POLVERE DI (5) STELLE

M5s, sold-out per Di Maio a Torino

Oltre 550 attivisti si sono già accreditati per l'incontro del 12 luglio con il capo politico dei grillini. Resta alta la preoccupazione per la piega che sta prendendo la vicenda Tav e il rischio contestazioni è altissimo

Sold-out come nei concerti più attesi. E chissà se azzarderà un "Ciao Torino" Luigi Di Maio quando, venerdì prossimo, si troverà di fronte agli oltre 550 attivisti che già si sono accreditati per la tappa piemontese di un tour che sta portando il capo politico del Movimento 5 stelle in tutte le regioni d'Italia. Il rischio è che questa volta a cantargliene quattro siano proprio loro, i militanti, e neanche a dirlo il repertorio degli interventi si focalizzerà quasi esclusivamente sul principale argomento che continua ad agitarli: la Tav. Non solo il capo politico rischia le contestazioni, anche tanti parlamentari ed eletti subalpini dai quali la base si aspettava una lotta a oltranza per bloccare l’opera e invece ora li ritiene i principali responsabili del voltafaccia: deputati come Luca Carabetta o Davide Serritella, per non parlare del viceministro dell’Economia Laura Castelli, che addirittura nei giorni scorsi si è spinta a promuovere l’ipotesi di una mini-tav, sposando l’idea dell’ex sindaco di Venaus Nilo Durbiano. Idea respinta senza appello. Tra i parlamentari l’unico a tenere salda la posizione intransigente resta il senatore Alberto Airola, che venerdì è arrivato a prospettare la caduta dell’esecutivo sul Tav, convinto com’è non solo di abbandonare lui il Movimento ma anche di convincere due o tre suoi colleghi di Palazzo Madama.

Ufficialmente la riunione, in programma venerdì 12 luglio all’hotel Royal di corso Regina, è convocata per discutere della riorganizzazione del partito, pronto ormai a cambiare pelle, dotandosi di una struttura gerarchica piramidale simile a quella dei partiti tradizionali; ma la Torino-Lione si appresta a prendere la scena. Sono i giorni decisivi in cui Telt si attende il via libero definitivo di Palazzo Chigi ai bandi del tunnel di base, per i quali ha già dato il via libera – seppur con possibilità di revoca – nei giorni scorsi. C’è chi ancora spera in un colpo di coda di Giuseppe Conte, chi invece ormai non ci crede più ed è pure rassegnato all’idea di non poter fare nulla per cambiare un epilogo che pare scritto. C’è di mezzo la sopravvivenza di un governo e, a Torino, anche la tenuta dell’amministrazione di Chiara Appendino: accantonate, almeno per il momento, le ipotesi di rottura con il Movimento 5 stelle da parte degli eletti No Tav (quasi tutti seppur con diverse sfaccettature) e pure la composizione di un gruppo consiliare ad hoc in Sala Rossa. Durante la riunione preparatoria di venerdì scorso all’Alfa Teatro più d’uno dei presenti non è riuscito a celare la propria delusione: la consigliera Daniela Albano, che venerdì prossimo non si presenterà nemmeno di fronte al capo politico – “Non credo all’utilità di questo ennesimo incontro” – ha definito quell’incontro “due ore perse”. La collega Maura Paoli si è spinta a definire “ridicolo” Di Maio di fronte alla possibilità prospettata nei corridoi di Montecitorio di certificare l’impossibilità di bloccare l’opera con i numeri in parlamento: insomma un voto per chiedere lo stop alla Tav che l’aula boccerà consentendo finalmente ai vertici romani del M5s di lavarsene le mani. Troppo facile così, dicono da Torino, dove si aspettavano qualcosa di più dopo tanta spavalderia in campagna elettorale.

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