Rubare ai poveri per donare ai ricchi

L’opinionista di turno si rivolge serafico alle telecamere che lo inquadrano, e sorridendo afferma: “È risaputo che appartengo alla corrente di economisti favorevoli alle imposte indirette. Le imposte indirette sono utili al fine di ridurre il peso fiscale sui redditi”. Applausi in studio mentre nessuno tra gli ospiti chiede parola per ribattere a quanto appena ascoltato, a quella frase recitata con fierezza: forse il vero significato di quanto enunciato dall’esperto è sfuggito ai più, soprattutto al pubblico impegnato ad annuire. Il gioco manipolativo a danno dell’opinione pubblica è andato a buon fine anche questa volta.

L’esperto economista sente di poter rimarcare il suo pensiero, evidenziando di seguito l’ingiustizia di imposte tipo l’Irpef, nonché del sistema tributario nel suo complesso. La rinnovata assenza di replica da parte dei politici presenti è terrificante, un silenzio raggelante al pari della mancata volontà del conduttore di incalzare l’intervistato.

Tradotto il tutto in termini quotidiani, lo studioso delle leggi di mercato ha semplicemente manifestato la sua piena adesione a un sistema fiscale iniquo quanto ingiusto, un modello che in sintesi premia i ricchi a scapito delle classi sociali più deboli.

L’imposta indiretta infatti colpisce tutti indiscriminatamente, a prescindere dal reddito. Questa si concretizza nelle vesti di un “carico” ulteriore sui costi dei servizi, quali l’erogazione del gas e dell’energia elettrica, oppure sui beni di largo consumo (zucchero, pane, sigarette, benzina) e infine si palesa tramite noti acronimi (come l’Iva).

Il rincaro anche minimo dei beni di prima necessità o delle fatture dell’energia elettrica può rappresentare un enorme sacrificio per le tasche dei disoccupati e delle persone a basso salario. Al contrario è certamente un esborso insignificante per il portafoglio di coloro che parcheggiano gli yacht di lusso nei porti di Montecarlo o di Cannes.

La ricetta declamata dal dotto neoliberista, invitato nel contenitore di informazione Tv, crea sconcerto soprattutto innanzi all’incapacità di controbattere da parte dell’uditorio, di contrastare quella certezza utilizzando esempi di vissuto quotidiano.

Le proposte spregiudicate, ciniche, un tempo analizzate e soppesate partendo dal loro reale significato, nonché dalle conseguenze derivanti da un’eventuale loro realizzazione, sono attualmente ingerite dall’opinione pubblica senza battere ciglio: il vuoto assoluto in cui agiscono i politici e i giornalisti trasforma concetti superficiali in verità incontrovertibili.

L’incapacità collettiva di leggere in modo critico le esternazioni degli esperti, o presunti tali, in campo economico genera il folle paradosso di gente in stato di povertà disponibile ad approvare misure statali contrastanti gli stessi interessi popolari (ossia i propri). Flat tax e imposte indirette sono in sostanza strumenti fiscali che consentono ai super benestanti di rimanere tali, anzi di accrescere addirittura la loro ricchezza, e al contempo privano i lavoratori di diritti e servizi essenziali (ospedali e scuole, per citarne alcuni).

Quell’economista, in sintesi, ha sostenuto che occorrono azioni legislative atte a favorire chi ha yacht ormeggiati in porto. La Costituzionale italiana però impone il principio di proporzionalità dell’imposizione fiscale. La norma si traduce nella pratica legislativa con una semplicissima prassi di governo “Chi ha più soldi versa di più rispetto a chi non ne ha”: norma ignorata ampiamente dalle forze politiche. Ogni qualvolta l’esecutivo ha proposto nuove tasse sui consumi (o lievitazioni dell’Iva) di fatto ha saccheggiato la classe sociale debole, favorendo quella medio-alta.

Le manovre finanziarie di rado testimoniano sensibilità nei riguardi della giustizia sociale, come bene dimostra la costante rinuncia alla “Patrimoniale”, ma in compenso le concessioni al sistema bancario non mancano mai. Gli annunciati pagamenti con la moneta elettronica assomigliano a un regalo alle banche stesse: quegli istituti di credito sempre generosi nel fare lievitare i costi della gestione di conti correnti e carte, ma parchi nel fare concessioni ai clienti, spesso costretti a stipulare con loro contratti capestro al fine di poter spendere (non certo per guadagnare).

Il degrado culturale e la carente conoscenza del mondo in cui si vive permettono il clamoroso sdoganamento di principi banditi dalla nostra repubblica (nata dalle ceneri del conflitto mondiale), di progetti ideati con lo scopo di violare la linea di protezione posta a tutela della popolazione più sofferente.

Una notizia battuta recentemente dalle agenzie raffigura fedelmente il quadro sopra descritto. Le fonti giornalistiche riportano infatti una bizzarra richiesta avanzata dal partito di Salvini ai commercianti di Mantova, una delle tante città prossime ad ospitare l’orazione del leader leghista. L’invito rivolto ai piccoli imprenditori mantovani ha tratti che ricordano l’estorsione: il comizio porterà lavoro alla città, per cui si chiede di versare alla Lega il 20% del guadagno racimolato grazie alla presenza del Matteo padano.

Il fascismo è sinonimo di arroganza, e della non consapevolezza di essere tutti parte di un'unica comunità mondiale: il triste piatto della miseria a sostegno dell’oscurantismo più nero è servito. Buon appetito, Italia.       

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