IERI & OGGI

Com'era caldo quell'autunno

Un libro rievoca la stagione di lotte operaie del 1969 assurta a topos del sindacalismo italiano. La Fiat, i giovani immigrati, corso Traiano. Un capitolo cruciale della storia del Paese tra presse, catene di montaggio e barachin

Entrato subito nel vocabolario della politica, quasi un topos del sindacalismo italiano, l’Autunno Caldo risulta, specie alle giovani generazioni, sconosciuto nella genesi che pure segnò in maniera drammatica e decisiva la storia del Paese, le dinamiche del mondo del lavoro e delle relazioni sindacali e la stessa vita degli italiani dopo quella stagione. Anche per questa ragione – rinnovare storicamente la memoria e fornire elementi di conoscenza dopo anni di uso spesso poco consapevole e talvolta disinvolto di quella raffigurazione – è apprezzabile il lavoro di tre giornalisti torinesi, memorie storiche e menti critiche, che ha dato corpo a un libro particolare e interessante a incominciare dalla sua struttura.

Torino 69 – L’autunno che cambiò l’Italia, edito da Laterza per la collana I Robinson, in uscita venerdì, non è (solo) un saggio su quel che accadde mezzo secolo fa nella one company town propagandosi ben presto, fabbrica dopo fabbrica piazza dopo piazza, all’intera Italia operaia, non è (solo) un libro fotografico degno di stare insieme a volumi in cui le immagini raccontano tutto e ti accolgono dentro alla storia che raccontano. La scrittura di Ettore Boffano e Salvatore Tropea, cronista di vaglia e oggi vicedirettore de Il Fatto il primo, corrispondente e primo caporedattore dell'edizione torinese di Repubblica il secondo, si fonde senza supremazie (cosa rara) con i moltissimi scatti di un grande del reportage come Mauro Vallinotto.

“Il 2 settembre l’azienda sospese 27.000 operai e le agitazioni che seguirono furono il marchio inconfondibile dell’Autunno caldo. Il giorno successivo il segretario del Psi, Francesco De Martino, inviò un telegramma al presidente del Consiglio Rumor per denunciare la gravità delle misure assunte dalla Fiat. Poi il ministro del Lavoro, il torinese Carlo Donat-Cattin, riuscì a imporsi sulla Fiat e si trovò una tregua con pochi “feriti”, ma quanto era accaduto e continuava ad accadere in quel fine decennio era complesso e inedito, forse – osservano gli autori – perché Torino e il resto del paese transitavano nel vicolo stretto disegnato dalle posizioni tetragone del fronte democristiano, nonostante i dissensi della sinistra cattolica che già serpeggiavano nelle file Cisl sommandosi alle “diverse” ed eterne incertezze della sinistra”.

Le lotte sindacali, le condizioni di lavoro dentro la fabbrica e fuori nelle “conigliere” dove i turni scandivano l’uso plurimo dei letti che spesso erano brande. Parole e immagini di una Torino la Città dell’Automobile, terra promessa per il Sud povero e pronto a fare la valigia di cartone legata con spaghi che strozzavano nostalgia e abbandono e infiocchettavano sogni presto svaniti in una cruda realtà.

“Da oggi il dottor Agnelli non è più soltanto il nipote di suo nonno”, disse un acre Vittorio Valletta presentando l’Avvocato come suo successore. “La Fiat e la Torino dell’Autunno caldo presero le mosse anche da questa metamorfosi che ridisegnò a fondo la mappa dei vertici societari in un paese che apparentemente non sembrava voler tornare indietro rispetto agli anni del miracolo economico, anche se la spinta iniziale rifluiva in un clima di declino e di disincanto. In un Nord-Ovest che in realtà s’identificava con Torino e il suo hinterland, la Fiat di Valletta e adesso quella dell’Avvocato continuava a crescere a dismisura”, si legge in Torino 69.

Un capitolo cruciale della storia del Paese, la sua genesi tra presse, catene di montaggio, barachin (la gavetta degli operai), sfruttamenti e rivendicazioni, raccontato, per parole e per immagini, senza indulgere a ostalgie o retoriche. Asciutto nella scrittura e nelle fotografie, ognuna capace di essere un racconto a sé, e proprio per questo utile strumento di approfondimento per chi quella stagione l’ha vissuta o comunque ne ha avuto contezza, ma non di meno un libro per addentrarsi in un periodo cruciale del Paese e conoscere cosa davvero è stato e come è maturato l’Autunno Caldo.  

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