

Mostri di un incubo alimentato da decenni di politica estera belligerante e dalla clamorosa assenza di investimenti diretti all’integrazione culturale di coloro che giungevano sulle nostre coste. Ignoranza coltivata ad arte per lungo tempo: cacciata del progresso civile e dei lumi della Ragione iniziata negli anni ‘80. Lustri in cui le fake news, antica tecnica risalente alla Rivoluzione francese, hanno massacrato la pietà umana: stupri, furti, violenze varie hanno sempre visto puntare il dito sugli immigrati, anche quando i rei hanno cognomi di chiara origine italiana.

Le navi delle organizzazioni umanitarie non governative si pongono la missione di salvare naufraghi in mare. La forzatura di condurre i superstiti di tante tragedie in Europa, anziché ad esempio nei vicini porti maghrebini, è senz’altro una risposta militante allo sporco gioco attuato dai governi del Vecchio continente: bravi quando si tratta di esportare il sistema democratico tramite le baionette, ma disattenti a quanto avviene dopo il loro intervento armato.

La sensazione è quella di trovarci in un’Europa prossima a un nuovo quarantotto. Un continente le cui nazioni possono permettersi Ministri degli Interni attenti solamente al contenimento del fenomeno migratorio, incapaci di frenare la grande criminalità che sfrutta la “merce” umana in infiniti commerci illeciti.

Apostrofare la comandante Carola con il termine “Sbruffoncella” è la triste conferma del fallimento di chi siede attualmente al Viminale. Un insulto infantile a cui verrebbe bene rispondere a tono con il classico: “Chi lo dice lo è mille volte più di me”, ma visti i tempi anche una replica di questo tenore apparirebbe come troppo colta, quasi radical-chic: al di sopra della capacità di analisi sociale di coloro che ci governano.

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