GIALLOROSSI

"Stop Tav o niente accordo col Pd"

I grillini piemontesi riesumano la madre di tutte le (loro) battaglie. Per la capogruppo in Regione Frediani è pregiudiziale a ogni intesa. Il senatore Airola racconta di una misteriosa "opportunità" per bloccare l'opera che gli avrebbe rivelato Conte

La strada per arrivare a un accordo di governo tra Pd e M5s è impervia e, di mezzo, manco a dirlo c’è ancora la Tav. Per i grillini quasi la madre di tutte le battaglie, l’ultima roccaforte in cui il Movimento, dopo aver ceduto praticamente su tutto, si è trincerato contro l’ex alleato leghista. Si cercherà di rimettere in discussione il rassegnato via libera pronunciato dal premier dimissionario Giuseppe Conte lo scorso 23 luglio – “Non farla costerebbe più che realizzarla” – dando seguito alla propria mozione bocciata al Senato il 7 agosto con la quale si impegnava il parlamento a bloccare l’opera?

Il no alla Tav è pregiudiziale a ogni ipotetica intesa soprattutto per i grillini piemontesi, quasi certamente solo per loro. “Stop Tav, stop decreti sicurezza, il reddito di cittadinanza non si tocca. Senza queste condizioni, non vale nemmeno la pena di sedersi ad un tavolo”, mette le mani avanti Francesca Frediani, capogruppo in Regione e storica militante valsusina, che vorrebbe vedere rotolare qualche testa del suo partito: “Squadra perdente si cambia”. Messaggio chiaro e forte per Luigi Di Maio e il suo inner circle, colpevoli agli occhi dei duri e puri di aver tradito lo spirito originario. “Mai più – aggiunge Frediani – compromessi sui nostri principi, mai più decisioni tra pochi, mai più imposizioni di voto contro la propria coscienza ai nostri parlamentari”. Auguri.

Svela un retroscena sempre relativo alla Tav il senatore torinese Alberto Airola, autore di un intervento non propriamente memorabile nell’aula di Palazzo Madama durante il dibattito sulle mozioni. Su facebook racconta di essersi recato da Conte nei giorni precedenti alla clamorosa risoluzione «con tutte le carte e le dimostrazioni sull’inutilità dell’opera, indicandogli varie vie di uscita e rassicurandolo sulle penali inesistenti». Un buco… nell’acqua, insomma. Dopo aver fatto partire l’opera «mi ha richiamato lui, per spiegarmi che era affranto e pensava a tutti i No Tav, mentre faceva quella dolorosa scelta e il suo discorso pubblico». Mentre il premier singhiozzava, offrendosi quale vittima sacrificale agli occhi dei No Tav (“date la colpa a me non a Toninelli”, gli avrebbe detto), nel corso dello colloquio gli concesse «un’opportunità di cui era ignaro (e anche per questo non voglio parlarne qui, sembrerebbe che l’abbia raggirato ma non è cosi)». Abbastanza incomprensibile, as usual. Ma Airola ha comunque una certezza: «se fosse durato questo governo, probabilmente, ce l’avremmo fatta almeno a sospendere i lavori. Detto questo, comunque vada, continuerò la mia battaglia contro l’opera. Convintamente No Tav». A sarà düra, non sbracare nuovamente, questa volta con il Pd. Auguri pure a lui.

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