ALLUVIONE

"Piemonte in stato di emergenza"

Dopo le piogge è tempo di bilanci: ci sono danni per 80 milioni. Iniziativa congiunta di Cirio e Toti: "Chiederemo al Governo un Piano straordinario sul dissesto idrogeologico e lo scudo penale per i sindaci". Tre milioni della Regione per gli interventi più urgenti

Le forti piogge che si sono abbattute in Piemonte e in particolare sui territori più a Sud della regione hanno causato danno per almeno 80 milioni. È questa la stima comunicata questa mattina dall’assessore alla Difesa del suolo Marco Gabusi in occasione delle comunicazioni a Palazzo Lascaris. Quasi 400 persone ancora isolate in Piemonte e più di 570, sulle oltre 620 evacuate tra sabato e domenica, impossibilitate a tornare nelle proprie case. Centinaia di frane (circa 500), ponti, strade e infrastrutture compromesse, che hanno causato l’isolamento di comunità e frazioni. Ieri sera la Regione Piemonte ha inviato a Roma la richiesta di stato di emergenza a cui in giornata si è aggiunta una prima stima dei danni. Intanto la giunta ha stanziato in assestamento 3 milioni da destinare al dissesto idrogeologico, assecondando una proposta giunta dal Pd prima ancora dell'alluvione.

L’area maggiormente danneggiata risulta essere quella intorno al Bormida, che coinvolge Alessandrino, Astigiano, Cuneese e versante ligure. Proprio in questo territorio, a Cairo Montenotte (Savona), era in programma domani l’incontro tra il presidente Aberto Cirio e l’assessore Gabusi con il governatore ligure Giovanni Toti e i sindaci della Val Bormida, sulle iniziative congiunte da attivare dopo il maltempo che ha colpito pesantemente i due territori. Incontro annullato a causa di una nuova allerta arancione in Liguria e una allerta gialla in Piemonte, oggi per il rischio di valanghe, domani per una nuova perturbazione che dovrebbe colpire soprattutto le zone appenniniche al confine con la Liguria, già danneggiate dal ciclone degli scorsi giorni e dalle piogge del 21 e 22 ottobre. «Le nostre due regioni hanno molte analogie, sono territori fragili - sottolineano i presidenti Cirio e Toti -. Bisogna agire sulla prevenzione. Non possiamo andare avanti di stato di emergenza in stato di emergenza. Chiederemo al Governo un Piano straordinario sul dissesto idrogeologico. Non si possono tenere le risorse bloccate al Ministero dell’Ambiente senza far partire le opere, per poi spendere i soldi rincorrendo l’emergenza come si sta facendo oggi. Insieme a questo serve una profonda semplificazione normativa. Si parla tanto di scudo penale, diamolo ai sindaci per consentirgli di mettere in sicurezza il loro territorio senza rischiare una denuncia».

«Bisogna anche rendersi conto che le piogge, le frane e le alluvioni non guardano i confini - aggiunge l’assessore Gabusi – per cui se si parla di piano straordinario bisogna fare considerazioni di carattere territoriale e non meramente regionale. Come abbiamo detto ieri al ministro Fabiana Dadone ad Alessandria, passata la prima fase di emergenza, che si occupa della sicurezza delle persone e delle grandi arterie stradali, è indispensabile attivare la fase due per il rispristino della viabilità ordinaria in tutte le aree colpite. Viabilità indispensabile per il transito dei mezzi pesanti legati alle attività locali e al trasporto regionale e interregionale. Pensare di tardare questo transito per più di una settimana o dieci giorni significa ammazzare l’economia locale. Per questo motivo con l’assessore Tronzano abbiamo individuato la possibilità un prelievo dal Fondo di riserva di tre milioni di euro per integrare le richieste che avanziamo al Consiglio dei Ministri e al Dipartimento di Protezione civile. In pochi giorni saremo anche in grado di fare un bando specifico per mettere a disposizione anche piccole somme per i gruppi di protezione civile».

E probabilmente le conseguenze, in particolare sulle persone, sarebbero potute essere ben peggiori. Il sistema di emergenza, infatti, secondo l’esponente della giunta regionale «ha dimostrato la massima efficienza in un momento di grande stress. Protezione civile e tecnici hanno fatto giorni e notti di lavoro senza mai staccare».

Nel Cuneese sono ancora 23 le strade provinciali con il traffico deviato per il rischio di frane e valanghe. Tra queste figurano la Levaldigi-Fossano (zona aeroporto, per allagamento) alcune arterie al confine con il Savonese e nella zona di Ceva e Val Tanaro. Restano chiusi il colle della Maddalena verso la Francia e la linea ferroviaria tra Limone e Ventimiglia; l’autostrada Torino-Savona è interrotta al casello di Millesimo, in Liguria, per il crollo del viadotto nella zona di Altare. I vigili del fuoco hanno registrato da sabato scorso 311 interventi, di cui 142 per danni d'acqua e allagamenti e per 42 frane.

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