Obbligo presentarsi

“È invitato a presentarsi obbligatoriamente presso il Centro per l’impiego di via XXX il giorno XX/XX/XX”. Il testo degli sms inviati ai titolari del Reddito di cittadinanza è perentorio, più simile all’ordine impartito dal comandante di una caserma alla sua truppa che a una procedura di carattere sociale.

Nel nostro Paese le misure legate al welfare sono spesso rubricate quali odiose decisioni politiche, in parte dettate dall’esigenza di soddisfare le clientele e in parte da un innato desiderio di assistenzialismo pubblico: un aiuto “ai pigri” o peggio un sostegno “ai bamboccioni”.

Al contrario, il supporto economico alle imprese è regolarmente presentato ai cittadini come un’indiscussa occasione di crescita nazionale, nonché una doverosa attenzione alla parte della società più attiva e operosa.

La realtà è molto differente da quella descritta quotidianamente da carta stampata e servizi televisivi. Il lavoro mai è stato vilipeso come in questi ultimi anni, poiché oggetto di ciniche speculazioni e spietato sfruttamento: le regole legiferate per tutelare le parti contrattuali deboli (i lavoratori) sono state fatte a pezzi da ministri e parlamentari; una distruzione che ha coinvolto le garanzie e le retribuzioni dignitose.

Le misere condizioni di vita dei lavoratori sono testimoniate dal ritorno di fenomeni purtroppo nuovamente in auge, come il caporalato (che piega a salari da fame pure molti italiani) o la pratica di assumere dipendenti a tempo determinato pagandoli con una compassionevole manciata di euro.

“Un tempo i sindacati chiamavano alla lotta per tutelate tutti i lavoratori, e la solidarietà diventava la parola d’ordine comune”, narra una donna di mezza età rivolta alle telecamere, per dettagliare al pubblico la sua vita da reclutata all’alba per curare i campi agricoli del Sud. Le stesse parole potrebbero essere fatte proprie da uno qualsiasi dei tanti giovani che ricevono ordini da un algoritmo, da padroni occulti seppur presenti nel controllo elettronico dell’attività lavorativa di chi stipendiano malamente.

La Procura di Milano ha focalizzato i rischi sociali che si celano nei cosiddetti nuovi lavori “punto zero”. L’indagine conoscitiva si concentra sul mondo dei riders, la miriade crescente di ciclisti che vediamo sfrecciare su strade e marciapiedi per recapitare cibo nelle case dei consumatori. I giudici stanno mettendo in luce un contesto fatto di stipendi bassissimi a fronte di una consistente fatica e di forti probabilità di causare o subire incidenti stradali.

L’Italia risulta essere la nazione europea dai salari più bassi, molto al di sotto di quanto richiede un’esistenza dignitosa (come vorrebbe il dettato costituzionale), ma al contempo dai livelli molto elevati di maltrattamento dei dipendenti. Un quadro sconfortante per giovani e meno giovani, i quali sono spesso costretti a pagare in cambio di un’assunzione, oppure sono vincolati ad affrontare costosi corsi professionali propedeutici a contratti di impiego scarsamente remunerati: non è casuale la fuga di cervelli nostrani verso l’estero, così come non lo è l’emigrazione di centinaia di migliaia di giovani diretti in Inghilterra, in Francia o in Germania.

Molte famiglie vivono con redditi vicini al livello minimo di sopravvivenza. All’opposto delle difficili condizioni di esistenza di tanti operai, e dipendenti amministrativi, i grandi imprenditori contano quotidianamente nelle loro tasche profitti crescenti. I capitani d’impresa accumulano guadagni derivanti da facili delocalizzazioni industriali in nazioni amiche, da continui sgravi fiscali e vari sostegni economici, da aiuti di Stato celati ai controlli della Commissione europea.   

Costoro, belli e pasciuti, per ringraziare la collettività che li ha finanziati chiudono senza pietà i siti produttivi, oppure fuggono all’estero con le tasche piene di banconote.

Realtà amara e abilmente ribaltata nelle notizie date in pasto all’opinione pubblica dai media. I servizi giornalistici evidenziano continuamente un “privato” bello, da sostenere sempre, in antagonismo a un welfare descritto al pari di una catastrofe nazionale.

L’Occidente è tornato alla visione ottocentesca della società, e le privatizzazioni dei servizi al cittadino gettano la penisola nello sconforto di una preoccupante e cogente rivisitazione del passato. La povertà si mescola così ai crescenti costi imposti per godere infelicemente di scuole, ospedali e trasporti. I cittadini, se vogliono risolvere i loro problemi o non privare dell’istruzione i figli, devono pagare affrontando esborsi sempre più onerosi per celebrare le dismissioni da parte del Pubblico.

E’ questa in sintesi la realizzazione di un terreno molto fertile dove coltivare e fare crescere in seno al popolo il malcontento e le conseguenti teorie nazional-sovraniste. Ghiotti frutti voluti con forza da coloro che sostengono in ogni dove uno Stato non imprenditore, da chi ha fatto delle privatizzazioni selvagge la sua parola d’ordine.

La Sinistra non vede. La Sinistra non sente il grido di dolore di una popolazione un tempo solidale e oggi solamente atterrita. Un popolo impaurito da tutto quanto non sia abitudine quotidiana. Il terrore e l’angoscia verso il domani crea barricate che diventano prigioni: un’entropia sinonimo di bieco e arrogante individualismo, utile al potere costituito.  

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