CENTRODESTRA

Seconda forza della coalizione, Fratelli d'Italia alza il prezzo

La trattativa per il sottogoverno regionale entra nel vivo e il partito della Meloni mette sul piatto il proprio peso. Secondo i sondaggi ha superato Forza Italia. L'assessore Rosso: "Da noi porte aperte per tutte le articolazioni della destra". E Cirio "sceglierà con calma"

“Abbiamo anticipato quello che sarebbe successo”. Una preveggenza a breve termine quella che Roberto Rosso rivendica per i vertici nazionali e locali del suo partito: sono bastati tre mesi perché i sondaggi dessero ragione a Fratelli d’Italia nel rivendicare e ottenere nell’ambito della coalizione quei due posti nella giunta regionale, al pari di Forza Italia. Il quasi 9 %, registrato nelle intenzioni di voto da alcuni istituti, portano il partito di Giorgia Meloni a superare di 2 punti netti quello di Silvio Berlusconi. Lo scorso 26 maggio il risultato uscito dalle urne in Piemonte era stato quasi speculare: 8,4% Forza Italia, 5,5% FdI. “Ma la Meloni e Guido Crosetto sul piano nazionale e Fabrizio Comba nel suo ruolo di coordinatore regionale sono stato bravi a tenere il punto, ottenendo prima due posti nel listino e poi altrettanti in giunta. I fatti hanno dato ragione”. E ora, alla ripresa dell’attività politica, si riapre il tavolo delle trattative per la designazione di numerosi posti di sottogoverno: posti importanti, di vertice nelle principali partecipate della Regione (da Finpiemonte al Csi, a Scr) e prossimamente alla Compagnia di San Paolo. Una spartingaia in cui i Fratelli intendono mettere sul piatto della bilancia il loro accresciuto peso.

Rosso, lei adesso è assessore regionale, uno degli uomini di punta di Fratelli d’Italia in Piemonte. Però in quel partito è forse chi meglio di chiunque altro conosce e ha conosciuto a lungo per esserne stato dirigente e più volte parlamentare, Forza Italia. Che idea s’è fatto di quel che sta succedendo nella sua vecchia casa politica, anche dopo il durissimo scontro con la Lega di questi giorni?
“Mi pare ci sia un problema grosso di collocazione politica in Forza Italia. I numeri certificano un costante abbandono da parte dell’elettorato”.

La cosa a voi non spiace affatto. Siete lì con le porte aperte, dopo averle spalancate a molti dirigenti e quadri berlusconiani.  
“Sì è vero. Vedo la gente che sta arrivando, ma non solo da Forza Italia. Sono elettori demotivati dalla politica, delusi, che però vedono in questo nostro partito una risposta alle loro domande. I sondaggi lo attestano a livello nazionale, ma lo percepisco ogni giorno sul territorio parlando con la gente, raccogliendo adesioni e speranze”.

Il sovranismo piace, ma è solo questa la ragione della vostra crescita?
“Noi siamo sovranisti, convintamente.  Però in FdI, pur partendo dalla specificità di essere un partito di destra nazionale, c’è la visione che gli elettori colgono di espanderlo a una serie di forze liberali, anche ambientaliste, sociali. Tutta quella che è destra, non solo quella tradizionalmente nazionale, tende a confluire in FdI”.

In Piemonte avete dovuto faticare un bel po’ per quella parità di posti con Forza Italia e la Lega non è che era così pronta a concedervene generosamente dei suoi all’inizio. Adesso dopo aver aperto la crisi e subiti gli effetti, la Lega flette nei consensi e anche in questo caso a incassare siete voi. Quale la ragione?
“Certamente la coerenza, se c’è un politico che non ha mai deviato dal percorso questo è Giorgia Meloni. Ma le dico di più: mi pare di assistere, con tutte le differenza del caso, a una specie di ripresentazione di quello che fu Forza Italia negli anni Novanta. All’epoca io ero il coordinatore regionale e Berlusconi mi diede il compito di raccogliere tutte quelle forze che si erano disperse dal pentapartito, socialisti, democristiani, liberali repubblicani socialdemocratici. Lo facemmo su una base di un accordo nazionale. Oggi assistiamo a un flusso simile a favore di Fratelli d’Italia senza che neppure ci sia stato bisogno di pianificare come all’ora l’operazione. Arrivano spontaneamente, naturalmente, elettori ed esponenti di altri partiti”.

Anche perché voi al contrario della Lega le porte le avete aperte subito. Non lo negherà?
“Assolutamente no. È vero, la Lega pur avendo con noi molti punti in comune, risulta però più chiusa: loro non lasciano entrare chi arriva da altri partiti, preferiscono i loro”.

E voi crescete.
“Arriveremo in breve tempo a una percentuale tra il 10 e il 15. C’è molta gente che è un po’ delusa per le ultime scelte di Salvini, altra molto delusa dalle precedenti scelte di Berlusconi. Questi elettori che non sanno dove rivolgersi si possono stimare in un 20 per cento, credo che almeno un 4 o 5 per cento arriverà da noi. Anzi, stanno già arrivando”.

Senta Rosso, lei da navigatore di lungo corso e diversi approdi della politica pensa che le forti tensioni tra Salvini e Berlusconi possano rendere più difficoltoso il lavoro del governatore Alberto Cirio, anche se come abbiamo scritto ieri il segretario regionale della Lega Riccardo Molinari rassicura sull’assenza di qualsiasi ripercussione sul governo regionale?
“Il presidente  è nella situazione ideale: ha cinque anni davanti per vedere come si assesterà in questo arco di tempo il centrodestra. Lui può collocarsi dove il pendolo del centrodestra si posizionerà. Una situazione per nulla complicata, anzi ottimale”

E poi c’è Giovanni Toti. Oggi da Matera incomincia il tour di Cambiamo. Intanto ha già annunciato che sarà alla vostra manifestazione davanti a Montecitorio contro il Governo giallorosso. Lei non ha mai negato che lo vedrebbe con voi, non solo in piazza ma nel partito.
“È così. Ho una grande speranza: quella che un pezzo di mondo liberaldemocratico entri in Fratelli d’Italia. Quella di Toti può essere un’esperienza assolutamente legittima da fare in proprio, ma sarebbe ancora più bello che questo partito possa crescere anche con quei mondi che Toti intende rappresentare. Io spero che Toti e Meloni trovino un punto di convergenza per allargare il nostro partito”.

Salvini oggettivamente è in difficoltà. Ormai anche nella Lega non sono pochi quelli che dicono che ha sbagliato, se non altro i tempi per aprire questa crisi. Lei che ne pensa?
“Io penso che con la Legga abbiamo posizioni molto simili. Cambiano gli atteggiamenti, le scelte. Giorgia non ha mai deviato dal suo obiettivo, Salvini è più navigatore e chi naviga può trovare uno scoglio. La nostra leader tiene più la posizione e la coerenza premia”.

Lei è stato candidato sindaco di Torino più di una volta, nel 2001 ha perso al ballottaggio contro Sergio Chiamparino per meno di sei punti. Come si deve muovere e come pensa si muoverà il centrodestra per le prossime comunali?
“Intanto bisognerà capire se i Cinquestelle e il Pd faranno un’alleanza strategica oppure no. Nel primo caso noi saremmo Davide contro Golia, ma Davide ha vinto. Un’alleanza Pd-Cinquestelle molta gente non la voterebbe. Poi si tratterà di individuare il profilo del candidato. Una nome della società civile? Il centrodestra in quel mondo non ha grandi opportunità di scelta, persone conosciute che possano raccogliere il voto popolare”. Forse meglio una figura politica in grado di parlare con quell’elettorato, di essere meno distante”.

Ci sarà anche Forza Italia nella futuribile coalizione per il dopo Appendino?
“Chi può dirlo?  Sicuramente Salvini, Meloni e Toti rappresentano posizioni chiare per il centrodestra, Berlusconi, e ancor più di lui quelli che gli sono vicini, appare più ondivago. Comunque credo che nel giro di sei mesi al massimo si capirà verso quale tipo di offerta e di coalizione si andrà per il Comune di Torino”. 

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