GIALLOROSSI

Ressa Pd per un pugno di posti

Impazza il totosottosegretari. Parlamentari ed ex in corsa per una poltrona al governo. Crescono le quotazioni di Borghi e Lepri, stabili Gribaudo e Giorgis. Sgomitano Borioli e Bobba. La rappresentanza di genere e il bilancino delle correnti

Se Dario Franceschini e Vincenzo Spadafora, i due ministri incaricati da Pd e M5S di sistemare tutte le caselle dei circa quaranta sottosegretari più un manciata di ministri, si dice abbiano staccato i telefoni per arginare la questua, c’è chi assai più in piccolo ma con grandi ambizioni ha pensato che muoversi di persona fosse la cosa migliore. Dopo che la sua missiva con la quale (insieme a tutta la segreteria) aveva perorato presso il vertice del Nazareno una presenza piemontese tra i ministri era rimasta lettera morta, Paolo Furia l’altro giorno è partito per Ravenna sperando che un incontro di persona con Nicola Zingaretti potesse avere più successo almeno nella partita per le poltrone di seconda fila. Pare che non dimenticando di chiedere lumi circa il rimborso del viaggio al tesoriere Daniele Borioli, abbia rassicurato quest’ultimo della presenza del suo nome tra i suggerimenti per il segretario nazionale. Che l’ex senatore e già assessore ai Trasporti della giunta di Mercedes Bresso stia provandole tutte per tornare in gran spolvero a Roma ormai lo sanno tutti, dentro e fuori il partito. Un’agitazione che il diretto interessato trasmette scrivendo compulsivamente nelle chat. Per ora l’unico viaggio certo (da rimborsare) è quello del segretario regionale. E funziona così per tutti quelli che nel Pd piemontese sono in corsa, sia che lo ammettano sia che lo neghino.

I borsini sono sulle montagne russe ormai da giorni. I tormenti e i tormentoni andranno avanti almeno fino a giovedì quando in Consiglio dei ministri, potrebbe essere annunciata la squadra dei numeri due. Si continueranno ad agitare, chi non riuscendo a mascherarlo chi con più abilità darà fondo a un improbabile understatement, matricole e vecchie lenze del Parlamento, onorevoli in ascesa e colleghi con l’orticaria per la discesa tra gli ex. Per molti di questi ultimi la corsa è più in salita rispetto a chi in Parlamento c’è e non fa certo ponti d’oro a chi c’è stato e da quelle parti vorrebbe tornare ad esserci. “Per ogni non eletto che entra è un problema che esce”, sintetizzava pro domo sua un deputato. Fossero solo quelli i problemi, anche i più navigati hanno difficoltà a tracciare la rotta: intanto ci sono, per restare in tema, le correnti, poi la rappresentanza di genere già trascurata non poco nella composizione del Governo e infine, se si può, c’è anche da tenere conto della carta geografica. A proposito di quest’ultima, non si sa se per quietare animi agitati o per sperare di non doversi trovare a spiegare perché il Pd piemontese s’è trovato addosso il vestito di Cenerentola, viene fatta girare la voce di un quartetto di sottosegretari Pd per la regione. un altro paio, sempre a dar retta ai rumors sarebbero in quota M5s: Laura Castelli, uscente da Mef che lì vorrebbe restare ma voci danno in via di trasferimento, e Luca Carabetta, giovane deputato di Rivoli in ascesa nelle quotazioni. Tenta di strappare un secondo giro pure il novarese Davide Crippa.

Ragionando su questo ipotetico schema non risulta tuttavia facile assegnare con una probabilità che vada oltre il modello Mago Otelma, le caselle ai piddini. Bastano meno ventiquattr’ore per vedere che chi stava su adesso sta giù e viceversa, chi si diceva fuori dai giochi e non interessato di punto in bianco schizza in vetta al totonomi. Dunque per un Davide Gariglio quasi pronto con il caschetto giallo per le Infrastrutture che si becca in testa la tegola dell’abbandono dell’appoggio di Graziano Delrio, ecco che spunta nei conciliaboli il nome di Silvia Fregolent, data e posizionatasi in tribuna fino all’altro giorno ma pronta a scendere in campo con la maglia di renziana d’attacco. Sale pure, per la lottiana Base Riformista, la quotazione dell’ossolano Enrico Borghi, segretario d’Aula e papabile per un dicastero che abbia a che fare con gli enti locali – tema di cui sa sempre si occupa il parlamentare – ma anche di questioni di impresa e finanza, altri ambienti di cui ha pratica. Di finanze ed economia potrebbe andare ad occuparsi un altro renziano come Mauro Marino, vicinissimo a Maria Elena Boschi, già presidente della commissione e politico abituato a riservare sorprese quando molti lo danno ai margini, come testimoniato dalla posizione di capolista al Senato alle ultime politiche.

Sguardi puntati e preoccupati (da chi lo vede come un temibile concorrente) sul cattodem Stefano Lepri il cui barometro di sottogoverno continua a segnare variabile tendente al bello. E, sempre da quelle parti, potrebbe complicarsi la partita se, come pare, a cercare la strada di un ritorno a Roma con in tasca il viatico delle precedenti esperienze di sottosegretario al Lavoro fosse l’ex parlamentare vercellese Luigi Bobba. Sia lui sia Lepri? Si domanda chi dà un occhio al bilancino. Mai dire mai, però sembrerebbe meno certa per esiguità di posti disponibili per gli orfiniani la promozione della cuneese Chiara Gribaudo, il cui nome peraltro è stato fatto anche da esponenti di altre componenti: il fatto di essere donna potrebbe, alla stretta finale, aprirle il varco nel non trascurabile equilibrio di genere di cui si è detto.

Nella sarabanda di nomi resta, abbastanza certo (per quanto lo si possa essere in questo scenario) quello di Andrea Giorgis. Pronto a fare il ministro, il professore dovrebbe essere una figura di punta per Gianni Cuperlo, ma in generale per la più vasta area della sinistra dem dove però potrebbe spuntare l’ex assessore al Lavoro della giunta regionale di Sergio Chiamparino, Gianna Pentenero.

Quanto possa trovare sponda l’ipotesi di mandare a un dicastero l’attuale capogruppo in Sala Rossa, Stefano Lo Russo, anche per contrastare lo sberlone arrivato dai Cinquestelle con la nomina a ministro dell’assessora Paola Pisano, è un’altra delle infinite incognite che accompagnano il totosottosegretari, cui non è estraneo neppure il già viceministro all’Economia Enrico Morando e persino la ex parlamentare Paola Bragantini. Il tormentone andrà avanti per un paio di giorni. Lo stesso i tormenti di chi scalpita, anche facendo finta di stare fermo.

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