INDUSTRIA & LAVORO

Pernigotti, i turchi hanno un piano per Novi

Incontro al Mise con il Gruppo Toksoz, proprietario dello storico marchio piemontese: previsto il ritorno in Italia della produzione di creme e tavolette. Ottimisti, ma cauti i sindacati. L'assessore Chiorino: "Regione pronta a sostegno se progetto darà garanzie".

“Al momento l'aspetto positivo è che 70 lavoratori della Pernigotti, a un anno dall'apertura della crisi, sono al lavoro e insieme a loro anche i circa 60 stagionali, inizialmente messi da parte dalla trattativa. Tuttavia, il piano industriale presentato ci sembra una dichiarazione d'intenti con percorsi ancora tutti da definire e che non ci rassicura circa la produzione post natalizia".

E’ l’estrema cautela a contraddistinguere il giudizio del sindacato, espresso dal segretario nazionale Uila Pietro Pellegrini, sul piano industriale presentato oggi al ministero dello Sviluppo Economico dal gruppo turco proprietario dell’azienda dolciaria di Novi Ligure.

Secondo il sindacato nel piano "mancano, e non vengono mai citate, le risorse che saranno messe in campo per realizzare gli investimenti e attuare le buone intenzioni commerciali e produttive che il gruppo si propone", fa notare Pellegrini, il quale auspica “che il ministero del Lavoro accordi il cambio della causale della cassa integrazione per salvaguardare l'attività produttiva e l'occupazione, così da poter verificare il piano di risanamento in atto da parte dell'azienda".

Al tavolo del Mise con i rappresentanti del gruppo Toksoz, oltre ai sindacati e al sottosegretario Alessandra Todde, anche l’assessore regionale al Lavoro Elena Chiorino, la quale al termine dell’incontro ha ribadito che “se il progetto verrà instradato su un piano industriale ritenuto solido, la Regione Piemonte è disposta a sostenerlo con tutti i mezzi che ha a disposizione, ma a due condizioni imprescindibili: che vengano attuati investimenti sul territorio e che siano tutelati e mantenuti i posti di lavoro”.

Insomma qualche luce ma ancora ombre sul futuro della storica azienda piemontese. Nel corso dell’incontro il gruppo turco ha annunciato il piano che prevede una riorganizzazione delle attività, anche con la possibilità di acquisire una nuovo stabilimento produttivo, e l'efficientamento della produzione, anche grazie ad una strutturata collaborazione con Spes e Optima capace di garantire un aumento fino a 3500 tonnellate nel 2024 dei volumi produttivi. Nei programmi ci sarebbe anche il trasferimento della produzione di creme e tavolette dalla Turchia a Novi Ligure.

Sempre secondo la proprietà, il piano sarà accompagnato da investimenti sul personale, con l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, per i quali il ministero del Lavoro convocherà a breve le parti per l'accesso alla cassa integrazione per crisi aziendale e riorganizzazione, cambiando la causale della precedente che era per cessazione.

“Da parte nostra abbiamo ribadito la necessità di un vero piano industriale, che comprenda dati certi sugli investimenti e abbia precise caratteristiche di garanzia, fattibilità e sostenibilità. Un piano industriale su basi solide sarà fondamentale per il cambio di causale della cassa integrazione", spiega il segretario della Fai Cisl Alessandria-Asti, Enzo Medicina.

"Abbiamo confermato - aggiunge il sindacalista - la necessità di un confronto continuo con il Mise, che dovrà garantire anche lo svolgersi di regolari incontri riguardanti i tavoli tecnici e il sito produttivo di Novi Ligure. Troviamo molto positivo che la proprietà abbia confermato di voler mantenere l'attuale forza produttiva e anzi di voler internalizzare alcune produzioni dalla Turchia", anche se "per noi i punti fermi rimangono la garanzia occupazionale e il Made in Italy nello stabilimento di Novi Ligure: le produzioni devono rimanere sul nostro territorio, garantire il lavoro e rilanciare solide prospettive future. Dai prossimi incontri ci aspettiamo maggiori certezze su questi aspetti".

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