OPERE & OMISSIONI

"La Lega paga la sua ambiguità"

Alla vigilia del voto in Senato sulla Tav il forzista Malan bacchetta il partito di Salvini: "I Cinquestelle hanno ragione nel rinfacciare il rispetto del contratto di governo. Bastava non accettare la ridiscussione della Torino-Lione". Forza Italia compatta per il Sì

Per la Tav, citofonare Salvini. Di fronte all’appello rivolto dal capogruppo del M5s al Senato Stefano Patuanelli “agli eletti di tutti i partiti e in particolare ai senatori piemontesi della Lega e di Forza Italia” affinché votino la mozione contro la Torino-Lione, gli azzurri con il vicepresidente del gruppo a Palazzo Madama Lucio Malan non solo ribadiscono il loro compatto sì alla Tav, confermando di aver depositato una loro mozione, ma fanno di più: colgono quest’occasione per mettere in evidenza le contraddizioni del Carroccio. E lo fanno sancendo ulteriormente, su uno dei temi più divisivi e a rischio crisi per il Governo, la fine di quel lodo inconfessato o sorta di cautela per cui gli attacchi alla maggioranza erano riservati soltanto ai Cinquestelle.

Si spinge addirittura oltre, il senatore piemontese riconoscendo che “una parte di ragione, nell’ambito del torto, i Cinquestelle ce l’hanno quando ricordano che il contratto di governo prevede di ridiscutere integralmente il progetto, ovvero non fare la Tav”. Il cuneo forzista tra i due alleati, divisi sulla grande opera ferroviaria, trova morbido sul fronte leghista: “Qualche domanda dovrebbero farsela i dirigenti e i parlamentari della Lega, che hanno accettato quel contratto, confermato con un voto in Senato esattamente cinque mesi fa, in cui si ribadiva la formula di ridiscutere integralmente l'opera”.

Manca solo più un giorno – forse due se il voto sulla Tav previsto per domani, come probabile, slitterà a mercoledì – a uno dei passaggi più insidiosi per la maggioranza gialloverde. Ieri sera, parlando alla festa della Lega a Colico, il vicepremier ha avvisato: “Chi dice di no alla Tav mette a rischio il Governo. Non stiamo al governo per scaldare le poltrone ma per fare le cose che servono. Se stiamo al governo per perdere tempo – ha detto - non ci siamo e andiamo a chiedere la parola a voi", prefigurando elezioni che, da più parti, continuano a non intravvedersi all’orizzonte.

Forse uno spauracchio, quello del Capitano, ancor più che per la Tav per il decreto sicurezza bis al voto oggi e sul quale aleggia il rischio di una, per ora sparuta, pattuglia di grillini decisi a non votarlo. Ma è come voterà la Lega sulla Tav che resta ancora da capire.

L’ipotesi che circola nelle ultime ore è quella secondo la quale il partito di Salvini si asterrebbe sia sulla mozione NoTav dei Cinquestelle, sia a quelle favorevoli del Pd, di Forza Italia e di Emma Bonino. “Intanto la Tav si fa”, la motivazione del Carroccio salviniano a possibile giustificazione dell’astensione, che al Senato non equivale più a voto contrario come fino a non molto tempo fa.

“Noi di Forza Italia, siamo con Silvio Berlusconi che l'alta velocità l'ha realizzata per davvero da Torino a Salerno e non cambiamo idea su quale sia l'interesse dei piemontesi e degli italiani", dice Malan spazzando via ogni voce di una possibile astensione o non partecipazione al voto circolata nei giorni scorsi e motivo di una decisa reazione di Giovanni Toti contro questa ipotesi. “Abbiamo depositato la nostra mozione – chiarisce il vicecapogruppo azzurro – e voteremo”.

Anche la mozione del Pd, che come quella dei Forza Italia è a favore della Torino-Lione? “È un’ipotesi da mettere in conto. Se non ci saranno elementi tali da impedirlo, in teoria, noi potremmo votare quella del Pd e il Pd la nostra”, chiarisce Malan parlando con lo Spiffero. In quel caso i voti di Pd e Forza Italia (113) supererebbero quelli dei Cinquestelle (107), “certo sarebbe un po’ bizzarro che i due partiti dell’opposizione si facessero carico di fare quel che il primo partito secondo i sondaggi dice di voler fare”.

Le stoccate alla Lega, ancor più facile bersaglio nel caso confermi l’astensione, però non si fermano qui: “Quel contratto di governo lo hanno firmato loro e se adesso l’alleato chiede di rispettarlo come dargli torto? Il torto i Cinquestelle ce l’hanno nel non volere la Torino-Lione, anche se non va dimenticato che pure nella Lega c’erano frange NoTav”, osserva Malan ricordando quel che nel Carroccio piemontese si è cercato di far dimenticare rapidamente. L’ex europarlamentare Mario Borghezio con i suoi comizi in Valsusa a contestare l’opera, così come aveva fatto prima di diventare governatore anche Roberto Cota e con loro non pochi amministratori locali leghisti. Adesso Salvini dice che “se un pezzo di maggioranza vota per bloccare un'opera importante come la Tav è un problema”.

Ma il leader della Lega,  come rimarca il senatore piemontese vice di Annamaria Bernini a Palazzo Madama, “quando ha sottoscritto il contratto di governo, forse, non aveva calcolato il peso di un no alla Tav, le conseguenze anche elettorali di un blocco dell’opera che sono state messe letteralmente in piazza a Torino nei mesi scorsi, i segnali chiarissimi arrivati dal mondo dell’impresa. O forse aveva già in mente di non rispettarlo quel contratto. Forza Italia – aggiunge Malan – il contratto lo ha firmato con gli elettori ai quali abbiamo sempre promesso di realizzare l’opera. Non è a noi che i Cinquestelle devono rivolgere l’appello, ma alla Lega”. 

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