Meno contante, più rischi

Ritorniamo ciclicamente a parlare di contante, stavolta per colpa di Confindustria che rappresentando le grandi aziende vorrebbe tassarlo. Premesso che una tassa in più, è comunque una tassa in più che si va ad aggiungere ad un prelievo fiscale abnorme, troviamo piuttosto curioso che molte persone non trovino niente di male nella lotta al contante. A molti sfugge che l’abolizione del contante, oltre a rappresentare una limitazione della libertà tout court, significa cedere il controllo del proprio denaro alle banche. In ogni pagamento devono intervenire una o due banche e se qualcosa va storto, non si può concludere la transazione. Eppure è storia recente i disastri delle banche Venete, del Monte dei Paschi di Siena, di Banca Carige, di Banca Etruria, ecc. che fortunatamente non hanno coinvolto i correntisti, ma che non esclude il presentarsi in futuro di situazioni più gravi che possano bloccare conti correnti e strumenti di pagamento. Non solo. La concentrazione dei pagamenti nei sistemi elettronici aumenta il rischio sistemico e un problema in una parte potrebbe determinare il blocco totale di tutto il sistema. Ai fautori dei pagamenti elettronici vorrei ricordare i “down” dei vari operatori telefonici con blocchi di cellulari e reti fisse anche per un giorno. Provate a fare la spesa con bancomat o carta di credito quando il supermercato non ha la linea per usare i pagamenti elettronici. Senza dimenticarci le tante località in cui non arriva internet. Non credo che se andate in qualche rifugio alpino troviate la connessione. E l’Italia è un territorio montuoso e situazioni del genere sono più frequenti di quanto si pensi.

Confindustria rappresentando le grandi aziende che ovviamente non usano i contanti può fare proposte del genere, ma artigiani e piccoli esercizi commerciali che pagano salate commissioni sulle transazioni elettroniche, non hanno nessun vantaggio dalla scomparsa del contante: si metterebbero anima e corpo alla mercé delle banche con tutti i rischi evidenziati sopra.

Dei vantaggi delle banche ne abbiamo già parlato, ma brevemente ricordiamo che aumentare i depositi e non avere spese per la gestione del contante risulta piuttosto vantaggioso per loro.

In ultimo si parla di lotta al contante per combattere l’evasione, ma nei fatti si farebbe un grosso piacere alla criminalità. Ormai esistono molte applicazioni per cellulari che permettono di scambiare piccole somme di denaro con le persone della propria rubrica. Ne esiste una perfino della statale Poste italiane. Ora cosa impedisce di inserire in rubrica il numero di telefono dello spacciatore o della prostituta e girargli il denaro. Il criminale non avrà problema ad avere un cellulare o più cellulari con una SIM estera. E visto che spacciatori e prostitute sono solo i terminali di organizzazioni più complesse è piuttosto evidente che possono riversare i guadagni dal cellulare estero su un conto estero non rintracciabile e così gli togliamo il fastidio di doversi inventare dei sistemi per riciclare il denaro sporco. Cosa comune sono gli acquisti online, anche da venditori residenti nei posti più impensati: cosa costa simulare un acquisto da un venditore di qualche isola sperduta per coprire un altro tipo di transazione? Probabilmente esistono sistemi più efficaci di quelli qui esposti, ma è evidente che la lotta all’evasione è solo una scusa per altri interessi. Le banche per ridurre costi e aumentare i depositi, le grandi aziende rappresentate da Confindustria per mettere in difficoltà i piccoli e lo stato italiano per aumentare sempre più il controllo dei cittadini e completare la costruzione di uno stato di polizia.

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