PALAZZO CIVICO

M5s tappa la bocca ai torinesi

I grillini bocciano l'ipotesi di un referendum sulla nuova Ztl allargata e ingresso nel centro a pagamento richiesto da commercianti e cittadini. "Non è tecnicamente possibile" spiega la capogruppo Sganga. Ma non erano il partito della democrazia diretta?

Sono il partito della democrazia diretta, ma ogni volta che si prospetta la possibilità di dare la parola ai cittadini il Movimento 5 stelle si mette di traverso. È successo per le Olimpiadi, quando Torino si è sfilata nonostante la stragrande maggioranza dei torinesi fosse favorevole, e succede di nuovo oggi sull’ampliamento della Ztl, un progetto tanto caro a Chiara Appendino quanto avverso a commercianti e residenti del centro.

“Pensare di sottoporre al voto popolare un provvedimento che era previsto nel programma con il quale siamo stati eletti è inaccettabile oltre che giuridicamente impraticabile” afferma la capogruppo M5s in Comune Valentina Sganga. In un post su facebook spiega: “Noi siamo ancora e sempre aperti al dialogo – puntualizza – con tutti i torinesi che vogliono confrontarsi con il bene della città, non con chi fa politica nascondendosi dietro la maschera falsa della società civile”. E va da sé che a volere il bene della città, a quanto pare, sono solo coloro che approvano l’operato di questa amministrazione. L’esponente grillina spiega che “Torino Centro Aperto (il nuovo progetto di Ztl allargata ndr) è un provvedimento che ha il pieno sostegno della maggioranza, ma che sarà attuato tramite una delibera di giunta che, in quanto tale, non può essere sottoposta a referendum abrogativo perché così vuole lo Statuto della Città”. Affermazioni che non trovano riscontro nello Statuto comunale come spiega il capogruppo della Lega a Palazzo Civico e assessore regionale Fabrizio Ricca: “L’articolo 13 prevede che il referendum abrogativo sia applicabile a delibere di Consiglio e di Giunta. Non cerchino scuse per tappare la bocca ai torinesi”. Mentre il numero uno del Pd Stefano Lo Russo parla di una misura che “non produce alcun beneficio dimostrabile per la qualità dell’aria, che è classista permettendo solo a chi se lo può permettere di entrare e uscire a piacimento, che non è supportata da alcuna reale alternativa di trasporto pubblico e che non farà altro che allontanare i cittadini dal centro”.

Il segretario generale del Comune Mario Spoto ha spiegato invece che il referendum non è applicabile a materie legate a tariffe e rifiuti. Appellarsi a tale impedimento, però, rischia di svelare la vera natura del provvedimento: quello di essere un balzello con il principale obiettivo di fare cassa con il portafoglio dei torinesi, proprio come accusa l’ampio fronte dei contrari.

Insomma, dalla democrazia diretta ai cavilli procedurali il passo sembra essere brevissimo, così come accadde già per i Giochi quando furono sia i Fratelli d’Italia sia i Radicali a chiedere, inascoltati, che venissero interpellati i torinesi. E gli stessi Radicali avevano chiesto pure una consultazione popolare sulla Tav: inascoltati. Per Sganga “i commercianti hanno deciso di fare politica, sostituendosi a un’opposizione che in questi anni si è dimostrata evanescente e senza argomenti e che ora non può far altro che andare a rimorchio delle categorie economiche nella speranza di elemosinare qualche voto in più”. E, riguardo a temi come Ztl, Tav e Olimpiadi, Sganga conclude che “l’unico filo conduttore è il bene dei cittadini e la tutela della loro salute”. Sta a vedere che alla fine ci toccherà pure ringraziarli. 

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