POLITICA & SANITA'

Città della Salute, c'è Speranza

Domani l'incontro dell'assessore Icardi al ministero per sbloccare il finanziamento da 95 milioni per il super ospedale di Novara. Cirio non vuole sentir parlare di un piano B e dell'Inail: "Se servono ulteriori garanzie faremo una legge ad hoc"

Domani sarà il giorno della speranza, e forse anche di Speranza, inteso come Roberto il nuovo ministro della Sanità, per la Città della Salute di Novara. Come messo in agenda già prima delle ferie estive, l’assessore alla Sanità Luigi Icardi incontrerà Andrea Urbani, il direttore generale per la programmazione sanitaria del ministero al cui vertice da pochi giorni c’è, al posto della pentastellata Giulia Grillo, l’esponente di LeU.

Inutile dire che proprio al cambio al vertice del dicastero si affidi l’auspicio di vedere finalmente risolta l’ingarbugliata faccenda che, ad oggi, lascia al palo il progetto della grande struttura sanitaria. Iter impantanato in non casuali ostacoli seminati con l’arrivo della Grillo al ministero e le sue avversità alla soluzione del partenariato pubblico-privato. Avversità, però, mai esplicitate in una dichiarazione, agendo solo attraverso intoppi e cavilli. Molto dipenderà dall’atteggiamento dell’alta dirigenza ministeriale, ma anche da quello della Regione.

Il presidente Alberto Cirio un segnale molto chiaro lo aveva lanciato pochi giorni fa proprio da Novara nel corso della giunta monotematica sulla sanità: “Il progetto di Novara è pronto, ha superato più di un vaglio, ma poi è stato bloccato al ministero. Cosa che non è accaduta per il Parco della Salute di Torino, nonostante ci siano ancora alcune cose da sistemare: eppure ha avuto il via libera”, aveva sottolineato il governatore chiedendo al ministero “parità di trattamento e coerenza nella valutazione dei progetti”.

Con questo viatico, Icardi potrebbe riuscire, fin da domani, a superare il muro eretto dal Comitato di valutazione del ministero attraverso l’ulteriore richiesta (dopo quella a suo tempo esaudita dalla giunta di Sergio Chiamparino) di una “norma regionale che preveda l'integrale copertura dell'onere relativo al canone di disponibilità per l'intero periodo dei 26 anni, a seguito della quale il bilancio regionale potrà iscrivere l'impegno finanziario, a garanzia – come si legge nel parere del comitato del 31 maggio scorso - della copertura dell'importo relativo al canone di disponibilità qualora l'Azienda non disponga di proprie risorse per far fronte a detto canone”.

Leggi qui il parere del Nucleo di valutazione

Garanzie che, va ricordato, la Regione aveva ampiamente assicurato con quella delibera predisposta e approvata in tutta fretta dall’allora assessore Antonio Saitta, forse cogliendo di sorpresa gli stessi alti papaveri del ministero guidato dalla grillina. A ben vedere, infatti, anche l’ulteriore richiesta arrivata da Roma non parla specificamente di legge regionale, ma di noma. Insomma che sia stato e per ora resti un ostacolo messo lungo la strada è chiaro.

Leggi qui la delibera della Regione

La stessa ipotesi di percorrere la via alternativa al cofinanziamento privato, rivolgendosi all’Inail prospettata dall’alta dirigenza ministeriale sembra rafforzare la tesi dell’ostracismo dell’ex ministra alla partecipazione di investitori privati. “Se proprio vogliono una legge, siamo pronti a farla” ha tagliato corto Cirio parlando con i suoi e ben sapendo che quell’atto legislativo smonterebbe ogni disegno romano di impedire o comunque rallentare il percorso verso la realizzazione del grande complesso sanitario. “Si faccia subito la legge, noi la sosterremo convintamente e daremo tutto il nostro apporto perché l’iter sia il più rapido possibile”, ripete da giorni il consigliere regionale del Pd Domenico Rossi. Ed è ancora lui, il politico novarese, a bocciare senza appello quel piano B dell’assessore che metterebbe in campo l’Inail.

Molteplici le ragioni che Rossi, già presidente della Commissione Sanità nella scorsa legislatura, elenca a sostegno del no all’ipotesi di un intervento dell’istituto: “Si dovrebbe cambiare non solo la modalità di finanziamento ma l’intero impianto e poi l’Inail  sarebbe proprietaria del nuovo ospedale; con il partenariato l’ospedale rimarrebbe di proprietà dell’azienda ospedaliera. E poi i tempi imposti da una ripartenza da zero: la Regione dovrebbe annullare o modificare diverse delibere della Giunta e del Consiglio, stipulare un accordo con l’istituto, il Consiglio regionale dovrebbe approvare un nuovo atto di programmazione di edilizia sanitaria”. Ragioni che potrebbero essere anche alla base della linea tracciata da Cirio e ribadita a Novara, dove l’eventualità di un accordo con l’Inail non c’è, tanto che il governatore non ne ha fatto assolutamente cenno.

La richiesta netta di pari dignità e pari trattamento per Novara rispetto a Torino, insieme alla disponibilità “se proprio la vogliono, a fare quella legge regionale ribadendo garanzie già fornite: sono questi i due punti fissati dal governatore alla vigilia della missione romana del suo assessore che pare si tratterrà anche dopodomani piantando le tende in quel ministero da cui ci si attende, con moderato ottimismo, un cambio di passo. La speranza c’è, Speranza pure. 

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