Il centro, Renzi e i popolari

Con la discesa in campo di Matteo Renzi la geografia politica italiana è nuovamente cambiata. E di molto. Nessuno sa, ad oggi, che cosa diventerà il partito di Renzi, Italia Viva. Sarà un partito che si riconosce ancora in una coalizione di centrosinistra? Che, ad oggi, per la verità, nessuno sa se esisterà ancora o meno? Sarà un partito destinato ad allearsi con pezzi dell’ex centrodestra? Nello specifico con quel che resta di Forza Italia? Sarà un partito destinato a svuotare progressivamente il Partito democratico che pensa, almeno così dicono molti suoi autorevoli esponenti, di fondersi nei prossimi i mesi con il partito di Grillo e Casaleggio? Infine, sarà un partito che punta – pur senza ammetterlo – a intercettare tutto ciò che non è riconducibile alla destra e alla sinistra dello schieramento politico italiano? E cioè, un partito di centro, pur senza dirlo e senza ammetterlo?

Ora, è del tutto evidente che una esperienza del genere, nata in un clima politico pesantemente trasformistico, ha tarpato le ali ad altre esperienze politiche che potenzialmente potevano muoversi lungo quel solco. Penso ad un soggetto politico e culturale riconducibile al filone cattolico democratico e cattolico popolare. Un mondo che resta fortemente spaesato e disorientato in un contesto politico del genere ma che difficilmente, ad oggi, è in grado di dar vita ad una nuova e competitiva soggettualità politica.

Ecco perché, nella mutata geografia politica italiana, l’area cattolico popolare e cattolico democratica che vuole restare nel campo dell’ex centrosinistra, non potrà che avere due sbocchi. O riesce ad avere un ruolo forte e incisivo nel Partito democratico e che sia in grado di evitare la deriva a sinistra dello stesso Pd. Ovvero, che argini la trasformazione del Pd in un novello Pds o, nella migliore delle ipotesi, in una forma aggiornata e rivista dei Ds. Oppure che sia in grado di incidere nel partito di Renzi affinché non si riduca ad essere un contenitore alle dirette dipendenze del suo capo. E di conseguenza un partito in balia degli umori, dei desideri e delle intemperanze del suo padrone.

E proprio dalla collocazione, dal ruolo e dal riconoscimento della cultura cattolico democratico e cattolico popolare sapremo anche dare un giudizio sul futuro di quei due partiti e, soprattutto del futuro dell’ex centrosinistra. Anche perché, al di là delle chiacchiere e della propaganda, per evitare che il futuro del centrosinistra sia legato a doppio filo all’esperienza dei 5 stelle, l’esperienza, la storia e la presenza dei cattolici popolari e democratici continua ad essere decisiva ed essenziale.

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