POLITICA & GIUSTIZIA

Rimborsopoli, assolto Molinari

Il fatto non costituisce reato: lo hanno stabilito i giudici della Suprema Corte. Nuovo giudizio di secondo grado per l'ex governatore Cota, il parlamentare della Lega Tiramani e la deputata di FdI Montaruli

È definitiva l’assoluzione del capogruppo della Lega alla Camera e segretario regionale del partito, Riccardo Molinari, coinvolto nel processo sulla cosiddetta “Rimborsopoli” piemontese. Lo ha deciso la sesta sezione penale della Corte di Cassazione che ha annullato la condanna in appello a 11 mesi di reclusione perché “il fatto non costituisce reato”. I giudici della suprema Corte hanno annullato la sentenza precedente e disposto un nuovo giudizio di secondo grado per l’ex governatore della Regione Roberto Cota, per il parlamentare della Lega Paolo Tiramani e per la parlamentare di Fratelli d'Italia Augusta Montaruli per un vizio di motivazione.

Il processo riguardava l’uso disinvolto dei fondi destinati al funzionamento dei gruppi consiliari nella legislatura 2010/2014 a trazione Lega e centrodestra. Cene, pranzi, spese di rappresentanza, trasferte, alberghi e anche tosaerba, bigiotteria, le famose “mutande verdi” di Cota, acquisti in negozi di abbigliamento prestigiosi come “Olympic” a Torino e “Marinella” a Napoli.

In base a quanto si è appreso, i supremi giudici della V sezione penale avrebbero confermato l’impianto accusatorio dell’appello che aveva ampliato le condanne portandole a 25, rispetto ai 15 verdetti di colpevolezza emessi in primo grado nel 2016. È stata confermata la condanna più alta a 4 anni e sei mesi inflitta a Michele Giovine per il quale l’appello bis dovrà solo rideterminare la condanna accessoria pari a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, e questo avverrà anche per altri imputati. Le accuse erano varie e vanno dal peculato all'illecito finanziamento ai partiti. La posizione di Molinari era la più “leggera”: gli era stato contestato un peculato di nemmeno 1.200 euro. La stessa pg Pina Casella aveva chiesto la sua condanna solo per 600 euro che gli erano serviti per pagarsi sei notti d’albergo a Torino quando si erano protratti i lavori del Consiglio regionale. Evidentemente gli ermellini hanno ritenuto legittima quella spesa. Un nuovo giudizio di secondo grado, per la rideterminazione della pena principale o di quella accessoria, è stato disposto nei confronti di un’altra ventina di imputati.

Per effetto della cosiddetta legge “Spazzacorrotti”, a rischiare seriamente il carcere sono quei politici cui sono stati inflitti più di due anni e ai quali la celebrazione di un secondo processo d’Appello rideterminerà solo il carico delle pene accessorie. Per loro, in attesa che vengano richieste e concesse misure alternative, potrebbero seriamente aprirsi le porte della galera. In verità, la procura generale prima di ordinare l’esecuzione degli arresti potrebbe decidere di aspettare il pronunciamento della Corte Costituzionale, chiamata il prossimo 26 febbraio a esprimersi sugli effetti retroattivi della norma.

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