GIALLOROSSI

"C'eravamo tanto armati", niente pace a Torino tra Pd e 5s

Resta ferma l'opposizione dei democratici alla sindaca grillina, a dispetto dell'accrocchio romano. Lo Russo: "Hanno alimentato per anni l'odio contro di noi e ora hanno bisogno dei nostri parlamentari per rimanere al potere"

Tocca a loro, ai grillini e in primis a Chiara Appendino, spiegare. Certo, a parole è facile circoscrivere l’accrocchio che si sta approntando in queste ore nei palazzi romani al perimetro del governo nazionale, ma per quanto da entrambe le parti si pretenda di tenere separati i piani, a Torino l’intesa tra M5s e Pd è un vero e proprio cataclisma. Cosa è cambiato da quella domenica sera quando qualche centinaio di attivisti Cinquestelle cingendo d’assedio Palazzo civico al grido di “Onestà, onestà” festeggiava la cacciata dalla guida della città di un partito perno del tanto odiato “Sistema Torino”, asservito agli interessi dei poteri forti? Era il 19 giugno 2016.

Sono passati poco più di tre anni, ma a Torino sembra solo ieri. Tre anni di scontri al fulmicotone, tra contumelie e pesanti accuse reciproche, difficile che non abbiano lasciato un segno. E, infatti, dopo aver assicurato che nulla cambierà nel modo di fare opposizione a una giunta inconcludente e, addirittura, nefasta che ha ipotecato il futuro del capoluogo piemontese, lo stato maggiore del Pd lancia la sfida alla controparte che, all’ombra del Colle, si appresta a diventare alleata. Noi non proviamo alcun imbarazzo, sembrano dire i dirigenti dem, semmai sono loro a doversi giustificare, anzitutto davanti alla città e a dar conto delle tante parole di fuoco, spesso tracimate nell’insulto, pronunciate all’indirizzo di chi li ha preceduti nell’amministrazione del Comune.

“Continueremo, come abbiamo fatto fino adesso, a provare ad ascoltare la città, a segnalare le cose che non funzionano perché si possano correggere, a votare a favore dei provvedimenti che condividiamo e contro quelli che non condividiamo e a presentare proposte nell’interesse di Torino”. Non arretra di un millimetro il capogruppo dem Stefano Lo Russo che sull’opposizione alla sindaca e alla sua giunta ha investito tempo ed energie, riuscendo in molte occasioni a mettere in seria difficoltà Appendino, assessori e maggioranza. “Noi, che a Torino abbiamo sempre svolto il nostro ruolo di minoranza consiliare stando nel merito delle questioni, senza le loro pregiudiziali e il loro rancore e nel solo interesse della città, continueremo a farlo” prosegue Lo Russo.

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Insomma, nessuno sconto ad Appendino e alla sua maggioranza, nessuna allentamento della tensione o tatticismo: “Hanno prosperato su odi sociali e personali, su maldicenze, sugli insulti. Adesso con il Pd ci devono fare addirittura il Governo insieme e son lì che, a tutti i livelli, si arrabattano goffamente e che provano a spiegare, motivare, far finta di niente”. Il riferimento è, tra gli altri, a Francesco Sicari, il presidente della Sala Rossa che ieri, via social, ha sdoganato l’intesa romana, facendo cadere ogni pregiudizio sul partito “delle banche” e di “Bibbiano” al motto di “dopo Salvini va bene chiunque altro”. Una retromarcia su tutti i fronti quella che i vertici romani di entrambe le forze stanno attuando: un po’ per convenienza e un po’ per convinzione. “Come si cambia per non morire” cantava Fiorella Mannoia, a proposito di chi sui Cinquestelle aveva preso un bell’abbaglio. E così ora, prosegue Lo Russo, “Appendino, la prima della fila a gettare fango sul Pd torinese e sui suoi esponenti” che “si è sbracciata a tessere le lodi di Conte e Di Maio” scopre che “se restano al Governo, è proprio grazie ai voti dei deputati e dei senatori democratici insultati fino al giorno prima”.

“Sarà interessante vedere come adesso i grillini torinesi potranno trovare legna per continuare ad alimentare il fuoco del loro nulla cosmico” prosegue il capogruppo dem, il quale continua a invocare le dimissioni della prima cittadina, perennemente in bilico, retta da una maggioranza sempre più sfilacciata e disomogenea. “Torino merita ben altro che questi signori e le loro azioni dannose e di corto respiro, del tutto inadeguate per le sfide che abbiamo davanti”.