Fanno pulizia, etnica

Lunedì 22 luglio è tornata la normalità in corso Cosenza: il sole estivo ha riscaldato le panchine in gran parte vuote e i prati hanno smesso di ospitare i piedi scalzi dei bambini che giocavano lì sino al giorno precedente. I residenti dell’area urbana a ridosso dei giardini Ferruccio Novo si sono svegliati ritrovandosi in una mattina diversa dal solito; ne hanno avuto conferma quando osservando l’area verde sottostante si sono accorti di una indiscutibile novità: camper e nomadi erano spariti, dopo circa due anni di permanenza. L’ordinanza di sgombero a firma Chiara Appendino ha infine sortito i suoi effetti nel giardinetto al confine tra Santa Rita e Mirafiori Nord (lo stesso in cui chi scrive si è sbucciato da piccolo più volte le ginocchia a causa della pavimentazione in asfalto).

I firmatari della petizione anti-camper hanno gioito alla notizia del trasloco delle roulotte e dei loro abitanti, mentre i fautori dei presidi settimanali (la frangia più estrema caratterizzatasi sovente per gli slogan di stampo razzista) hanno letteralmente fatto festa.

L’ordine di allontanamento delle abitazioni su ruote spicca per la sua intempestività. L’atto amministrativo poteva essere forse efficace nei giorni immediatamente a seguire la comparsa del primo camper, ma al contrario è assolutamente improprio se notificato due anni dopo e senza prevedere alcuna soluzione residenziale o l’accompagnamento sociale dedicato ai minori.

Nel lungo periodo di permanenza delle famiglie bosniache nei parcheggi di corso Cosenza molti residenti hanno avuto modo di conoscere i nomadi, mentre altri hanno accompagnato i loro bambini nel percorso scolastico. Molti volontari infatti si sono impegnati con intelligenza in attività di mediazione culturale, di inclusione rivolta soprattutto ai minori: azioni svolte nell’assenza di qualsiasi istituzione (Comune e Circoscrizione) nonché tra le grida “Bruciamoli tutti” dei pochi che hanno aderito agli appelli di CasaPound.

L’ordinanza ha quindi letteralmente sconvolto la difficile opera dei numerosi cittadini “di buona volontà”, e al contempo ha compromesso il destino dei piccoli errabondi. Istruzione e cultura determinano il futuro dei bambini oggi come in passato. Lo spartiacque tra essere un cittadino o qualcos’altro di non ben definito (quindi senza diritti) passa dal percorso scolastico, dall’acquisita capacità di conoscenza.

L’ordinanza sindacale di sgombero dell’area di corso Cosenza/giardini, ha spinto i giovani nomadi sopra un crinale ripido e pericoloso, in balìa di chi periodicamente scendeva in piazza per gridare che non erano benvenuti, anzi erano indesiderati oltre che brutti e sporchi, per cui da allontanare malamente.

Il rispetto per la Vita e l’esistenza altrui cede innanzi alla paura nei riguardi di chi è considerato “diverso”, così come davanti al temuto calo di valore del proprio immobile. L’avanzata dei disvalori neo razzisti è quindi la sommatoria di panico, non consapevolezza, egoismo e supremazia verso i più deboli.

Il diritto ad esistere cede drammaticamente pure innanzi all’ossessione dell’ordine e del decoro: falsi problemi resi attuali da una massiccia ed efficace campagna di persuasione di massa, ideati per celare abilmente i veri soprusi di cui è costantemente vittima la comunità urbana.

I cittadini caduti nella rete dell’estremismo di destra vantano i loro presidi con parole secche quanto terribili: “Andiamo a fare un po’ di pulizia”. Non si tratta purtroppo di un gruppo di residenti che rimuovono foglie secche o immondizia varia, bensì di un’annunciata pulizia etnica in cui i rifiuti sono i nomadi e coloro che hanno dato sostegno ai bambini (spesso indicati a voce alta dai “netturbini etnici” tramite pesanti insulti). Vero avvilimento di chiunque non condivida i loro pseudo-valori fertilizzati dal terrore, un atteggiamento antidemocratico premiato con l’emanazione dell’atto di sgombero.

Il rispetto per i beni comuni si traduce in attività di contrasto nei confronti di chiunque voglia appropriarsene indebitamente. Azioni tese quindi a impedire sia un uso dei medesimi a fini di lucro personale, ad esempio distruggere le aree verdi a favore di parcheggi privati pertinenziali, sia la trasformazione dei giardini pubblici in aree di campeggio.

Ogni situazione però ha un contesto particolare da cui è bene non distrarsi, soprattutto nel processo amministrativo. Quando la peculiarità di una circostanza su cui interviene il Pubblico è la presenza di minori, occorre agire con la massima prudenza, dando priorità assoluta agli interessi di questi ultimi.

Gli insulti e le minacce, protagonisti indiscussi in questi mesi nei giardini di corso Cosenza, non hanno certamente contribuito a risolvere i problemi reali e neppure quelli presunti tali (al limite li hanno spostati altrove) ma in compenso sono stati causa di una profonda ferita nel corpo sociale del quartiere. Una ferita tanto grave da ledere i principi costituzionali sotto gli occhi disattenti del Prefetto e della Sindaca.

Se è vero che le aree verdi non sono a uso di chi vive nelle roulotte, a maggior ragione è altrettanto vero che non sono neppure proprietà di chi persegue ideali di pulizia etnica e politica.

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