ECONOMIA DOMESTICA

Industriali, torna in corsa Marsiaj

Si riaprono i giochi per la guida dell'Unione di via Fanti. Calano le quotazioni di Lavazza mentre (ri)prende quota l'attuale numero uno dell'Amma. E il presidente uscente Gallina sta lavorando per mandare in pensione Gherzi, il potente direttore

Fa presto a cambiare direzione il vento, in via Fanti. Nella sede dell’Unione Industriale di Torino il rituale, un po’ barocco, delle consultazioni informali tra i nomi che contano per capire quale possa essere il migliore per succedere a Dario Gallina, è ormai avviato anche se la designazione del futuro presidente dovrebbe avvenire la primavera del prossimo anno. Ci sono parecchi mesi e molte cose potranno capitare. Negli ultimi due, intanto, non poco pare essere cambiato.

Era la metà di maggio quando la nomina di Marco Lavazza alla vicepresidenza (condivisa con Pierpaolo Antonioli, Massimiliano Cipolletta e Giorgio Marsiaj) venne letta, oggettivamente, come una pre-investitura. Non a caso di fronte al giovane erede della dinastia del caffè che, chiamato da Gallina, saliva sul palco si palesò tutto il disappunto di chi da tempo punta a quella poltrona: Marsiaj si alzò lasciando il tavolo della presidenza. Il fondatore e titolare di Sabelt, nonché al vertice di Amma (l’associazione delle industrie meccaniche e meccatroniche) sapeva, come sanno tutti in via Fanti, che dietro l’operazione Lavazza sarebbe stato facile intuire il lavorìo di chi in quel palazzo sta da più di quarant’anni: il potente (ma, come si vedrà, meno di un tempo) direttore dell’Unione Industriale, Giuseppe Gherzi, regista delle nomine degli ultimi decenni.

Da quel giorno, come si diceva, qualcosa è cambiato ed è cambiato il vento che non pare più soffiare a favore di Lavazza. Il che non potrebbe che significare una agevole bolina per colui che sembrava essere (stato messo) fuori dai giochi. Più lo mandi giù, Lavazza, più ti tira su Marsiaj. E torna ad affacciarsi quella prassi che l’eventuale designazione del quarantaduenne numero due del gruppo torinese del food porrebbe, almeno in questa occasione, in soffitta.

Prassi non scritta, ma seguita in molte occasioni, quella in base alla quale prima di arrivare al vertice di via Fanti occorre transitare proprio da Amma, a conferma del peso della meccanica nel tessuto e nel governo industriale torinese. Una consuetudine che affonda le sue origini nella Torino one company town, in quel lungo periodo in cui lo stesso Gherzi ha potuto contare sul solido appoggio di quegli ambienti Fiat che oggi sono altrove o comunque assai meno influenti rispetto a non molto tempo fa.

Un po’ orfano, un po’ meno potente, il direttore che conosce come nessun altro dinamiche, riti e manovre che ricorrono ad ogni cambio al vertice, secondo rumors potrebbe addirittura avviarsi verso la meritata pensione prima del passaggio di testimone da parte di Gallina. E lo stesso attuale presidente non è escluso possa attuare una convincente moral suasion al fine di affidare al suo successore già un nuovo direttore o, più probabilmente, creare le condizioni perché uno dei primi atti del nuovo presidente sia proprio la nomina di quella figura di indiscussa importanza nelle strategie dell’associazione datoriale e anello di congiunzione tra una presidenza e l’altra.

Il minor peso e un assai più misurato interventismo di Gherzi non potrebbe che giovare al candidato che, come noto, è tutt’altro che il “suo” candidato. Insomma, per il settantaduenne Marsiaj che, dopo aver tentato con scarso successo la carriera politica con Italia Futura di Montezemolo e poi con Scelta Civica di Monti, si era buttato a capofitto nell’organizzazione imprenditoriale, sembrano riaprirsi i giochi. Molto dipenderà dai segnali che arriveranno e, presumibilmente, già stanno arrivando da parte di quei grandi elettori in grado di condizionare non poco la scelta della figura su cui far convergere il maggior numero di consensi e proporre all’assemblea per quel rito che prevede la designazione unitaria, lasciando sottotraccia nella fase precedente battaglie e duelli.

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