GIALLOROSSI

Giorgis e Castelli ministri mancati, in corsa per un posto di vice

Il giurista piddino e la contabile grillina speravano in un ruolo da titolare. In pole la cuneese Gribaudo e il cattodem Lepri. La promozione di Catalfo al dicastero del Lavoro libera la presidenza della commissione di Palazzo Madama per Laus

“Se ragionate sulla rappresentanza territoriale siete fuori strada”, avvertiva ieri a Governo appena nato un parlamentare piemontese del Pd chi gli chiedeva cosa aspettarsi dalla partita dei sottosegretari. Poco dopo fonti del Nazareno facevano sapere che “la discussione sulle nomine dei sottosegretari e viceministri deve ancora partire e quindi i nominativi che vengono fatti circolare in queste ore sono privi di qualunque fondamento”.

Tra queste due mezze verità si consuma l’attesa nella regione dove il partito che l’ha governata fino alla scorsa primavera non ha nessuno dei suoi nel Conte bis, con il contrappasso nel vedere ben due ministre grilline piemontesi. È in gran parte vero che più dei confini regionali hanno potuto quelli tra le varie correnti. Assai meno vero che non siano incominciati i ragionamenti su quella sessantina di poltrone da assegnare nei vari dicasteri dove, di riffa o di raffa, si dovrà in qualche modo tenere anche conto di quella rappresentanza territoriale che, nel Governo giallorosso, inversamente cala salendo da Sud a Nord.

Alchimia o macedonia che sarà, il mettere insieme la necessità delle componenti di pesare e contrappesare con le naturali istanze territoriali e le altrettanto naturali rimostranze nel caso non vengano esaudite è il lavoro che, in particolare guardando al Piemonte dopo la forte presenza ministeriale dei Cinquestelle tocca al Pd. Lavoro indispensabile per arrivare alla trattativa con gli alleati, anche se i numeri elevati che si prospettano per i sottosegretari e i viceministri consentono maggiori spazi di manovra. E poi ci sono gli incastri, offerti dai posti lasciati liberi dai titolari dell’esecutivo.

Di una di queste occasioni potrebbe giovarsi Mauro Laus. Il senatore torinese parrebbe destinato a subentrare alla neoministra del Lavoro Nunzia Catalfo nella presidenza dell’analoga commissione di Palazzo Madama di cui è già componente. Se per Laus, tra le voci più critiche rispetto all’alleanza giallorossa, il Governo non è un obiettivo potrebbe essere un’opportunità per proseguire in un ruolo di maggior peso l’attività parlamentare. Per altri e non pochi parlamentari ed ex resta la meta da conquistare mettendo sul tavolo quell’assenza di ministri piemontesi e sotto il piatto i messaggi ai capicorrente e antiche ricette per tentare di non rimanere a bocca asciutta.

Rischio che non parrebbe correre, ma mai dire mai, Andrea Giorgis. Dopo la sfumata nomina a ministro e il mancato ingresso del suo riferimento politico Gianni Cuperlo, per il costituzionalista chiamato da Nicola Zingaretti in segreteria una seconda fila in un ministero appare più che un premio di consolazione. Difficile possa essere quello a lui più confacente, quello per gli Affari Regionali il cui titolare Francesco Boccia connota già molto a sinistra nella geografia del Pd. Se l’area renziana o post-renziana vorrà bilanciare, per il deputato pupillo di Sergio Chiamparino sarebbe dura.

Assai meno tale pare l’ascesa verso la dependance di un dicastero per la cuneese Chiara Gribaudo. Ritenuta la donna con maggiori chance nell’area presidiata da Matteo Orfini, la parlamentare che piacque anche a Matteo Renzi per il suo metodo da secchiona nello studio dei dossier in materia di Lavoro, ha battagliato non poco anche sul fronte delle Infrastrutture mettendo nel mirino l’ex ministro Danilo Toninelli e il suo aver smantellato il piano di Graziano Delrio per l’Asti-Cuneo. E proprio nel dicastero che fu dell’attuale capogruppo alla Camera, adesso nelle mani di Paola De Micheli, è dato tra i possibili sottosegretari Davide Gariglio. L’ex segretario regionale sarebbe il nome su cui Delrio punterebbe per presidiare a distanza il ministero dov’era approdato dopo aver lasciato Palazzo Chigi. Il borsino di Gariglio, legato proprio a quell’incarico, sarebbe però un po’ in calo, non tanto tuttavia da poter alimentare troppe speranze per l’ex senatore alessandrino Daniele Borioli. L’autore della definizione di “stronzo ai giardinetti” riservata a Renzi, che aveva portato il renziano Mauro Marino a chiedere le dimissioni di Borioli dalla carica di tesoriere si affida anima e corpo ad Andrea Orlando, il quale rimasto fuori dal Governo potrebbe chiedere una sorta di risarcimento per quel rifiuto che ha lasciato l’ombra dell’esclusione.

Della pattuglia piddina che sulla carta dovrebbe compensare le due ministre pentastellate, a  loro volta freno per ulteriori sottosegretari del M5s piemontese oltre la scontata riconferma di Laura Castelli e, con meno certezze, il ritorno del novarese Davide Crippa al Mise, è dato in buona posizione il cattodem Stefano Lepri. Per lui si profilerebbe un incarico legato alle tematiche del welfare, anche se come dimostra plasticamente più di una scelta fatta per i titolari dei dicasteri, non di rado, la competenza è un optional.

Non mancherebbe ad Anna Rossomando se l’attuale vicepresidente del Senato andasse a bilanciare il grillino Alfonso Bonafede alla Giustizia. Lasciare uno degli scranni più alti di Palazzo Madama per trasferirsi in via Arenula? Difficile azzardare la possibile risposta della senatrice torinese, da sempre nella sinistra del partito. Deciso a restare saldamente alla guida del gruppo di Liberi e Uguali alla Camera, ruolo che lo ha portato in questi giorni più volte al Colle e ai tavoli della trattative con Pd e Cinquestelle, Federico Fornaro. Stessa scelta, a quanto risulta, per il segretario d’Aula del Pd a Montecitorio Enrico Borghi, così come parrebbe non sgomitare affatto contrariamente ad altri la renzianissima Silvia Fregolent le cui quotazioni però (come quelle di Mauro Marino) sarebbero in ascesa, grazie al pressing di Maria Elena Boschi.

Per contro c’è chi non dice no, anzi. L’ex sottosegretario al Lavoro con Renzi e Gentiloni, il vercellese Luigi Bobba, secondo radio fante sulle frequenze del Pd, tenendo contatti con l’area cattolica del partito starebbe cullando l’idea di una rentrée, così come Borioli quella di riprendere la strada per Roma per occuparsi di ferrovie e autostrade. A volte ritornano. A volte.     

print_icon