ECONOMIA DOMESTICA

Economia, il Piemonte è al palo

Tecnicamente non si può (ancora) parlare di recessione ma tutti gli indicatori segnano un peggioramento del sistema produttivo. Tra le province prevalgono i pessimisti a Biella, Alessandria, Verbania e Vercelli, mentre è buono il clima di fiducia a Novara e Ivrea

Il Piemonte è fermo: le attese delle imprese manifatturiere sono pessimiste anche se non è ancora l’inizio di una fase di recessione, ma poco ci manca. Sarà un’estate con crescita vicina allo zero per l’industria piemontese. Un’improvvisa ghiacciata sulle previsioni degli imprenditori per il terzo trimestre che rischia di frenare ulteriormente la crescita, già asfittica. Gli indicatori relativi a produzione, ordini, occupazione ed export peggiorano di 5-7 punti rispetto a marzo e ritornano su valori negativi. D’altra parte però il tasso di utilizzo degli impianti è fermo al 75%, livello elevato, non peggiorano le previsioni sull’occupazione, stabile o in lieve aumento, è stazionario il ricorso alla cassa integrazione e un’azienda su quattro programma investimenti.

A registrare l’indebolimento del clima di fiducia è la consueta indagine congiunturale trimestrale, realizzata da Confindustria. “La modesta ripresa si è spenta. Non si può parlare di recessione, ma il Piemonte è al palo e continua a perdere posizioni rispetto ad altre regioni italiane”, è scesa al quarto posto e ha il Pil più basso tra le regioni del Nord.

“C’è una grande responsabilità per il nuovo governo regionale che ha iniziato bene”, sottolinea il presidente degli industriali piemontesi, Fabio Ravanelli che, da ex consigliere comunale della Lega nella sua Novara, è uno dei supporter principali della giunta di centrodestra guidata da Alberto Cirio. “Siamo delusi, anche l’export è fermo. Servono decisioni rapide”, aggiunge il presidente degli industriali di Torino, Dario Gallina, che invece aveva posto nella grillina Chiara Appendino speranze di rinnovamento degli assetti politici e amministrativi del capoluogo.

Tra le province è Biella a registrare il più significativo peggioramento, prevalgono i pessimisti anche ad Alessandria, Verbania e Vercelli, mentre è buono il clima di fiducia a Novara e Ivrea. Sono invece ottimistiche le valutazioni delle imprese piemontesi del terziario.

I numeri nel dettaglio sono impietosi. L’indagine condotta raccogliendo le previsioni per il terzo trimestre da 1.200 imprese, di cui il 45% nel torinese, rispetto al secondo trimestre registra nel saldo tra ottimisti e pessimisti un crollo sia per quanto riguarda la produzione che per i nuovi ordini, che passano rispettivamente da +5,4% a -2,3%, e da +3,2% a -3,2%. Frenata anche nell’export, che vede ridursi il margine a favore degli ottimisti da +4,5% a +0,3%. Nell’industria non aumenta per ora la cassa integrazione, così come la previsione degli investimenti che coinvolgerà il 24,5% delle imprese, mentre precipita la redditività a Torino attesa da luglio a settembre. Più in generale prosegue la fase di stallo della produzione industriale, soprattutto per le imprese sotto i 50 dipendenti, dove prevalgono le aspettative negative.

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Guardando alle singole province, Alessandria registra dopo dieci trimestri un calo della fiducia, idem a Biella, Torino, Verbania e Vercelli. Asti registra una leggera ripartenza, bene il Canavese e Cuneo, ottimismo marcato a Novara che registra la miglior performance regionale. Passano però da due a cinque le province che nel terzo trimestre si aspettano un calo della produzione. Guardando ai singoli settori, stabile l’edilizia seppur in una profonda stagnazione, bene la chimica e alimentari, male meccatronica, automotive e metalmeccanica. Più in generale è la manifattura, cardine dell’economia piemontese, a frenare, a fronte di un ottimismo dei servizi dall’Ict ai trasporti, ma anche commercio e turismo. Anche se il 12% delle aziende di servizi ha ordini per meno di un mese, un dato compensato da un 36,8% di imprese che invece ha lavoro garantito per più di sei mesi.