SANITA'

Tagli in Sanità, 500 medici in meno negli ospedali

Il Piemonte continua a ridurre la spesa e gli organici sono ormai all'osso. Negli ultimi sette anni i costi sono passati da 779 a 715 milioni. La denuncia di Anaao-Assomed: "Ma i cittadini pagano sempre di più"

In sette anni gli ospedali piemontesi hanno perso 515 medici, vedendo l’organico ridursi a un totale di 8.443 con una conseguente contrazione della spesa da 779,5 milioni di euro a 715, con un risparmio di oltre 64 milioni. Risparmi che per Anaao-Assomed, una delle principali sigle sindacali dei camici bianchi, altro non sono che l’esito di “un piano di rientro lacrime e sangue, fatto di chiusura di servizi, blocco del turn-over, accorpamenti”.

Oltre a questo, c’è un altro aspetto che viene messo in evidenza da Chiara Rivetti, segretaria regionale del sindacato: “Se il diffuso e marcato risparmio è evidente anche considerando che la spesa per il personale medico ospedaliero pro-capite per abitanti della Regione in 7 anni si è ridotta del 2,7%, passando dagli 87.018 euro del 2010 a 84.679 euro del 2017, è altrettanto evidente che nello stesso periodo, la spesa pagata di tasca propria dai cittadini in Italia è passata dal 19.3% al 30.3% del totale della spesa sanitaria” e il Piemonte non fa eccezione.

Se il presente e il recente passato sono colmi di criticità, per la rappresentanza di categoria dei medici ospedalieri c’è poco da stare allegri per il futuro: “In questi e nei prossimi anni matureranno il diritto alla pensione i medici appartenenti alle fasce di età più numerose, abbiamo calcolato che nel prossimo quinquennio in Piemonte andranno in pensione 1830 medici ospedalieri. Circa il 20% dell’organico attuale. Senza considerare la possibilità di aderire all’opzione quota cento”. E che la carenza abbia superato in molti casi ogni livello di guardia lo attestano chiusure temporanee di reparti, riduzioni delle prestazioni, addirittura il ricorso all’aiuto del tanto vituperato privato per fornire medici laddove il pubblico ne è rimasto sguarnito.

“La programmazione allo stato attuale risulta insufficiente rispetto alla necessità di medici prevista per il 2025 – denuncia Rivetti –. In tutta Italia, sotto il profilo finanziario, il periodo che va dal 2010 e arriva ai giorni nostri è stato terribile. A causa della crisi economica il finanziamento è stato progressivamente ridotto e la Sanità piemontese ha patito per un piano di rientro in cui non sarebbe mai dovuta entrare: una parte dei finanziamenti provenienti da Roma per la Sanità sono stati negli anni utilizzati come cassa per spese extra-sanitarie e la Corte dei Conti del Piemonte ha lamentato nelle relazioni annuali 2016, oltre a una scarsa perimetrazione della spesa sanitaria, l’assenza di controlli rigorosi specie nel privato accreditato”.

Per Anaao-Assomed “gli operatori sono insufficienti e oberati di lavoro, e purtroppo il futuro rischia di avvitarsi verso il dramma, prospettandosi nei prossimi anni una maggiore difficoltà di reperire specialisti a causa della scriteriata programmazione dei fabbisogni nell’ultimo decennio”. Come ovviare a questo scenario? “Le proposte sono state fatte: rendere più appetibile il lavoro medico, assumere specializzandi del IV e V anno, avviare contratti di formazione lavoro finalizzato all’acquisizione della specialità, rivedere la rete ospedaliera”. Per il sindacato c’è, però, anche un altro pericolo incombente: “cristallizzare la spesa per il personale al 2018, come previsto dal decreto legge Calabria, appare svantaggioso, poiché l’anno di massima spesa è stato il 2010”. Tanto più per il Piemonte che, come osserva dati alla mano Rivetti “è la regione del Centro-Nord ad avere subito i tagli più pesanti sul personale medico”.

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