FIANCO DESTR

Fratelli d'Italia, Torino s'è destra

Il partito della Meloni presenta la propria festa sotto la Mole ma già guarda alle amministrative del 2021. Marrone: "Lanciamo un'opa sul progetto di governo della città". Il nodo della coalizione e i rapporti con gli alleati: "Il parametro sarà la coerenza"

“Noi crediamo di poter essere la locomotiva del centrodestra che colga l’opportunità per dare finalmente una svolta per Torino”. Quando la famiglia cresce si guarda a una casa più grande. Se poi è un Palazzo di Città, meglio ancora. I Fratelli d’Italia, che continuano a crescere sfiorando il 9 per cento secondo alcuni sondaggi, lo vedono più vicino che mai. Ci sono ancora due anni per consegnare l’avviso di finita locazione a Chiara Appendino, ma il partito di Giorgia Meloni lo sta preparando con debito anticipo per proporlo ai torinesi. Maurizio Marrone, capogruppo in Consiglio regionale e a lungo consigliere in Sala Rossa, la metta giù più secca: “Lanciamo un’opa sul progetto di destra per Torino”, annunciando il tema portante della prima edizione della festa del partito sotto la Mole che si terrà sabato prossimo in via Spalato. Ulteriore conferma nel titolo della manifestazione che anticiperà l’appuntamento nazionale: "Sfida alle stelle, aspettando Atreju. Al lavoro per Torino".

Un lavoro che se da un lato vede il partito erede della destra tradizionale, dal Msi passando per Alleanza Nazionale, profittare di quel travaso di voti che molto ha penalizzato Forza Italia e certo adesso non beneficia la Lega, dall’altro deve mettere in conto proprio il rapporto con il Carroccio salviniano. Al quale ora tocca subire qualche stilettata anche dall’alleato più vicino in quel centrodestra che il Capitano aveva archiviato, ma che forse dovrà rispolverare. “Fuor di dubbio che il nostro consenso, che registriamo forte anche in Piemonte, è in gran parte dovuto al riconoscimento della coerenza della nostra leader”, spiega Marrone. “Non accettare compromessi al ribasso con i Cinquestelle e non fare parte di maggioranze che si sapeva in partenza non avrebbero potuto garantire le promesse del centrodestra, paga”.

Il costo di quella “coalizione contro natura”, i Fratelli sono certi che Salvini lo abbia ben compreso: “L’esperienza di governo con i grillini ha vaccinato la Lega, si sono scottati e reagiranno guardando le esperienze positive nelle regioni”. Senza dover restare troppo seduti sulla riva del fiume, hanno visto arrivare quelle intenzioni di voto che si sono staccate sia dal partito del Cavaliere sia da quello di Salvini al quale riconoscono “un segnale importante nell’aver deciso di partecipare alla manifestazione di lunedì davanti a Montecitorio organizzata da noi”.

Una rinsaldata alleanza, mai venuta meno a livello territoriale, che nelle previsioni e negli auspici del consigliere regionale ha tutte le carte in regola per portare per la prima volta al governo della città il centrodestra. Le ragioni dell’atteso successo, stanno anche e soprattutto nel passato recente: “Appendino è stata votata da quella Torino stufa del centrosinistra e che aspirava a un reale e radicale cambiamento, ma che ha ben presto scoperto come la promessa di cambiamento grillina sia stata tradita”. E poi il Chiappendino, “esperimento che ha trovato piena realizzazione nel Governo”.

Nel passato c’è, però anche, una serie di errori e di scelte che sono costate care al centrodestra. Marrone lo ammette: “Nel 2016 purtroppo ci si era spaccati su Roma e questo non ha aiutato. Poi forse i leader nazionali non erano del tutto convinti di una possibile vittoria a Torino. Adesso il quadro è completamente cambiato, noi stiamo continuando a crescere, aggreghiamo tante aree, moderate, liberali, di centro. Guardano a noi perché non abbiamo mai svenduto e non svenderemo mai il voto dei nostri elettori per alleanze contro natura”, spiega il dirigente di FdI che non rinuncia a ribadire, sempre rivolto alla Lega ma anche a Forza Italia ricordando il patto del Nazareno, che “gli alleati ci piacciono quando sono davvero tali e e non quando cercano altre compagnie che, come s’è visto, non li portano molto lontano”.

Segnali chiaramente intellegibili sia per il partito di Silvio, sia per quello di Matteo in vista dell’apertura di quel cantiere per Torino dove i Fratelli, non nascondono di essere pronti a fare il ruolo di capomastro. Il progetto parte dai punti storicamente connotanti il partito della Meloni: “Innanzitutto il lavoro e poi la riqualificazione urbana strettamente alla necessità di assicurare maggior sicurezza ai cittadini”. E se è facile immaginare, con il Governo giallorosso, un’ulteriore marcatura del tema dell’immigrazione, Marrone guarda anche per Torino oltre le frontiere. Lo fa per spiegare che “è necessario tornare a quel ruolo e quell’immagine internazionale che la città ha avuto grazie alle Olimpiadi, ma che poi si è affievolita per insipienza del Pd e poi per la posizione ideologica dei Cinquestelle”.

Presto per mettere sul tavolo possibili nomi per il dopo Appendino, ma non per vedere già aspiranti. Non è un mistero che la poltrona si sindaco sia l’obiettivo dell’attuale assessore regionale e capogruppo in Sala Rossa per la Lega Fabrizio Ricca. Ma toccherà al partito di Salvini far scendere in pista il potenziale inquilino di Palazzo di Città? “Torino non andrà al voto da sola e quindi bisognerà ragionare su un quadro nazionale. Come del resto si è fatto per la Regione”. Quella Regione “prova concreta di come l’alleanza di centrodestra funzioni” e dove “il presidente Cirio ha subito dato segnali importanti di discontinuità con i Cinquestelle rispetto a Chiamparino. Il governatore e la sua giunta, appena insediati, hanno fatto capire che il Comune non è il parco giochi di un movimento e ci sono temi, cito ad esempio la mobilità, che non sono giocattoli di singoli assessori, ma strategie che vanno condivise con la Regione”.  

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