POLITICA & SANITA'

Sanità, braccio di ferro sul direttore

L'attuale inquilino di corso Regina Bono non vuole andare in pensione entro l'anno. L'assessore Icardi chiede lumi al capo del personale Frascisco che, secondo i rumors, aspirerebbe alla carica. Intanto arriva Giorgione, medico amico della famiglia Molinari

È il primo nome pesante a entrare nella sala comando di corso Regina segnando, con chiarezza e molti segnali da interpretare, la svolta che la giunta di Alberto Cirio e in particolare la Lega imprimerà alla Sanità piemontese affidata a Luigi Icardi e sulla quale i vertici del Carroccio intendono esercitare pienamente la leadership rispetto agli alleati della maggioranza.

L’arrivo di Nicola Giorgione negli uffici della direzione, contigui a quelli dell’assessorato in un’osmosi ancora da attuare proprio con la sostituzione del vertice operativo, come annunciato nelle scorse settimane da lo Spiffero era, pressoché, scontato. L’attuale direttore sanitario del San Giovanni Bosco, 62 anni e un lungo curriculum da dirigente in cui figura anche la direzione dell’Azienda ospedaliera Santi Antonio e Biagio – Cesare Arrigo di Alessandria, da un paio di giorni è ufficialmente distaccato in corso Regina “per attività di supporto al direttore regionale”.

La convenzione tra l’Asl Città di Torino e la Direzione Regionale, ovvero l’atto necessario per aprire la porta principale del sancta sanctorum della sanità piemontese al medico nato ad Ariano Irpino laureatosi a Napoli ma da decenni in Piemonte, fissa in due anni la durata dell’incarico. C’è chi scommette che durerà meno. E non certo a detrimento di Giorgione, manager stimato e di vaste relazioni in quei mondi che anche e soprattutto tra i camici bianchi contano molto. Quello di consulente di alto rango potrebbe, con molte probabilità, essere soltanto un temporaneo parcheggio dove acclimatarsi negli ambienti che nel giro di pochi mesi potrebbero vedere il medico amico di famiglia del segretario regionale della Lega Riccardo Molinari, vicedirettore per il comparto sanitario e ospedaliero in particolare.

Silurato con la mancata riconferma nel 2015 alla direzione dell’Aso alessandrina, nonostante gli oggettivamente riconosciuti buoni risultati nella gestione, e sostituito da Giovanna Baraldi nelle nomine fatte all’epoca da Antonio Saitta con la non ininfluente supervisione dell’allora direttore regionale Fulvio Moirano, Giorgione oggi si prende la rivincita.

Se l’arrivo in assessorato di Fabio Aimar dirigente amministrativo dell’Asl Cuneo 1 è stata una scelta pressoché immediata dell’assessore appena insediatosi, altra lettura merita l’approdo di Giorgione in quella Direzione prossima al cambio della guardia, ma anche proprio in questi giorni al centro di quello che pare un braccio di ferro tra burocrati.

Dopo l’abbandono da parte di Renato Botti per andare alla corte di Nicola Zingaretti nella Regione Lazio, Sergio Chiamparino aveva nominato al suo posto Danilo Bono, una lunga esperienza al vertice del 118, che il prossimo 12 dicembre compirà 65 anni, limite di età fissato dalla legge Madia per i dirigenti. E proprio guardando a quella data il governo regionale lavora all’individuazione del successore. Il pole position c’è, come abbiamo scritto pochi giorni fa, Thomas Schael, “il tedesco” mastino dei conti che piace all’assessore il quale su un punto sembra irremovibile: il prossimo direttore dovrà essere un esperto gestionale e non un camice bianco. Da qui il possibile ruolo, assai rilevante, di Giorgione dome vice.

Sul percorso verso il cambio della guardia si sarebbe, tuttavia, posto un ostacolo da parte dell’attuale direttore. Secondo rumors di corso Regina, Bono contesterebbe l’applicazione della norma in base alla quale il compimento dei 65 anni comporterebbe l’immediato pensionamento, obiettando che a fare fede sarebbe il contratto stipulato con la Regione la cui scadenza è fissata al 2020. Di parere opposto a quello di Bono pare essersi detto il direttore degli Affari Istituzionali e Avvocatura della Regione, con interim alla Segreteria generale e Personale, che ha competenza sui contratti, Paolo Frascisco secondo il quale è la legge Madia che deve essere applicata. Frascisco, fratello di Mauro, storico manager della sanità, è uno dei cinquanta idonei alla direzione generale di azienda sanitaria da cui nel 2015 Saitta (e Moirano) pescarono i manager. E tanto basta per alimentare voci di un suo possibile interesse per quel posto che l’attuale direttore sembra non essere intenzionato a lasciare il giorno dopo il suo sessantacinquesimo compleanno.