REGIONE PIEMONTE

Braccio di ferro sui privati in Sanità

Il centrosinistra paventa la progressiva privatizzazione degli ospedali, a partire da quelli più periferici. Ravetti (Pd) attacca l'assessore Icardi. Cirio tranquillizza: "Non abdichiamo sulla governance, ma la collaborazione con le strutture accreditate porterà a servizi migliori"

“Ravetti stia sereno, si tranquillizzi: non c’è nessuna intenzione da parte di questa amministrazione di abdicare al privato la governance della sanità che resta saldamente in mano pubblica. Questo non significa che la collaborazione con le strutture accreditate non debba consolidarsi e crescere per fornire migliori servizi ai piemontesi”. La risposta dell’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi – sentito dallo Spiffero – alle dichiarazioni del capogruppo del Pd Domenico Ravetti è condita da una abbondante dose di stupore: “Ma dove ha ricavato le informazioni per dire le cose che dice. Cos’ha capito di quel che ho detto per prefigurare uno scenario che non esiste?”.

Lo scenario paventato dal capogruppo dem, per quattro anni presidente della commissione Sanità nella scorsa legislatura, pur con il punto interrogativo è questo: “Dietro alle dichiarazioni dell’assessore c'è forse solo l'idea di privatizzare gran parte dei servizi ospedalieri delle zone periferiche del Piemonte?”. Ravetti parte da quanto detto nei giorni scorsi da Icardi circa la necessità di aumentare, laddove occorra, la collaborazione con il privato, anche per non essere costretti a farlo in stato di emergenza come capitato in questo periodo con il ricorso forzato a medici gettonisti al fine di fronteggiare carenze del pubblico.

"Per evitare equivoci – scrive Ravetti in una nota – l'assessore deve rendere espliciti i dettagli dei suoi obiettivi a partire dal confronto con i sindaci, con le rappresentanze sociali e professionali, e da subito, con la IV commissione del Consiglio regionale (peraltro non ancora insediata, ndr)”. Il capogruppo dem osserva come approcciando il tema irrisolto della mobilità passiva “l'assessore inserisce nello stesso contesto una premessa e due indicazioni che, inevitabilmente, si sovrappongono. La premessa è che il sistema sanitario pubblico piemontese si trova in difficoltà e che bisogna proseguire lungo la strada obbligata della riorganizzazione e della razionalizzazione delle strutture ospedaliere. Ravetti osserva tuttavia come “Icardi, diversamente dal passato, offre due indicazioni sullo stesso contesto. La prima è che per migliorare la qualità delle cure e ridurre la mobilità passiva, bisogna potenziare gli ospedali di confine. E fin qui tutto bene anche perché, nella provincia di Alessandria, per esempio, ciò comporterebbe un potenziamento degli ospedali di Acqui Terme, Tortona, Novi Ligure, Ovada e Casale Monferrato”. Meno bene per il capogruppo del Pd la seconda indicazione di corso Regina: “L'assessore indica la soluzione nell’aumentare anche in Piemonte il coinvolgimento dei privati, puntando sull'integrazione dei servizi e quindi su un ampliamento dell'offerta".

Da qui le conclusioni del Partito Democratico affidate al suo capogruppo: il governo regionale di centrodestra vuole spalancare le porte ai privati. Una sorta di spettro, quasi una fissazione ossessiva, del centrosinistra pronto a paventare una cessione della sanità ai privati, quando è ormai acclarata l’impossibilità da parte del pubblico di soddisfare tutte le esigenze dei cittadini e, per di più, sono proprio le strutture accreditate a supportare un sistema altrimenti impossibilitato a reggere poggiando sollo sul pubblico. Non solo, come appena detto, un conto è governare il rapporto con i privati, altro è dover ricorrere a loro in situazioni di emergenza dove la possibilità di contrattazione è pari a zero.

Ancora ieri il governatore Alberto Cirio ha ribadito come il modello da seguire, nel settore della Sanità, sia quello del Veneto, dove la il privato accreditato per le acuzie vale il 7 per cento del totale, mentre in Piemonte siamo al 3-3,5. Il fatturato complessivo delle strutture accreditate è di 600 milioni, circa l'8 per cento rispetto al budget totale della Regione. E sul peso dei privati lo stesso governatore ha fissato al raddoppio in tempi brevi della percentuale delle strutture accreditate rispetto a quelle pubbliche. Si può fare di più, basti pensare che il privato accreditato equivale al 30% in Lombardia, ma anche al 28% nella rossa Emilia-Romagna.

“Non appena saranno costituite le Commissioni consiliari, in particolare la quarta, sono pronto a spiegare, se richiesto, i progetti della Giunta sulla sanità piemontese – dice Icardi –. Per ora ribadisco con chiarezza che siamo per un patto con tutti i protagonisti della sanità, compresi i privati, per risolvere i problemi che da anni sono sul tavolo: riduzione dei tempi delle liste d’attesa, assunzione del personale medico ed infermieristico, costruzione di nuove strutture, riduzione della mobilità passiva verso le regioni confinanti”.

Insomma, “messo un punto fermo sulla governance pubblica, sul fatto che al pubblico spetti decidere dove, come e quanto utilizzare i servizi della sanità privata" l'assessore non non vede "rischi ma soltanto opportunità per migliorare le prestazioni per i cittadini. Nessuno pensa di privatizzare ospedali, non  so come sia venuta in mente uno cosa del genere a Ravetti. So – aggiunge Icardi – che il privato nella sanità è come un farmaco: in dosi troppo esigue non serve, in quantità eccessiva diventa tossico”.

Senza rischiare l’intossicazione, in corso Regina come in piazza Castello sono convinti che l’attuale dose non basti. E visto lo stato di salute della sanità piemontese, con reparti costretti a chiudere per mancanza di medici e ospedali dove si deve ricorrere a medici esterni che non costano affatto poco, appare difficile sostenere il contrario.

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