E ora il partito

Dopo la formazione del Governo Conte con la più spettacolare operazione trasformistica del secondo dopoguerra; dopo la potenziale e sempre più annunciata “scissione” del Pd con l’addio di Matteo Renzi; dopo il progressivo e forse irreversibile dissolvimento politico ed elettorale di Forza Italia; e dopo il sostanziale accordo per il ritorno del proporzionale perché così vuole soprattutto il partito di Grillo e Casaleggio, è quasi giocoforza che scenda in campo un nuovo partito.

Gli attori e i protagonisti, ad oggi, sono ancora molti. Ma è innegabile che alla fine si farà un partito e non più partiti. Come lo si vuol definire? Sono molti i tasselli che contribuiscono a definirne l’identità. Sarà un partito che non sarà riconducibile né alla destra sovranista di Salvini e né alla sinistra post comunista di Zingaretti. Cioè sarà un partito che rifugge dagli “opposti estremismi” anche se non sarà solo un “partito di centro”. Sarà un partito riformista e costituzionale che si oppone alla deriva trasformistica che ha travolto l’ultima operazione di governo, sacrificando sull’altare del potere e del puro mantenimento del seggio qualsiasi coerenza politica. Sarà un partito non di sola testimonianza ma che coltiva l’obiettivo del governo attraverso una cultura delle alleanze senza percorrere ridicole e grottesche “vocazioni maggioritarie”. Sarà un partito che cerca di rilanciare e praticare anche la “buona politica” che non può ridursi solo e sempre ad uno slogan ma che può essere l’obiettivo per ridurre il distacco tra i cittadini e le istituzioni e, al contempo, per evitare di consegnare l’intera politica ad una spregiudicata e cinica ricerca del mero potere personale e di clan. Sarà un partito, infine, dove si possono riconoscere tutti coloro che oggi non hanno voce, non hanno rappresentanza e che, detto tra di noi, non si fidano più degli attuali attori politici in campo.

Del resto, è abbastanza naturale che nelle stagioni trasformistiche e di grande confusione come quelle che stiamo vivendo adesso, ci sia un forte riposizionamento politico dei vari partiti e, soprattutto, che prendano il largo nuovi partiti e nuovi soggetti politici. Ecco perché il “nuovo partito” di cui si parla con ormai sempre più insistenza, decollerà nelle prossime settimane. Certo, saranno ridimensionati il ruolo e il peso del Partito democratico e di Forza Italia ma, soprattutto, verranno recuperati alla politica elettori, cittadini, interessi sociali e mondi vitali che ormai sono sempre più ai margini della vita pubblica. E quindi, un’operazione che si rende sempre più necessaria anche per ridare qualità alla stessa democrazia italiana.

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