POLVERE DI (5) STELLE

Il "Vaffa" dei Cinquestelle

Mentre Appendino valuta tempi e modi per cacciare il suo vice, la pattuglia M5s in Sala Rossa è tutt'altro che pentita di aver contribuito al trasferimento del Salone dell'Auto. E anche la minaccia di dimissioni per la sindaca è ormai una pallottola spuntata

È furiosa, Chiara Appendino. È la stessa sindaca ad essersi definita così dopo aver appreso la decisione del Salone dell’Auto di levare le tende dal Parco del Valentino e trasferire la kermesse motoristica a Milano. E a finire sotto gli strali della prima cittadina non sono solo gli organizzatori, ma anche il vicesindaco Guido Montanari e quegli esponenti del Movimento 5 stelle che con le loro improvvide dichiarazioni hanno offerto il destro alla fuga. “Senza sottrarmi alle mie responsabilità, mi riservo qualche giorno per le valutazioni politiche del caso”, ha affermato ieri sera lasciando intendere di non escludere neppure soluzioni drastiche, dimissioni e conseguente crisi di giunta. Sebbene la parola non l’abbia neppure stavolta pronunciata pubblicamente, non è la prima volta che Appendino brandisce le proprie dimissioni come minaccia per indurre a miti consigli la frangia più irresponsabile e riottosa della sua maggioranza. Si racconta addirittura che conservi nel cassetto della scrivania una lettera alla quale aggiungere solo la data per mollare definitivamente quel caravanserraglio al proprio destino. Tra urla e pianti sventolò quella lettera nella drammatica notte olimpica di un anno fa, quando venne chiamato in fretta e furia il marito Marco Lavatelli per convincerla a resistere. Ora ci risiamo.

Anche questa volta però le minacce rischiano di servire a poco, forse a sedare solo momentaneamente qualche focolaio di ribellione, giacché è a tutti molto chiaro che la prima a non voler andare a casa è proprio lei. Certo, per molti di quegli smandrappati consiglieri grillini la fine anticipata della consiliatura significherebbe il ritorno all’irrilevanza politica, per alcuni persino a una marginalità sociale dalla quale provengono e che solo la (mala)sorte li ha spediti nell’assemblea cittadina sull’onda delle proprie frustrazioni. Odiano la loro condizione e la fanno pagare alla città. Per questo le dimissioni, vere o aleggiate, sono ora una pallottola spuntata, una pistola ad acqua.

Questione di ore e probabilmente la testa di Montanari rotolerà giù dallo scalone di Palazzo civico: una mossa che, nelle intenzioni della prima cittadina, dovrebbe riuscire a lanciare un segnale alla città e alla sua maggioranza. Un atto di forza per dimostrare che le redini di Torino sono ancora nelle sue mani, per rivendicare come sia stata lei ad aver battuto Piero Fassino e che, se il capoluogo piemontese ha ancora un pizzico di credibilità, è proprio grazie all'azione di una prima cittadina sempre più sola, con una giunta debole e una maggioranza scalcagnata. Ma mentre lei medita il grande strappo con il suo numero due - e allo stesso tempo punto di riferimento dell'ala dura No Tav-No Tutto - nel gruppo M5s sono in pochi a voler rientrare nei ranghi. Lo si capisce leggendo le parole di Fabio Versaci, il bulletto (politico) che nei due anni trascorsi sullo scranno più alto del Consiglio aveva indossato i panni, stretti assai, del rappresentante delle istituzioni, e che ora si riscrive al partito sfascista. “La città senza il Salone dell’auto va avanti comunque, la creatività per iniziare qualcosa di nuovo non ci manca”, scrive su Facebook. Per Versaci “in nome di alberghi pieni e turismo, non si può accettare tutto: come quest’anno – spiega – che hanno occupato degli spazi senza autorizzazione sforando i tempi previsti in delibera e se il Vicesindaco ha mandato i vigili ha fatto solo il suo dovere. Perché le regole valgono per tutti allo stesso modo”. Affermazioni perfettamente in linea con quelle dichiarazioni “inqualificabili” di Montanari: «Fosse stato per me, il Salone dell’auto al parco Valentino non ci sarebbe mai stato – dixit il vicesindaco –. Anzi, nell’ultima edizione ho sperato che arrivasse la grandine e se lo portasse via. Sono stato io a mandare i vigili per multare gli organizzatori».

Ecco la verità, un tantino goebbelsiana, secondo Versaci: “Da tre anni gli organizzatori preannunziavano un loro possibile abbandono, rendendo di fatto spiacevole la normale interlocuzione con l’amministrazione per l’organizzazione dell’evento. In fondo – accusa Versaci – se hanno già le date della nuova edizione, è più che probabile che tutto fosse pianificato da tempo. Tutti pensano che abbiamo perso l’ennesimo evento perché le opposizioni, con lo scontato supporto di giornali complici, hanno ripetuto questo mantra e quindi per molti è diventato vero, ma non c’è nulla di più falso”. Allora per il giovane consigliere pentastellato non resta che tornare alle sacre fonti battesimali, all’originario “Vaffa” del comico genovese: “Per troppo tempo abbiamo fatto gli istituzionali rispettando tutti e ascoltando tutti. Ma siamo stati trattati di incapaci e stupidi sprovveduti. Qualcuno dice che dobbiamo tornare alle origini. Concordo. Ricominciamo a mandare a fanculo chi se lo merita”. Fanculo, Versaci.

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