BERLUSCONES

"Berlusconi ci vuole rottamare", scatta il panico in Forza Italia

La nuova creatura delineata dal Cav agita i parlamentari piemontesi che temono, in caso di voto anticipato, di finire nella bad company. Qualcuno pensa a riciclarsi nel civismo di un "Altro Piemonte", altri guardano a Renzi. E Cirio rinsalda i legami con Salvini

Oscuro oggetto del desiderio di Silvio Berlusconi, Araba Fenice azzurra o cos’altro sarà l’Altra Italia per molti, aldilà delle anticipazioni affidate dal Cavaliere a Bruno Vespa per il suo nuovo libro, resta una sorta di mistero. E come quasi sempre accade di fronte all’ignoto, la prima reazione è quella del timore. Se poi, come sta succedendo, qualcosa trapela e quel qualcosa sa molto di newco che potrebbe incamminare Forza Italia verso il destino di una bad company allora il timore si palesa facilmente e prima di tutto sulle facce di chi con il vecchio partito del Cav è arrivato in Parlamento e lì sta.

“Metti che si vada a votare prima…”. Già, come dice un parlamentare azzurro, metti che non si arrivi a fine legislatura, che si sfanghi la riduzione dei parlamentari tirando un sospiro di sollievo, ma con questa sortita di Berlusconi che cosa potrebbe succedere? Pescare voti dove non riesce ormai da tempo a fare Forza Italia, far breccia in quel civismo che ormai tutti invocano come panacea alla patologica carenza di consensi, riprovare a resuscitare gli ormai sepolti successi del ’94 e anni seguenti, va tutto bene in teoria ma la pratica lascia gli stessi berluscones molto cauti se non scettici di fronte alla novità. Che poi, come spiegava ieri un esponente azzurro piemontese di lungo corso, non è poi nemmeno tale: “È da un anno che il presidente parla di Altra Italia”. L’altro giorno l’ha registrata all’ufficio brevetti del Mise, ma è presto per vedere se l’invenzione funziona.

Metti che si vada a votare prima e buona parte degli attuali eletti finisca nella bad company. Eccolo il timore che diventa terrore. “L’idea che io possa liquidare l’esperienza del simbolo è semplicemente assurda”, ha detto il Cav rispondendo indirettamente a chi gli chiedeva se Forza Italia fosse destinata all’album dei ricordi. Però, intanto, traduceva in pratica (almeno formalmente) l’idea cullata da mesi di dare vita a un nuovo soggetto per offrire una casa a quei “sette milioni di italiani che si definiscono, ci dicono i sondaggi, liberali, conservatori e moderati ma che non votano né per noi né per nessun altro partito”.

Quei “due o tre nuclei di Altra Italia per ogni regione, prendendo anche il meglio delle liste civiche che si ispirano ai nostri valori” non potevano che aleggiare innominati pure sul coordinamento regionale azzurro di ieri sera a Torino. Solo un assaggio di quel che tra non molto potrebbe diventare il piatto forte e magari indigesto per chi non può che chiedersi quale sarà il suo ruolo in quel Giano bifronte architettato tra Arcore e Palazzo Grazioli.

“Bisogna capire…”, sospira l’azzurro che ben conosce le “mille risorse del Presidente”, ma che davanti a questa pensata tira fuori tutta la cautela possibile. Quale lo spazio, per dire, nella regione conquistata sì da centrodestra ma con una Lega strabordante alle urne e ancor di più nei sondaggi che sono seguiti alla vittoria? Davvero nascerà un Altro Piemonte che si metterà a fare concorrenza alla casa madre?

Alberto Cirio, il governatore che ha resistito (saggiamente, visto l’esito) alle malìe dell’amico Giovanni Toti riconfermando il voto di fedeltà al Cav, si muove sempre più in maniera distaccata rispetto ai travagli interni al suo partito, con un feeling con la Lega che rimanda ormai sempre più spesso direttamente a Matteo Salvini. I parlamentari, come s’è già detto, guardano con comprensibile preoccupazione a quel rinnovamento “esterno” e ai possibili e per ora ignoti nomi che lo dovrebbero interpretare. Nel mezzo i sommovimenti che un sentore di voto anticipato potrebbe accelerare nei loro sviluppi. Cha farà Mara Carfagna, data in avvicinamento a Matteo Renzi ma che poi, inaspettatamente, si incontra proprio con il governatore ligure? Cosa potrà fare Enrico Costa se lo chiedono in molti nel partito, dopo i non smentiti rumors di un suo avvicinamento a Italia Viva. “Lui è un liberale, che ci sta a fare con la Lega sovranista?” si domandava pochi giorni fa, ragionando della possibile migrazione dell’ex ministro tornato in Forza Italia dopo la non breve esperienza alfaniana, speranzosa una parlamentare del nuovo partito di Renzi.

È in questo marasma azzurro che piomba la mossa di Berlusconi affidata, in questa prima fase, ad Andrea Mandelli, deputato, presidente della federazione degli Ordini dei farmacisti e figura chiave nel rapporto tra Forza Italia e il mondo delle professioni. Ed è in Altra Italia che il Cav non nega di immaginare l’emergere di quel successore mai fino ad ora trovato o realmente cercato.

Un altro elemento, questo della successione esterna a Forza Italia, che fa pensare molti. E sono pensieri, preoccupati, in libertà, capaci anche di arrivare all’altra grande incognita: quella della sempre negata discesa in campo di Urbano Cairo. Se il tycoon di origini mandrogne fosse il destinatario di quel nuovo contenitore che Berlusconi sta preparando prefigurandone una federazione con Forza Italia, ma che oggi nessuno può escludere finisca con uno spin-off (in pieno spirito imprenditoriale) dalla bad company? 

print_icon