POLVERE DI (5) STELLE

"Tutti con me o andiamo a casa":
il ruggito della grillina Appendino

La sindaca chiede alla maggioranza M5s di smetterla con le "diatribe" e pregiudiziali ideologiche. Non intende andare avanti "con il freno tirato": minaccia ma non pronuncia mai la parola dimissioni. Insomma, l'agonia prosegue fino al prossimo incidente

“Non sono disponibile in alcun modo ad andare avanti col freno tirato. Una perdurante situazione di stallo procurerebbe danni che Torino non può permettersi e se il male minore è lo stop anticipato a questa consiliatura così sarà”. La sindaca di Torino Chiara Appendino non usa mai la parola dimissioni, ma nelle sue comunicazioni in consiglio comunale fa intendere che se ci saranno ancora “diatribe interne” ai Cinquestelle “o posizioni ideologiche” staccherà la spina. Il casus belli com’è noto questa volta è il Salone dell’auto, che ha appena traslocato a Milano. “Ricorrono comportamenti ed esternazioni che spesso vanificano risultati raggiunti, offrendo sponde ad una narrazione che vede Torino ripiegata su se stessa”, ha fatto notare Appendino, che non ha usato toni morbidi nei confronti del vicesindaco della città, Guido Montanari, finito nell’occhio del ciclone per le sue dichiarazioni la manifestazione motoristica, su cui era perfino arrivato ad invocare la grandine. Nessuno tra coloro che hanno il “dovere e l’onore” di gestire la cosa pubblica “può permettersi il lusso di dileggiare un evento che coinvolge 700 mila persone tra il pubblico. Il lavoro va sempre rispettato. Quanto accaduto è ingiustificabile per questo ho revocato le deleghe a Montanari. Quando si riveste un ruolo istituzionale non ci si può permettere inciampi”, ha detto Appendino annunciando che assumerà lei stessa le deleghe ad interim.

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“Intendo onorare fino in fondo la responsabilità di amministrare questa città, ma non sono disposta in alcun modo ad andare avanti con il freno a mano tirato. La prossima settimana porteremo in aula una serie di delibere di cui questa città ha bisogno per esprimere al massimo il suo potenziale. Delibere che riguardano il futuro di questa città e il destino dei cittadini. Provvedimenti sui cui chiederò all’Aula un mandato pieno. Non intendo più accettare battute di arresto o compromessi al ribasso, ciò che chiedo è una prova di maturità: per questo su questi atti, che ritengo fondamentali per il futuro della nostra città, vincolerò il mio mandato e il destino di questa amministrazione. Questa amministrazione ha senso di esistere solo se può lavorare e portare risultati per il bene della città”. Affermazioni perentorie, ma che rivelano lo stato di grande difficoltà della prima cittadina. “È  innegabile che in questi tre anni abbiamo fatto tanto ma è altrettanto vero che tanto altro avremmo potuto fare e che, in alcuni casi, avremmo potuto far meglio e, come sempre, sono pronta ad assumermi le mie responsabilità – ha aggiunto la sindaca Appendino –. A tal proposito ringrazio quei consiglieri che, tra infinite difficoltà, si sono spesi anima e corpo sui provvedimenti nell’interesse della comunità, sforzi che non possono essere vanificati da esternazioni estemporanee. Affermazioni che trattano superficialmente temi che toccano la vita di migliaia di cittadini e il lavoro di imprese e lavoratori”.

Il controcanto è stato pronunciato da Valentina Sganga, capogruppo dei pentastellati in Sala rossa. “Non c’era la nostra volontà di mandare via il Salone dell’auto mentre su Montanari è stata una scelta sua, non condivisa con noi. È una sua responsabilità. A Montanari va tutta la nostra stima”, ha rivolgendosi alla sindaca dopo la revoca delle deleghe al vicesindaco. “Siamo a un punto di stallo e di evoluzione per il M5s e per questa amministrazione – ha aggiunto Sganga –. Pensiamo sarebbe opportuno un confronto interno, che risparmi a Torino una sovrapposizione tra il piano politico e quello istituzionale. Sono d’accordo – ha concluso – quando dice che serve rispetto dei ruoli, ma serve anche ascoltare le posizioni non condivise e più eterodosse. Dibattito e ascolto per noi saranno sempre la nostra ricchezza”.

Dura la reazione delle opposizioni. “Lei racconta una città che vede solo lei – ha affermato il capogruppo del Pd Stefano Lo Russo –. La frase dell’ex vicesindaco Montanari sul Salone Parco del Valentino, è l’esatto pensiero tre quarti del suo gruppo. Montanari andava mandato a casa prima, mesi fa, per ben altri motivi. E non è questo il motivo per cui il salone ha scelto di andare in Lombardia. Non siamo né scemi, né ingenui”. Per poi puntare il dito direttamente su Appendino: “Sindaca, quando lei si assumerà le responsabilità? Ha giubilato l’ex assessore Patti, usando una nostra mozione di sfiducia. Ha dato la colpa a Malagò della perdita delle Olimpiadi, ma non poteva cacciarlo” ha ricordato l’esponente del Pd. “Si prenda qualche giorno e verifichi, se può ancora fare la sindaca. E consenta ai torinesi di tornare alle urne, per verificare se la sua visione distorta di Torino, corrisponde al vero a seconda di come le giudicheranno i torinesi, a cui lei deve rispetto” ha chiesto Lo Russo, aggiungendo: “Questa amministrazione è stata un’esperienza nefasta, Appendino se vuol fare qualcosa di buono per Torino, vada a casa”. In sintesi, “più che col freno a mano tirato – ha sostenuto Lo Russo – Torino è oggi senza conducente. La sindaca vuole farci credere che il problema sia Montanari, in realtà ha un problema interno e ha cercato un capro espiatorio. Ma è lei che deve dimettersi”.

Emblematico l’epilogo della seduta che si è chiusa per mancanza del numero legale (già accaduto in apertura di seduta quando le comunicazioni di Appendino sono state garantite dalla presenza dei consiglieri di opposizione). A chiedere la verifica, dopo una breve replica della prima cittadina agli interventi dei consiglieri di maggioranza e opposizione, è stato proprio Lo Russo. Assenti in Sala Rossa diversi consiglieri comunali della maggioranza pentastellata, compresi quelli più critici nei confronti della Appendino.

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