FIANCO DESTR

"Rosso vuole scalare il partito", lite tra fratelli e sorelle (d'Italia)

L'assessore fa campagna acquisti tra i suoi amici berlusconiani e agita il gruppo dirigente di matrice aennina. Lui rinnova fedeltà alla Meloni: "Una leader coerente che ci porterà a superare il 15%". Ma per qualcuno sta dando vita a una corrente interna

Voce dal sen fuggita o spiegazione mal compresa, poco importa. Quella che nel primo caso sarebbe una retromarcia e nel secondo una necessaria specificazione delle parole spese, sere fa, in una cena tra Fratelli (d’Italia), in risposta alla domanda sui possibili effetti di uno stare troppo a destra da parte di Giorgia Meloni, non s’è fatta attendere troppo da Roberto Rosso.

E la vecchia scuola democristiana, dove s’insegnava con indiscutibili risultati che conviene sempre lisciare il pelo anziché prendere il toro per le corna, viene fuori. “Giorgia è un capo politico coerente con gli elettori e affidabile con chi condivide il suo percorso politico all’interno di FdI. Ritengo che proseguendo con la stessa coerenza e con messaggi politici chiari e univoci, il nostro partito possa superare il 15 per cento, perché oggi l’area moderata e conservatrice può riconoscersi totalmente nella linea impostata dal nostro segretario nazionale”.

L’assessore regionale, già sottosegretario nelle fila di Forza Italia con Silvio Berlusconi premier, ha affidato a un post la riproposizione di quel concetto a suo dire travisato o stravolto da qualche commensale, aprendo all’irritazione di quell’ala del partito cui la sola parola “centro” fa venire l’orticaria. E, secondo più di uno dei presenti alla tavolata di Trino Vercellese l’assessore avrebbe, appunto, auspicato uno sguardo ai lidi moderati da parte della leader nazionale per non lasciare perduta un’ampia prateria. Mica una bestemmia, insomma.

Ma tant’è, sia pure chiusa la questione, ricordato di aver quella sera “chiarito a chi riteneva alcune prese di posizione di Giorgia Meloni troppo di destra, che non è affatto così ma che al contrario è giusto essere fermi su certi principi, che sono alla base di un partito nato dall’idea iniziale di Giorgia stessa e dell’amico Guido Crosetto”, Rosso e quelli come lui, tra cui lo stesso portavoce regionale Fabrizio Comba che non arrivano dalla genealogia aennina e men che meno dal Msi, sono guardati con crescente sospetto. Quanti accampano una sorta di diritto di prelazione, in quanto depositari di quelle radici che affondano nella destra, temono che la massiccia campagna acquisti intrapresa dagli ultimi arrivati finisca per contaminare troppo il dna del partito, fino ad annacquarne l’identità. Uno spirito “correntizio” che rischia di importare in una formazione fondata su ferrei principi gerarchici introduca i germi della divisione.

La differenza tra la generazione Atreju, che ha le sue punte di diamante nel consigliere regionale Maurizio Marrone e nella deputata Augusta Montaruli, ma anche tra gli ex di An come Agostino Ghiglia e Andrea Delmastro e chi, come Rosso, Comba e Gaetano Nastri, arriva da Forza Italia e dal mondo berlusconiano, pesa nella costruzione di un partito che, almeno a parole, vuole oltrepassare gli angusti confini della destra tradizionale. E da qui nasce il sospetto che, cavalcando l’onda favorevole (i sondaggi assegnano registrano una continua crescita), si voglia se non lanciare un’Opa ostile, di certo scalare i vertici del partito piemontese. Anche a costo di praticare un proselitismo dozzinale, imbarcando alla carlona politici da riciclare. E qualcuno porta ad esempio il caso di Fabrizio Cannata, il vicepresidente del consiglio comunale di Vercelli finito nella bufera per le frasi omofobe pubblicate su facebook: arruolato a suo tempo da Rosso le sue esternazioni hanno costretto la stessa Meloni a prendere le distanze.

Nuovi elettori ma anche una futura classe dirigente. FdI in Piemonte darà vita a una sorta di Frattocchie della destra: Da Cavour a Marchionne il tema di quello che Comba definisce "il primo anno accademico di formazione politica. Un luogo di riflessione e di istruzione per i giovani e i meno giovani che vogliano avvicinarsi al mondo della politica, ma anche per chi già fa parte delle Istituzioni e intenda approfondire i temi che via via tratteremo, come arricchimento culturale e strumento utile per l’attività amministrativa quotidiana”, annuncia il portavoce che presenterà l'iniziativa domani in via Nizza nella sede di un partito al quale non manca certo il fermento.

Tornando alle dinamiche interne è pur vero che l’uscita dal Parlamento di Crosetto e un diradamento del suo impegno e della sua visibilità, ha finito con il ridurre quell’animus liberale dei Fratelli. Che, abusando della rima, rischiano di essere coltelli in quella dialettica tra la destra-destra e la destra, appunto, più moderata e con lo sguardo non disinteressato a quella prateria che non sta certo all’estremo, bensì nell’ampio spazio centrista. Visioni che se non apertamente confliggenti, certo non coincidenti, che trovano plastica rappresentazione nel no secco arrivato all’ingresso di Luca Pedrale, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale durante la legislatura con Roberto Cota governatore.

Pedrale, messo ai margini dagli azzurri che non hanno voluto candidarlo a sindaco a Vercelli, è pronto ad entrare nel partito dove prima di lui sono arrivati Comba e Rosso. Nel partito della Meloni c’è chi quell’acquisto lo considererebbe inutile se non addirittura dannoso e la porta non ha nessuna intenzione di aprirla. Un segnale a chi in Piemonte vuole allargare la famiglia, alimentando il timore della nascita di una corrente e mettendo sul chi va là una parte dei Fratelli.

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