(DE)MENTI

Macachi e asini dell'anti-scienza

Contestati gli esperimenti per studiare il recupero della vista nei pazienti resi ciechi da lesioni cerebrali. Busta con proiettile a neuroscienziato torinese. Una campagna di odio orchestrata dagli animalisti con il solito supporto di artistoidi e saltimbanchi

È una vera e propria escalation di minacce quella che sta bersagliando i ricercatori impegnati nel progetto “Lightup”, finanziato dall'European Research Council (Erc) e condotto dalle università di Torino e Parma: un progetto, passato al vaglio di tutte le norme vigenti - precisano i protagonisti - che mira a validare procedure riabilitative che permettano il recupero della vista a pazienti ciechi in seguito a una lesione al cervello, e che prevede una sperimentazione sui macachi, contestata dagli animalisti. Marco Tamietto dell’Ateneo subalpino e Luca Bonini di Parma sono stati bersagli di un crescendo di minacce che vanno dall’aggressione personale da parte di militanti animalisti a falsità diffuse ripetutamente sulle attività sperimentali programmate nel quadro di stringenti normative vigenti, riferisce l’università di Parma in una nota.

L’ultimo episodio di eccezionale gravità consiste in una lettera anonima indirizzata Tamietto con minacce di morte e un proiettile. “Non sei un ricercatore ma un bastardo assassino. Colpiremo duro te o la famiglia. A presto”. Insieme alla missiva, un bossolo. Il docente è da mesi al centro di una campagna di odio: la sua colpa è di condurre una ricerca - il recupero della vista nei pazienti resi ciechi da lesioni cerebrali - che prevede sperimentazioni su macachi. È dallo scorso giugno che il professore è entrato al centro di un groviglio di notizie, bufale, campagne delle associazioni animaliste, petizioni, insulti social, volantini, foto segnaletiche fatte circolare su internet. La faccenda ha preso una piega tale che a Tamietto è stato assegnato un dispositivo di protezione di polizia. La lettera, rigorosamente anonima, è stata recapitata all’Ateneo; ad aprirla sono stati i collaboratori dello scienziato - che si trovava in trasferta per ragioni di lavoro - insospettiti dall’insolito rigonfiamento della busta.

Gli atenei ricordano di aver “provveduto a tutelare il lavoro e la onorabilità dei ricercatori anche in sede giudiziaria”. E intanto esprimono “solidarietà e vicinanza ai due docenti”. Queste “manifestazioni di minaccia dell’incolumità della persona - spiegano congiuntamente le due università - travalicano qualsiasi confronto democratico su opinioni che, sia pure divergenti, possono essere ammissibili nel contesto di una libera discussione pubblica”. Per la ricerca scientifica e per le sue ricadute positive tali posizioni risultano comunque dannose, essendo basate su affermazioni aprioristiche e disinformative che, oltretutto, vanno anche ad alimentare azioni violente di frange aggressive. “Chi sostiene queste opinioni (anche se in buona fede) e non si dissocia chiaramente dalle minacce di violenza fisica e verbale, destituisce di qualsiasi legittimità e attendibilità le proprie opinioni”.

Il progetto Lightup, si puntualizza nella nota, “è stato approvato nei suoi aspetti scientifici ed etici dall’Erc, dai comitati etici e dagli organismi preposti al benessere animale (Opba) delle università, oltre che dal ministero della Salute. Tutti questi organismi indipendenti hanno riconosciuto il valore del progetto e l’impossibilità di perseguirne gli obiettivi di conoscenza e intervento clinico senza una preventiva sperimentazione su animale oltre gli studi (non invasivi) su volontari umani. È bene sottolineare come l’Italia sia il Paese con la legislazione più restrittiva d’Europa in materia di sperimentazione animale”. Gli atenei hanno redatto e pubblicato un fact-checking sul testo della petizione Lav per smentire una reiterata disinformazione comparsa in rete. La rivista internazionale Science ha pubblicato nei giorni scorsi sul suo sito un articolo sulla grave campagna di disinformazione messa in atto da alcune associazioni animaliste nei confronti del progetto Lightup. L’articolo cita, inoltre, la dichiarazione di Elena Cattaneo, neuroscienziata di fama internazionale e senatrice a vita, che definisce “il caso molto preoccupante”.

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