REGOLE DEL GIOCO

Papeetellum riveduto e (s)corretto

Rivotata dal Consiglio regionale l'ultima versione della richiesta di referendum per la modifica della legge elettorale. Così il centrodestra obbedisce al diktat di Salvini e per aggirare la discussione vara un super emendamento. Il silenzio di FI e FdI

Nel marsupio di un canguro, il Papeetellum lascia definitivamente il Consiglio regionale del Piemonte, con l’auspicio di tutti che non torni mai più. Dopo una lunga gestazione, questa mattina Palazzo Lascaris ha finalmente approvato l’ultima versione, rivista e corretta, del provvedimento che chiede il referendum per l’abolizione della quota proporzionale del cosiddetto Rosatellum. La nuova delibera, che accoglie le correzioni della Corte di Cassazione, è passata grazie a una seconda maratona imposta dalla maggioranza di centrodestra, che - con un escamotage - ha riscritto il testo della delibera con un emendamento interamente sostitutivo firmato dal capogruppo della Lega Alberto Preioni, assieme ai colleghi Maurizio Marrone (FdI) e Paolo Ruzzola (FI).

Un evidente “canguro” - come si definisce tale prassi anti ostruzionistica - che ha evitato il voto su tutti gli emendamenti presentati dalle minoranze, causando le prevedibili proteste dell’opposizione, che ha immediatamente chiesto la convocazione urgente della Giunta per il Regolamento e della conferenza dei capigruppo. Il numero uno del Pd Domenico Ravetti attacca: “State inaugurando una stagione nuova del cangurismo: riscrivere l’intera delibera azzerando tutto il nostro lavoro”, una critica condivisa dalla capogruppo 5 stelle Francesca Frediani, che già prima della scorciatoia aveva annunciato l’intenzione del suo gruppo di ritirare tutti gli emendamenti “per non farli passare al vaglio di persone che non sanno comprenderli”. Un gioco delle parti in cui ognuno recita il suo ruolo con la speranza che la messinscena si concluda il prima possibile.

Se da una parte la maggioranza prova a stringere i tempi, dall’altra anche le minoranze non sembrano voler discutere ancora di una questione che ha logorato un po’ tutti. Marco Grimaldi (Luv) allarga le braccia e pungola la Lega: “Non vogliamo più perdere tempo, siete fanfaroni e incapaci”, e rivolto al capogruppo Preioni sdogana un piemontesissimo “ciaparat” di fronte al quale si compiace (a sorpresa) anche il presidente d’aula Stefano Allasia. Ultimi colpi di folklore in un’aula che da mesi attende discussioni e delibere che riguardino la regione. “Voi consiglieri di maggioranza siete stati eletti per pensare al bene del Piemonte, non per eseguire le direttive da Pontida. Ormai è chiaro che l’anno si chiuderà senza una sola legge che riguardi la vita reale del Piemonte” conclude Grimaldi. E invece il Consiglio è bloccato e a detta del consigliere Ravetti “dalla vostra elezione, vi siete distinti soltanto per questa delibera: non abbiamo ancora cominciato a parlare del Piemonte. Avviamo un dibattito serio su ciò che davvero serve alla nostra regione”.

Anche Sergio Chiamparino minimizza la portata della battaglia referendaria targata Lega: “Questo referendum non è la panacea di ogni male italiano. Il sistema che volete introdurre non serve affatto a garantire la governabilità, ma unicamente a favorirvi alla prossima tornata elettorale”. Una posizione naturalmente opposta a quella di Preioni, secondo cui la nuova norma, semmai ci sarà “darà stabilità e governabilità al Paese” e rivendica il senso della sua azione. “L’obiettivo è frenare la deriva proporzionalista e compiere un primo passo verso il presidenzialismo, che costituisce l’obiettivo storico del centrodestra”. Sarà pure l’obiettivo condiviso da tutto il centrodestra, ma stamattina i gruppi di Forza Italia e di Fratelli d'Italia sono rimasti silenti a fronte delle bordate del centrosinistra, lasciando la Lega da sola a difendersi. Tanto per dire del clima che si respira in maggioranza.

Per calmare gli animi è intervenuto pure Allasia, delegato del parlamentino piemontese per portare la delibera alla Suprema Corte. Rivolgendosi alle opposizioni ha chiarito la scelta del “canguro”: “Non c’è nessuna volontà di mortificare le minoranze, ma solo l’esigenza di darsi tempi certi per contrastare la determinazione ostruzionistica dell’opposizione. Siamo soddisfatti per avere approvato il testo in tempo utile”. Spetterà infatti proprio ad Allasia recarsi domani a Roma insieme a Preioni per riportare il documento corretto alla Cassazione. In attesa dell’ostacolo più alto, la Corte Costituzionale.

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