PALAZZO CIVICO

"Chi sta con me sta con Di Maio"

Appendino chiude ogni possibilità di scissione soft in Sala Rossa sull'onda del No alla Tav: o con i Cinquestelle o contro. E fa eco al vicepremier sulla (strumentale) richiesta di un voto in Parlamento

Extra Ecclesiam nulla salus. Messa da parte qualsiasi tentazione civica – più vagheggiata da altri del suo originario entourage che da lei stessa – Chiara Appendino ha deciso di intrecciare indissolubilmente il proprio destino a quello del Movimento 5 stelle e in particolare a Luigi Di Maio. Nessuna salvezza per chi sceglierà di uscire, nessun salvacondotto e quindi nessuna scissione soft per quelli che voglion fare i puri con le natiche ben poggiate sugli scranni della maggioranza in Sala Rossa.

Dopo qualche ora per smaltire “frustrazione” e “amarezza” la sindaca si è pronunciata per la prima volta questa mattina sul semaforo verde scattato ieri alla Tav, attraverso il videomessaggio del premier Giuseppe Conte in diretta facebook. Sfrutta l’inaugurazione dello spazio arrivi all’aeroporto di Caselle, ospite della Sagat, per lanciare un avviso ai naviganti dell’ala più oltranzista della sua maggioranza che, secondo alcune voci, starebbe valutando l’ipotesi di sganciarsi dal M5s per costituire un gruppo di irriducibili No Tav da schierare a sostegno di questa giunta per evitare di far cadere la sindaca e andare a casa. Un’opzione un po' paracula per chi fa l'irriducibile in pubblico e negozia in modo accomodante in privato. Per questo Appendino ha deciso di stoppare sul nascere questa operazione: “Ogni consigliere deve legittimamente fare le proprie scelte” premette. Poi però sentenzia: “Non sono disposta ad accettare un gruppo misto a sostegno della mia giunta che sia fuori dal Movimento. Tutto il gruppo consiliare è No Tav, quindi quella strada non troverà il mio consenso”. Si può abbracciare la svolta governista o contestarla al punto da accettarne le estreme conseguenze: terzium non datur.

Il timore di Appendino è quello che dare il via libera alla costituzione di una simile formazione, potenzialmente attraente per quasi tutti i consiglieri grillini, potrebbe essere egemonizzata dai componenti meno dialoganti, quelli che, oltre al No alla Tav, hanno imposto il No alle Olimpiadi, fatto scappare il Salone dell’Auto, messo in discussione la privatizzazione del Motovelodromo, sfilato con gli antagonisti, protestato contro il G7, eccetera eccetera. Come afferma in un passaggio Appendino “tutto il gruppo consiliare è No Tav”: come a dire, non c’è chi è più No Tav degli altri e non si può consentire ad alcuni di strizzare l’occhio alla pancia del Movimento, mentre un drappello di amici della contentezza (e della coppia Di Maio-Appendino) rischierebbe di ritrovarsi in minoranza all’interno della maggioranza. La nascita di un gruppo No Tav, infatti, rischierebbe di gettare fra le braccia dei movimentisti – Maura Paoli, Daniela Albano, Viviana Ferrero – anche chi fino a oggi è stato più vicino ad Appendino, pur rimanendo fedele – almeno a parole – ai valori fondativi del Movimento 5 stelle, a partire dal No alla Torino-Lione: consiglieri come Fabio Versaci, Valentina Sganga o Serena Imbesi.

Per il resto da Appendino arrivano parole che suonano come un’incondizionata dichiarazione di lealtà – fino alla sottomissione – nei confronti dei capi politici Cinquestelle, al punto da sostenere anche l’ennesima manfrina di Luigi Di Maio sulla richiesta di un voto in parlamento per cristallizzare il No dei grillini e certificare la presenza di una maggioranza trasversale favorevole alla Torino-Lione (e magari scaricare la responsabilità sul Pd). “Il mio auspicio è che la nostra amministrazione possa portare avanti il proprio mandato e il Parlamento prenderà le decisioni che deve prendere” dice Appendino, come se nei due rami ci fossero ancora degli spazi politici o più banalmente aritmetici per evitare quanto ormai è sancito. Poi il tentativo di separare i piani tra quello nazionale e quello locale: “Dal primo giorno che ho iniziato la mia campagna elettorale ho sempre detto che un sindaco, un’amministrazione locale non può bloccare quest’opera. Ho sempre ribadito, come ha fatto la mia maggioranza, la contrarietà mia e del mio gruppo consiliare alla Tav, quindi penso che l’azione amministrativa debba andare avanti nell’ottica del nostro mandato visto che abbiamo tanti temi importanti da portare a termine”. Da Giovanna D’Arco a Forlani il passo è brevissimo: la sindaca parla di “parlamentarizzazione” di una questione che per un anno è stata gestita esclusivamente a livello ministeriale e dialettico tra i due contraenti del contratto, ripete quanto già affermato da Di Maio durante la riunione con gli attivisti all’Hotel Royal: “Non abbiamo il 51 per cento” e “non si può cambiare unilateralmente un accordo esistente”. In campagna elettorale, però, dicevano altro.

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