POLITICA & FINANZA

Il Piemonte vuole entrare in Iren

Un asse tra Toti e Cirio per rafforzare il Nord-Ovest nella compagine azionaria. L’occasione è la possibile cessione di Appendino di un ulteriore 1,5 per cento. Così la Regione prova a inserirsi nel complesso risiko attorno alla multiservizi pubblica

In un contatto tra Giovanni Toti e Alberto Cirio c’è il seme di quella che potrebbe diventare la più imponente operazione finanziaria della Regione Piemonte. L’oggetto dei desideri del neo governatore è Iren, la grande multiservizi del Nord-Ovest, una società in continua espansione, con un titolo azionario che cresce in modo costante e che negli ultimi sei mesi ha visto incrementare il suo valore del 10 per cento. Nel 2018 Iren ha fatto registrare ricavi consolidati pari a 4,04 miliardi (+9,3% rispetto all’anno precedente) e un utile di 242 milioni, in salita dell’1,8 per cento. Insomma potrebbe essere un affare e Cirio lo ha fiutato. Non c’è ancora un dossier ma su incarico del presidente è l’assessore alle Partecipate Fabrizio Ricca ad aver ricevuto il compito di studiare i passi da compiere per un eventuale ingresso nella compagine azionaria. Ci si muove con estrema prudenza trattandosi di una società quotata in Borsa, sottoposta alla vigilanza della Consob, contesto in cui ogni passo falso potrebbe profilare una turbativa di mercato facendo schizzare il titolo e rendendo particolarmente onerosa l’operazione.

A quanto pare l’ipotesi in passato era già stata sussurrata all’orecchio di Sergio Chiamparino, il quale tuttavia preferì lasciarla cadere, essendo in quel crepuscolo di legislatura già fin troppo esposto a suo giudizio nell’affaire Finpiemonte. E proprio la finanziaria regionale dovrebbe mettere a disposizione le risorse necessarie per imbastire l’operazione di rastrellamento sul mercato. Non c’è nessuna fretta, innanzitutto Cirio deve capire quanti soldi ha a disposizione: analisti di sua fiducia gli hanno spiegato che con un investimento di 150 milioni potrebbe ottenere il 6 per cento delle quote e diventare uno dei soci pesanti. E lui da quell’orecchio ci sente.  

L’operazione finanziaria svela, se ancora ce ne fosse bisogno, un asse politico che si consolida tra i due governatori di Liguria e Piemonte e che mira a tenere a bada i soci emiliani, piuttosto irrequieti e polemici nei confronti dei soci genovese e, soprattutto, torinese. A illustrare tecnicamente a Cirio tutti i vantaggio di un ingresso in Iren sarebbe stato il segretario generale della Regione Liguria Pierpaolo Giampellegrini, uomo fidatissimo di Toti che nella multiservizi già ci ha messo un piede con l’acquisizione delle aziende spezzine. Non solo dividendi, anche partnership e sponsorizzazioni per non parlare della presenza stabile all’interno di processi economici e finanziari che stanno investendo tutto il Nord Italia. L’interesse della Regione sarebbe facilmente motivato dalla sempre maggiore pervasività di Iren su tutto il territorio piemontese e non solo più su Torino: tre anni fa l’acquisizione di Atena a Vercelli, poi la San Germano di Pianezza e la Seta di Settimo Torinese, quote di minoranza in Gaia ad Asti e così via attraverso operazioni industriali che si portano dietro investimenti e posti di lavoro.

Non sfugge in questo quadro che, vista la situazione dei conti del Comune di Torino, con ogni probabilità Chiara Appendino sarà costretta a mettere sul mercato l’1,5 per cento delle quote che ancora può cedere secondo i patti parasociali, ma guai a pensare che Cirio stia mettendo in atto un soccorso alla prima cittadina pentastellata: nessuna intenzione, a quanto pare, di trattare direttamente con lei una eventuale acquisizione, piuttosto l’idea è di attendere che quelle azioni finiscano sul mercato per poi acquistarle a un prezzo conveniente attraverso il lavoro di advisor specializzati in queste operazioni. Che attorno a Iren ci sia un interesse lo testimonia il fatto che altri investitori – si sussurra  la Compagnia di San Paolo – abbiano messo gli occhi sul titolo e la stessa Iren sta acquistando azioni proprie. Ora anche la Regione Piemonte potrebbe inserirsi in questo complesso risiko.

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