TRAVAGLI DEMOCRATICI

Richettiani alla porta... di Calenda

Il senatore un tempo renziano ha rotto gli indugi e ora si appresta a intraprendere un percorso con l'ex ministro. Ma che faranno i suoi in Piemonte? Lubatti tira le fila e prepara le valigie

A sentir lui non dovrebbe esserci neanche il problema di restituire la tessera giacché “non la trovo più”. È così, tra il serio e il faceto, che Claudio Lubatti racconta la sua possibile uscita dal Partito democratico per seguire il suo referente nazionale, Matteo Richetti che ieri non ha votato la fiducia al Bisconte, annunciando l’inizio di un percorso assieme a Carlo Calenda. E Lubatti, ex assessore di Piero Fassino oggi consigliere comunale a Torino, a capo di un drappello di richettiani dislocati in tutto il Piemonte, che farà? Con chi lo interpella lui non si sbottona, piuttosto si spertica in analisi politiche che restano nel perimetro dell’arcinoto senza spingersi oltre. “Devo confrontarmi con i miei, con gli altri ragazzi di Harambee”, l’associazione barra movimento politico costituito da Richetti quando vagheggiava di una sua candidatura a segretario, salvo poi confluire su Maurizio Martina. Insomma, per il momento Lubatti resta con un piede dentro e uno fuori, anche perché la vera incognita, qualora decidesse di abbandonare la Ditta sarebbe anche “per andare dove?”. Seguire Richetti e Calenda o piuttosto attendere la nuova “Cosa Bianca” di Matteo Renzi? Per ora, tra chi lo tira da una parte e chi dall’altra, Luba prende tempo e intanto prepara le valigie.

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