POLITICA & SANITA'

Città della Salute, Icardi nel mirino

Mentre il governatore Cirio predispone la legge di garanzia, l'assessore continua a mettersi di traverso. E all'incontro con gli advisor invita il consigliere regionale del Pd Rossi ma nessuno della maggioranza. Nella Lega cresce l'irritazione

Il via libera da parte degli uffici finanziari della Regione è arrivato, il governatore Alberto Cirio ha già dato disposizioni perché il disegno di legge richiesto dal ministero approdi in giunta nella seduta del 15 novembre, ma sulla Città della Salute di Novara ecco arrivare l’ennesima frenata dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi. Una frenata le cui ragioni e il cui stridore e non di meno la circostanza in cui è arrivata rischiano di aprire un caso politico nella maggioranza che governa il Piemonte.

L’assessore leghista ha ribadito le sue fortissime perplessità (per usare un eufemismo) di fronte ai costi del partenariato pubblico privato, soluzione liberata dal dubbio circa la sostenibilità finanziaria dal parere positivo degli uffici regionali cui Icardi aveva inviato la bozza di disegno di legge richiesto a garanzia dal ministero. La soluzione, infatti, concordata tra piazza Castello e Roma, prevede la copertura di eventuali rischi per singole annualità, non è ancora sufficiente a convincere Icardi che, chiedendo ulteriore tempo di riflessione, ha di fatto aperto una questione che tutti, incominciando dal presidente della Regione, immaginavano chiudersi nell’incontro di ieri con i rappresentanti dell’advisor Ernst & Young.

Invece sarà proprio quella riunione, con presenze e assenze per nulla irrilevanti, a terremotare la maggioranza con scosse fortissime nella Lega novarese e ai vertici di Palazzo Cabrino. È da lì, dall’incontro di ieri, che bisogna partire per comprendere il clima e le reazioni di queste ore. Al tavolo apparecchiato da Icardi, oltre ai rappresentanti della società di advisor, si sono seduti il direttore regionale della Sanità Danilo Bono, il giovane dirigente dell’Asl cuneese Fabio Aimar portato subito in assessorato da Icardi dove avrebbe preso a muoversi come una sorta di superdirettore-ombra, il dirigente del settore investimenti strategici della Regione Lionello Sambugaro, il direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria di Novara Mario Minola.

Ma c’è anche, unico componente dell’assemblea di Palazzo Lascaris presente, il consigliere regionale del Pd Domenico Rossi. Ovviamente non si è presentato senza invito, ma il suo a quanto risulta è l’unico inoltrato dall’assessore. Nessun esponente della Lega di Novara, neppure Alessandro Stecco, il leghista che non solo presiede la Commissione Sanità di Palazzo Lascaris ma che è pure direttore di neuroradiologia dell’Ospedale Universitario “Maggiore della Carità” di Novara. Perché? Rossi sulla vicenda Città della Salute è un mastino che non molla l’osso da tempo e da tempo morde le caviglie all’assessore pressando perché si vada avanti in fretta e non si cambi sistema, come invece ormai s’è capito non spiacerebbe affatto a Icardi. Perché quell’incontro non è stato aperto a nessun altro consigliere della maggioranza? Perché non è stato invitato un altro acceso sostenitore della necessità di proseguire sulla strada tracciata del partenariato pubblico privato senza perdere ulteriore tempo come il sindaco, leghista, di Novara Alessandro Canelli?

Presenze e assenze che, appena se ne è avuta contezza, stanno provocando uno sconquasso nella maggioranza e creando non pochi problemi a Cirio, il quale era certo che quell’incontro sarebbe stato poco più che una formalità dopo aver superato anche l’ipotetico ostacolo del vaglio del disegno di legge da parte della ragioneria.

Già, perché quello sì sarebbe stato un intoppo pesante. Invece gli uffici hanno confermato quel che molti sostenevano, ovvero che non sussistono problemi da parte della Regione a garantire, annualmente, eventuali inadempienze dell’azienda sanitaria novarese nel pagamento del canone a favore del privato (costruttore e manutentore del futuro polo ospedaliero) pari a circa 18 milioni e mezzo l’anno per 26 anni.

Tutto sistemato, si pensava e pensavano in Piazza Castello così come a Palazzo Cabrino. Invece l’assessore ha ribadito per l’ennesima volta tutta la sua perplessità, letta da qualcuno come aperta contrarietà, al partenariato motivando a sua posizione con costi troppo elevati. Di fronte agli inviti alla cautela arrivati da gran parte dei protagonisti di quel tavolo, legittimamente preoccupati da un eventuale cambio di procedura con conseguente allungamento (in anni, mica mesi) dei tempi nonché la messa a repentaglio del contributo statale di 100 milioni, l’assessore avrebbe messo sul tavolo l’intermediazione di Cassa Depositi e Prestiti. Una soluzione, questa, già a suo tempo vagliata ed esclusa in quanto a CdP è vietato un intervento come quello ipotizzato.

Nonostante sia stato rammentato questo impedimento, Icardi ha comunque chiesto tempo per un’ulteriore verifica. Una situazione tanto paradossale quanto imprevedibile per lo stesso vertice della Regione: si aspettava il via libera della ragioneria per la legge di garanzia chiesta dal ministero e pronta ad essere votata in Consiglio regionale anche dal Pd, ma quando anche questo disco verde è arrivato ad alzare la paletta rossa è stato l’assessore. E a questo punto non essendoci più ostacoli al ministero la questione non è più procedurale, ma tutta politica all’interno del centrodestra e della stessa Lega. Una questione che rischia di mettere in seria difficoltà una giunta in cui il presidente accelera e il suo assessore frena anche quando la strada pareva sgombra da ostacoli. 

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