GIALLOROSSI

Appendino snobba il Pd: "Il dialogo? Affar loro"

La sindaca soddisfatta per il bis di Conte, ma per lei a Torino non cambia nulla. Nessuna apertura verso l'opposizione in Sala Rossa: "Se vogliono convergere sui singoli provvedimenti ben venga, la mia linea resta la stessa". E ora il travaglio è tutto interno ai democratici

Tanto garbata nei confronti di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, quanto gelida verso il Pd, in particolare quello di Torino. Rimarrà deluso chi, tra i dem, s’attendeva un ramoscello d’ulivo da Chiara Appendino ora che il Movimento 5 stelle è diventato partner di governo e tra i dirigenti del Nazareno c’è già chi prospetta convergenze in vista delle prossime elezioni regionali e comunali.

La prima cittadina convoca una conferenza stampa per esprimere la sua felicitazione per il bis al premier incaricato, ma nulla aggiunge sui rapporti con l'opposizione in Sala Rossa, su come gli equilibri politici in città e fuori potrebbero evolvere e su come questa scossa tellurica potrebbe riverberarsi da Roma fino alla sua Torino. Anzi, a dirla tutta la sindaca grillina tira dritto per la sua strada tortuosa e irta di ostacoli, e pare per nulla intenzionata a farsi accompagnare, più o meno esplicitamente, da nuovi compagni. Per Appendino “Conte è la persona più adatta a ricoprire questo ruolo” e per questo “ringrazio Sergio Mattarella per la sua capacità di gestire situazioni difficili del nostro paese”. Ricorda i dossier aperti con il precedente esecutivo: c’è il Moi, i finanziamenti per la seconda linea della metropolitana, le Atp Finals, i soldi per l’area di crisi complessa, gli 8,5 milioni attesi per il Teatro Regio. Mentre la questione Tav “per me è chiusa” sentenzia. Non si scosta di un millimetro dalla posizione assunta dai suoi vertici nazionali, nulla da aggiungere, se non il ringraziamento a Di Maio “per l’equilibrio e la determinazione con cui ha guidato il Movimento 5 Stelle”.

Ma lei, grillina per sbaglio secondo alcuni, atipica per come è nata la sua candidatura, sicuramente per estrazione famigliare più affine all'establishment di tanti suoi oppositori, come vede questo matrimonio contronatura, tra due forze opposte e distanti, come lei stessa ha verificato in questi quasi tre anni di amministrazione della città? “Con il Pd su alcuni temi, come i diritti, ci sono state delle convergenze”, così come “con Salvini abbiamo collaborato bene sulla sicurezza a partire dal progetto per il Moi”. Appendino cerchiobottista per interpretare al meglio lo Zeitgeist, lo spirito di questo tempo maledetto. L’importante è restare in sella, “nell’interesse di Torino” ça va sans dire.  

E mentre il Pd si dilania sulle ripercussioni che una tanto ardita manovra di palazzo potrà avere sui territori e già pianifica alleanze e intese strategiche, lei glissa e ben si guarda dal tendere una mano a quell’opposizione in Sala Rossa finora risultata tanto ostile. “Porto avanti il mio mandato, la mia linea non cambia” sono state le sue parole. E d’altronde cos’altro avrebbe potuto dire. Certo, “se ci saranno proposte costruttive o convergenze su alcuni provvedimenti ben venga” ma “io non cerco una nuova maggioranza o una maggioranza allargata”. Resterà deluso chi, come il segretario del Pd Paolo Furia, fiancheggiato dalla sua vice Monica Canalis – nella triplice veste di consigliera regionale, comunale e della Città Metropolitana – ha provato a interpretare il nuovo corso auspicando l’apertura di un dialogo con Appendino come diretta conseguenza dell’accrocchio romano. Lei per il momento resta in sella e a chi le chiede se si senta più o meno a suo agio al fianco della Lega o del Pd è glaciale: “Per nostra iniziativa tutto questo non sarebbe successo, Salvini in modo irresponsabile ha staccato la spina” e ora tocca al Pd. Il M5s va avanti al centro, come la Dc. La sua Forlani l’ha già trovata. Ed è per stessa ammissione del capo politico "il futuro del Movimento".

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